Borsa di Milano chiude in rialzo nonostante incertezza vaccino J&J. Amplifon in volata, Leonardo ancora debole
Piazza Affari ha chiuso in territorio positivo, nonostante l’incertezza sul vaccino Johnson & Johnson. Le autorità americane per il controllo delle malattie (CDC) e la Food and Drug Administration (FDA) hanno deciso di sospendere temporaneamente l’uso del vaccino dopo aver riscontrato alcuni rari casi di trombosi. Il gruppo statunitense ha deciso di rimandare così il lancio del vaccino in Europa. Proprio oggi in Italia sono arrivate le prime dosi. L’attenzione degli operatori si è rivolta anche al dato sull’inflazione negli Stati Uniti che a marzo è balzata al 2,6% su base annua, leggermente sopra le attese degli analisti ferme a 2,5%. Intanto sale l’attesa per l’avvio della stagione degli utili negli Stati Uniti, con le big bank in primo piano nei prossimi giorni.
L’indice Ftse Mib ha comunque proseguito indisturbato sopra la parità, chiudendo con un progresso dello 0,59% a 24.600,35 punti. Con questa performance è risultato il miglior listino in Europa. Tra i titoli del paniere principale, si è messa in evidenza Amplifon che ha incassato un +6,9% superando la soglia dei 35 euro, grazie al miglioramento dell’outlook a stabile da parte di S&P, che ha anche confermato il rating BB+. Acquisti anche su Campari, in rialzo di 3 punti percentuali, seguita da Interpump con un +2,8%.
Sul fronte opposto invece è scivolata sul fondo del listino DiaSorin con un -1,3%. Fin dai primi scambi il gruppo di Saluggia si è mosso debole, riprendendo fiato dal rally della vigilia innescato con l’acquisizione dell’americana Luminex Corporation. Male anche Azimut e Banca Mediolanum, che hanno lasciato sul parterre rispettivamente l’1% e lo 0,9%.
Ha continuato invece la discesa Leonardo, in flessione dello 0,5%, soffrendo ancora il rumor circa la possibile cancellazione della commessa da oltre 70 milioni di euro riguardante l’acquisto di dieci elicotteri d’addestramento AW169 da parte della Turchia in seguito alle tensioni diplomatiche scatenate dalle dure parole di Mario Draghi contro Erdogan.