Borse Asia deboli, Nikkei poco mosso. Azionario globale attende market mover Usa della settimana
Borse asiatiche contrastate, con la borsa di Hong Kong che è stata costretta a posticipare l’avvio delle contrattazioni a causa di un allerta meteo, con rischio di allagamento delle strade.
Le autorità hanno poi ripristinato le operazioni di trading alle 1.30 pm ora locale.
Cautela in generale sui mercati dopo l’ottima performance di Wall Street nella sessione di venerdì scorso. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso praticamente invariato, con un calo pari a -0,06% a 29.048 punti circa; Hong Kong -0,18%, Shanghai -0,23%, Sidney piatta con una variazione pari a -0,04%, Seoul -0,07%
Lo S&P 500 ha terminato la sessione di venerdì al valore record di chiusura di 4.280,70 punti, mentre il Dow Jones è balzato di 237,02 punti, chiudendo a un valore inferiore di appena il 2% rispetto al suo massimo assoluto.
Il Nasdaq Composite ha chiuso invece in ribasso la sessione di venerdì scorso, salendo comunque del 2,35% su base settimanale, riportando così la sua migliore settimana dal 9 aprile scorso, in crescita del 4,45% nel mese di giugno. L’indice S&P 500 ha archiviato la sua migliore settimana dal mese di febbraio.
In Cina si guarda al dato macroeconomico dei profitti industriali, balzati a maggio del 36,4% su base annua.
Il balzo si spiega con il base effect, ovvero con l’impatto che la pandemia Covid-19 aveva avuto sul dato lo scorso anno. Nel mese di aprile il trend era stato anche migliore, pari a un balzo del 57% su base annua.
Market mover cruciale della settimana sarà la diffusione, il prossimo venerdì, del report occupazionale Usa di giugno: gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono un aumento di 683.000 unità di nuovi posti di lavoro, dopo la crescita di 559.000 buste paga di maggio, ancora al di sotto del rialzo di 1 milione di posti di lavoro che alcuni economisti speravano che gli Stati Uniti riportassero, con la ripresa dalla pandemia Covid-19.
Gli investitori presteranno attenzione anche al trend dei salari, dopo gli ultimi dati diffusi sull’inflazione degli Stati Uniti: a tal proposito, venerdì scorso è stato diffuso l’indice PCE – (con il dato delle spese per consumi).
Il dato, attentamente monitorato dalla Federal Reserve per le sue decisioni di politica monetaria, è salito dello 0,5% su base mensile, meno del +0,6% atteso dal consensus. Su base annua, l’indice è balzato del 3,4%, come da attese, a fronte del +3,9% dell’indice PCE generale, sempre su base annua (indice generale include le componenti volatili dei prezzi dei beni energetici ed alimentari).
Il rialzo dell’indice PCE core su base annua, pari a +3,4%, è stato il più forte in 30 anni circa, dagli inizi degli anni ’90, mentre la crescita dell’indice PCE generale è stata la più sostenuta dal 2008 (su base mensile +0,4%).