Visco, Bankitalia: ‘condizione patrimoniale banche solida, aumento NPL inferiore a precedenti episodi recessivi’
“La condizione patrimoniale delle banche si mantiene solida: dopo essere salito dal 14 al 15,5 per cento nel corso del 2020, nel primo trimestre di quest’anno il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per
il rischio è rimasto sostanzialmente stabile”. Così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’Abi (Associazione bancaria italiana).
“Analogamente, il flusso dei nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei crediti non ha registrato variazioni, mantenendosi all’1,1 per cento, un valore di due decimi superiore al minimo toccato nel terzo trimestre dello scorso anno. Nei bilanci bancari è leggermente aumentata, dell’1,5 per cento, la consistenza dei crediti deteriorati.L’incremento, più intenso nella categoria di quelli scaduti o sconfinanti da oltre 90 giorni, riflette l’entrata in vigore della nuova disciplina per identificare le esposizioni in stato di default prudenziale, definita da tempo, a integrazione del regolamento sui requisiti di capitale delle banche, dalle linee guida dell’Autorità bancaria europea (European Banking Authority, EBA) e da un regolamento delegato della Commissione europea”.
Visco ha ricordato di aver “affrontato estesamente questo argomento nello scorso febbraio in occasione di una audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario”.
“A fronte di timori avanzati da più parti – ha continuato – affermavo che, grazie anche a una adeguata campagna di comunicazione alla clientela, gli effetti delle modifiche avrebbero avuto un impatto moderato. Le informazioni
raccolte presso un campione di grandi banche italiane che hanno cominciato ad applicare le nuove norme all’inizio dell’anno indicano che, nonostante la congiuntura avversa, le conseguenze sui bilanci bancari sono state effettivamente
modeste: i finanziamenti riclassificati immediatamente dopo l’adozione dei nuovi criteri hanno fatto salire l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei prestiti di due decimi di punto percentuale. Non sono stati inoltre riscontrati finora segnali di attenzione provenienti da esposti relativi all’applicazione delle nuove norme”.
Il governatore di Palazzo Koch ha reso noto che, “nel primo trimestre, il rendimento del capitale e delle riserve (Return on Equity, ROE) è salito al 9 per cento, dall’1 registrato nello stesso periodo del 2020. Oltre che i maggiori profitti dell’attività di negoziazione, favoriti dal drastico calo dei
premi al rischio sui titoli di Stato, l’aumento riflette la riduzione delle rettifiche di valore su crediti, concentrata in quelle banche che più avevano svalutato i prestiti
nel primo trimestre dello scorso anno. Nei prossimi mesi la probabile emersione di nuove perdite su crediti potrebbe
riportare il ROE su valori più contenuti. L’aumento dei nuovi crediti deteriorati dovrebbe tuttavia risultare inferiore a quanto osservato in precedenti episodi recessivi, in virtù delle misure di sostegno adottate dal Governo, dei bassi tassi di interesse connessi con l’orientamento ancora molto espansivo della politica monetaria e delle buone prospettive economiche.Segnali di deterioramento della qualità del credito provengono dalla dinamica dei prestiti in bonis facenti capo a debitori per i quali è stato rilevato
un incremento rilevante del rischio di credito (classificati in ‘stadio 2’ secondo quanto previsto dai principi contabili internazionali), che alla fine di marzo avevano raggiunto il 0,3 per cento del totale, a fronte dell’’8,7 della fine del
2019. Per le banche italiane classificate come significative ai fini di vigilanza la quota era pari all’11,2 per cento, quasi 4 punti percentuali in più rispetto alla media delle corrispondenti banche europee.Una corretta classificazione dei prestiti e il conseguente adeguamento delle rettifiche di valore sono essenziali in quanto preservano la trasparenza dei bilanci e consentono di evitare possibili repentini incrementi delle svalutazioni su crediti nel momento in cui si dovesse verificare una crescita delle insolvenze. Permane
tuttavia, sotto questo aspetto, una marcata eterogeneità, sia tra gli intermediari significativi sia tra quelli meno significativi. Per verificare in che misura queste
disparità sono giustificate da fattori oggettivi (composizione dei portafogli, effettivo merito di credito dei debitori, diverse condizioni contrattuali) la Banca
centrale europea e la Banca d’Italia hanno avviato approfondimenti, con particolare attenzione ai finanziamenti alle imprese dei settori più colpiti dalla pandemia”.