Wall Street futures S&P e Nasdaq fermi, ora è attesa Fed. Euro in calo post Bce, tassi Treasuries giù
Futures sugli indici azionari americani poco mossi, dopo la chiusura positiva di Wall Street, che ha visto lo S&P 500 salire a nuovi valori record. I futures sul Dow Jones salgono dello 0,14% a 34.400 punti circa; i futures sullo S&P 500 sono piatti con una variazione pari a +0,05% a 4.230. I futures sul Nasdaq sono ingessati a 13.950 punti.
Il sentiment ieri ha retto, nonostante la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo Usa, fondamentale termometro dell’inflazione, abbia messo in evidenza a maggio una impennata pari a +5% su base annua, oltre le stime, e al nuovo massimo dal 2008.
Boom anche per la componente core, schizzata del 3,8% su base annua, al record in quasi 30 anni.
Ma sia Wall Street che i Treasuries Usa hanno dimostrato di avere fiducia nella Fed e dunque nell’assunto secondo il quale la natura delle pressioni inflazionistiche sarebbe transitoria.
Non tutti sono d’accordo. Non lo è James Knightley, capo economista globale di ING che, nel commento successivo alla pubblicazione del dato sull’inflazione Usa, ha affermato di ritenere davvero concreto il rischio di rialzi dei tassi prima di quanto anticipato dalla stessa Fed, puntualizzando che “l’inflazione Usa potrebbe confermarsi superiore al 4% fino al primo trimestre del 2022, a fronte di un’inflazione core che è improbabile che scenda sotto il 3% fino al secondo trimestre dell’anno prossimo”.
Di conseguenza, dice Knightley, se per il meeting del FOMC della prossima settimana – prossimi 15-16 giugno -, ci si attende che “la Fed possa continuare a parlare di inflazione temporanea, con i dubbi che iniziano tuttavia a serpeggiare tra i suoi stessi funzionari, sospettiamo che il simposio di Jackon Hole di fine agosto possa rivelarsi molto interessante. Magari presentando un cambiamento nel linguaggio che davvero potrebbe aprire la porta all’annuncio di un tapering del Quantitative easing nel mese di dicembre”.
Ieri il Dow Jones ha chiuso in rialzo di 19 punti (+0,06%), a 34.466,24 punti; lo S&P 500 è avanzato dello 0,47% a 4.239,18 punti, mentre il Nasdaq Composite ha terminato la sessione con un rialzo dello 0,78% at 14.020,33 punti.
Sempre ieri è stato anche il Bce Day, che ha visto protagonista la riunione del Consiglio direttivo della Bce e la conferenza stampa successiva della presidente Christine Lagarde.
Attese con trepidazione erano soprattutto le dichiarazioni sullo strumento del QE pandemico, il PEPP, con cui l’Eurotower fa shopping di bond per un valore di $80 miliardi al mese (e che accompagna il tradizionale programma di acquisto di asset, APP, che prosegue al ritmo di $20 miliardi al mese).
L’inflazione – ha ripetuto Lagarde -non è un problema, al punto che la Bce ha annunciato che manterrà un ritmo “significativamente” più veloce di acquisti di asset con il suo QE pandemico per il prossimo trimestre.
Dopo essere salito nelle ultime ore, l’euro scende, perdendo lo 0,15% sul dollaro a $1,2152; l’euro è debole nei confronti della sterlina (+0,04%, a GBP 0,8592 e sullo yen è ingessato, azzerando i guadagni precedenti, a JPY 133,10. La moneta unica è piatta anche sul franco svizzero (+0,03% a CHF 1,0895).
Il dollaro avanza dello 0,18% sullo yen, +0,18% a JPY 109,53, cedendo sulla sterlina (-0,21% a $1,4147).
A conferma del fatto che gli Usa non scontano ancora né il surriscaldamento dell’economia americana né il tapering della Fed è il trend dei tassi decennali sui Treasuries, che rimangono negativi all’1,44%.