Allarme recessione a Wall Street, ma Kolanovic di JP Morgan esclude hard landing
C’è chi crede che il fondo non sia stato ancora toccato e che la grande pulizia sui mercati non si sia ancora compiuta. E vari sondaggi confermano un peggioramento del sentiment, non solo tra gli analisti ma anche tra i ceo della Corporate America. Ma c’è anche chi, come Marko Kolanovic, co-responsabile della divisione di ricerca globale di JP Morgan, ripete convinto che le preoccupazioni che Wall Street sta scontando sono eccessive, che “quest’anno non ci sarà alcuna recessione”.
Il motivo di tanta fiducia? Le ragioni sono diverse e Kolanovic le elenca tutte: la ripresa dei consumi attesa per l’estate sulla scia degli effetti del reopening che devono ancora finire di dispiegarsi e le nuove misure espansive di politica monetaria e fiscale da parte della Cina, pronta a risollevare i fondamentali della sua economia, bastonati dai lockdown lanciati contro la nuova ondata di Covid-19.
Ma a Wall Street va di scena l’ennesimo bagno di sangue, il più forte dal 2020, anno di inizio della pandemia.
Ieri il Dow Jones Industrial Average ha chiuso, di fatto, al livello minimo dal marzo del 2021, affondando di 1.164,52 punti, o -3,57%, a 31.490,07. Lo S&P 500 ha sofferto un tonfo del 4,04% a 4.923,68, mentre il Nasdaq Composite è precipitato del 4,73% a 11.418.15.
Per il Dow Jones si è trattato del crollo più forte dal giugno del 2020; stessa cosa per lo S&P 500.
Eppure Kolanovic non si arrende, convinto che l’inflazione Usa abbia toccato il picco o stia per farlo, fattore che di per sé dovrebbe tradursi in una sfiammata dei prezzi e indurre la Fed di Jerome Powell a moderare il ritmo e la portata delle strette monetarie.
“La maggior parte delle cose negative è già accaduta quest’anno – insiste Kolanovic – con la Fed che ha lanciato una brusca transizione verso una politica restrittiva molto aggressiva. Poi c’è stata la guerra in Europa, che sta avendo conseguenze sull’inflazione misurata dai prezzi delle commodities per i consumatori, sopratutto in Europa. E c’è stata la Cina, in un momento in cui credevamo che la sua economia si sarebbe stabilizzata e che non ci sarebbe stato alcun nuovo lockdown significativo“.
Così come Kate Moore di BlackRock, Kolanovich continua a ritenere che le preoccupazioni sull’arrivo imminente di una recessione siano esagerate e ribadisce la sua view bullish sull’azionario, anche a fronte dei continui tonfi.
Dall’altro lato ci sono però i sondaggi, che confermano il pessimismo dilagante nella Corporate America: dall’ultimo sondaggio stilato dal Conference Board relativo al sentiment degli amministratori delegati è emerso che la maggior parte degli intervistati, ovvero il 57%, ritiene che l’inflazione “si abbasserà nel corso dei prossimi anni” ma che l’economia farà fronte a una “recessione”, seppur “moderata e molto breve”.
L’indice che ha riassunto le view dei ceo è sceso a 42 punti, in modo considerevole rispetto ai 57 punti del primo trimestre e al minimo dai primi giorni dell’esplosione della pandemia. Il dato conferma l’outlook negativo dei numeri uno delle aziende Usa, in quanto inferiore alla soglia di demarcazione di 50 punti.
“Tutto ciò ci dice che la combinazione tra una inflazione che è troppo alta, come afferma il numero uno della Federal Reserve Jay Powell e tra i salari che stanno salendo ma sono ancora lontani dall’adeguarsi al trend dell’inflazione, sta creando una dinamica molto, molto sfidante”, ha commentato Roger Ferguson, vice presidente del Business Council e socio del Conference Board, in un’intervista rilasciata alla Cnbc.
Tornando alla view di JP Morgan, c’è da dire che, nonostante la fiducia riposta nella solidità dei fondamentali Usa, gli economisti del colosso prevedono comunue un rallentamento del Pil.
Tanto che, nelle ultime ore, gli analisti hanno annunciato di aver rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil Usa relative al secondo semestre del 2022 e al 2023. La divisione di ricerca economica del colosso bancario americano prevede ora un’espansione del Pil, nel secondo semestre del 2022, pari a +2,4%, rispetto al +3% precedentemente atteso.
Per il primo semestre del 2023 le stime sono state tagliate dal +2,1% al +1,5% e per la seconda metà dell’anno prossimo dal +1,4% al +1%.
Nella nota si legge che JP Morgan prevede praticamente un soft landing per l’economia Usa, ovvero un rallentamento della crescita che dovrebbe far salire gradualmente la disoccupazione nel 2023 e tradursi in una diminuzione della crescita dei salari. (facendo scendere così l’inflazione). Il panico che si registra a Wall Street indica invece come la paura sia per un hard landing, ovvero per una recessione.