Wall Street: paura inflazione torna ad attaccare il Nasdaq. Ma Goldman Sachs cauta su vittoria azioni value VS azioni growth
L’indice S&P 500 inanella nuovi record, anche se senza grandi entusiasmi. Giù oggi il Nasdaq, dopo essere balzato di oltre 1 punto percentuale alla vigilia.
Il listino tecnologico si appresta comunque a terminare la settimana facendo meglio degli altri indici azionari, con un rialzo del 2,5% circa. Il Dow Jones ha guadagnato +1,6% questa settimana, mentre lo S&P 500 è salito di quasi +1,9% dalla sessione di lunedì.
Nella sessione odierna, pochi minuti dopo l’avvio della sessione, il Dow Jones sale dello 0,29% a 33.600 punti, mentre lo S&P 500 avanza dello 0,10% a 4,101 punti. Il Nasdaq arretra dello 0,34% a 13.781 punti.
In evidenza i titoli value di alcuni colossi destinati a beneficiare della riapertura delle economie e della fine dei lockdown: bene General Electric, Carnival Corp e JPMorgan.
Dopo i rialzi di ieri i titoli hi-tech come Apple e Netflix fanno invece dietrofront.
Occhio alla nota di Chris Hussey di Goldman Sachs, che ha fatto notare come la solidità che le Big Tech hanno mostrato in questa settimana di contrattazioni smorza l’assunto secondo il quale i titoli hi-tech sarebbero destinati a soffrire, a causa di una rotazione degli investimenti dai titoli growth (di cui fanno parte) verso i titoli ciclici.
Facendo riferimento ai titoli FAAMG (Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google) si nota infatti che il gruppo è salito dell’11% da inizio anno, a fronte del +9% dello S&P 500.
Detto questo, la paura dell’inflazione rinfocolata sui mercati dalla pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione torna a penalizzare i titoli growth.
Il dipartimento del Lavoro americano ha annunciato che il dato è balzato dell’1% nel mese di marzo, dopo il rialzo pari a +0,5% di febbraio. Su base annua, l’incremento è stato pari a +4,2%, il balzo su base annua più forte in nove anni e mezzo, ovvero dal settembre del 2011. Nel mese di febbraio l’indice era salito su base annua del 2,8%. Gli economisti intervistati da Reuters avevano previsto un aumento del PPI dello 0,5% su base mensile e del 3,8% su base annua.
La sorpresa per l’impennata dell’indicatore ha avuto un effetto sui tassi dei Treasuries, con quelli decennali tornati a salire attorno all’1,67%, un valore comunque ancora lontano dall’1,77% testato giorni fa, record in più di un anno.
Inevitabile l’effetto del PPI anche sul forex, con il dollaro che si rafforza nei confronti delle principali valute, salendo dello 0,45% sullo yen a JPY 109,81 e accelerando anche sull’euro, con il rapporto EUR-USD in flessione dello 0,29% a $1,1881. Il rapporto dollaro-sterlina è invece ingessato a $1,3733.
Focus sulle parole del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che, intervenendo ieri a un evento presentato dal Fondo Monetario Internazionale, ha detto che “la ripresa (dell’economia globale) rimane sbilanciata e incompleta”, aggiungendo che questo sbilanciamento rappresenta “un problema molto serio”.
Parlando del caso specifico degli Stati Uniti, Powell ha affermato che “ci sono fattori che permettanno alla nazione di riaprire presto e del tutto l’economia”. Detto questo, ha avvertito il numero uno della Fed, “è importante ricordare che non torneremo allo stesso tipo di economia. Questa sarà un’economia diversa”.
Per esempio, ha spiegato Powell, molti americani che sono ancora senza un lavoro faranno fatica a trovare una occupazione, in quanto alcuni settori industriali saranno più piccoli rispetto al periodo precedente la pandemia Covid-19. In alcuni casi, ha sottolineato ancora il timoniere della banca centrale americana, i dirigenti punteranno più sull’utilizzo della tecnologia che sulla forza lavoro, ove possibile.
Ancora tensioni tra Stati Uniti e Cina, dopo che il dipartimento del Commercio Usa ha aggiunto sette società cinesi alla sua blacklist, citando motivazioni legate alla sicurezza.
Le società sono Tianjin Phytium Information Technology, Shanghai High-Performance Integrated Circuit Design Center, Sunway Microelectronics, the National Supercomputing Center Jinan, the National Supercomputing Center Shenzhen, the National Supercomputing Center Wuxi e the National Supercomputing Center Zhengzhou.