Borse cinesi sotto pressione, in calo fin oltre -2%. Borsa Tokyo -0,50% nel Fed Day
Azionario asiatico contrastato: vendite soprattutto sull’azionario cinese, con l’indice della componente Shenzhen scivolato di oltre il 2% nei minimi intraday; la borsa di Shanghai cede l’1,17%, Hong Kong -0,47%.
La Cina annuncerà oggi i dati sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio di maggio alle 9 ora italiana.
In calo anche l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo, sceso dello 0,50% a 29.293 punti circa. PIatta Sidney +0,08%, Seoul +0,60%.
Oggi giornata cruciale per l’azionario globale: è il Fed Day, il giorno in cui la Federal Reserve di Jerome Powell annuncerà le proprie decisioni di politica monetaria.
Ieri a Wall Street lo S&P 500 è sceso dello 0,2% a 4.246,59 punti, mentre il Dow Jones Industrial Average ha perso 94,42 punti a 34.299,33. Il Nasdaq Composite ha ceduto lo 0,71% a 14.072,86 punti.
Sui mercati aleggia la paura del tapering, dopo i dati sull’inflazione Usa diffusi negli ultimi giorni. Tutti i riflettori sono puntati su ciò che dirà Jerome Powell, numero uno della Fed, in occasione della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, che dovrebbero rimanere inchiodati a valori vicini allo zero.
Le stime della banca centrale Usa sui tassi di interesse, sull’inflazione e sull’economia potrebbero muovere i mercati.
Dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione – indice prezzi al consumo +5% a maggio, al record dal 2008, e componente core +3,8%, al massimo in quasi 30 anni – alcuni economisti ritengono quasi inevitabile un annuncio del tapering del Quantitative easing prima di quanto anticipato.
Ieri un’altra importante indicazione sul trend delle pressioni inflazionistiche negli States è arrivata con l’indice dei prezzi alla produzione, sempre di maggio.
Il dato è balzato dello 0,8% su base mensile, oltre il +0,5% atteso dal consensus. L’inflazione core è salita dello 0,7%, rispetto al +0,5% previsto. Preoccupante soprattutto il trend su base annua che, con un rialzo del 6,6%, ha confermato l’impennata più forte di sempre, rispetto al +6,2% atteso dal consensus. Escludendo le componenti dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, il PPI è salito su base annua del 4,8%, in linea con le previsioni. I tassi sui Treasuries decennali Usa sono tornati a salire oltre la soglia dell’1,5% e al momento oscillano attorno a questo livello.
In Asia diffuso dal fronte macroeconomico del Giappone la bilancia commerciale che ha messo in evidenza, nel mese di aprile, un deficit commerciale, per il Giappone, per la prima volta in quattro mesi, pari a 187,15 miliardi di yen. Boom per le esportazioni, volate del 49,6% su base annua, riportando la crescita mensile più forte in 41 anni. Ha inciso positivamente la domanda solida di auto e di componenti auto. Il valore dell’export – in aumento per il terzo mese consecutivo – è stato pari a 6,26 trilioni di yen, l’equivalente di 56,85 miliardi di dollari, al valore massimo dall’aprile del 1980, quando la crescita delle esportazioni fu pari a +51,4%. Gli analisti intervistati da Reuters erano stati tuttavia ancora più ottimisti, e avevano previsto un balzo delle esportazioni pari a + 51,3%
In rialzo anche le importazioni, balzate del 27,9% su base annua a 6,45 trilioni di yen, in crescita per il quarto mese consecutivo.
Comunicata oggi anche la componente core degli ordini ai macchinari del Giappone, salita ad aprile dello 0,6% su base mensile, molto meno del +2,5% atteso e del precedente rialzo del 3,7%.
Su base annua, il dato è salito del 6,5%, contro il +8% stimato e il calo precedente del 2%. Da segnalare che il dato è un indicatore del trend del capex nei successivi 6-9 mesi.