Visco (Bankitalia): non è da escludere crisi banche minori, potremo dover assumere misure a tutela depositanti’
“Non è da escludere che nel prossimo futuro si verifichino casi di crisi” tra banche di minori dimensioni. Così il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nel suo intervento all’Assemblea annuale dell’Abi (Associazione bancaria italiana).
“Gli effetti della recessione, infatti, si aggiungono a difficoltà strutturali derivanti da modelli di attività non sostenibili e da carenze nel governo societario che abbiamo più volte invitato, spesso non adeguatamente ascoltati, a superare. Alla fine del 2020 i costi operativi delle quasi 60 banche commerciali meno significative (la cui incidenza in termini di depositi era pari all’8 per cento) assorbivano in media circa tre quarti dei ricavi. In non pochi casi il rapporto tra costi e ricavi (cost-income ratio) era tale da lasciare solo una piccola parte dei proventi ordinari per la copertura del rischio di credito, gli investimenti innovativi, la remunerazione del capitale, il rafforzamento patrimoniale”.
“Come abbiamo detto in più occasioni, è necessario che le banche in cui il cost-income ratio è troppo elevato decidano e attuino prontamente un piano di recupero dell’efficienza – ha auspicato il governatore della Banca d’Italia – Lo scorso novembre abbiamo chiesto alla maggior parte delle banche meno significative, tra cui tutte quelle più problematiche, di condurre un esercizio di autovalutazione delle prospettive di sviluppo. Per alcuni intermediari ciò ha permesso di evidenziare condizioni, anche gravi, di fragilità, cui non sempre ha tuttavia fatto riscontro una piena consapevolezza da parte dei vertici aziendali della necessità di correre tempestivamente ai ripari. Queste banche stanno per ricevere le nostre considerazioni riguardo agli interventi da effettuare.In assenza di chiare prospettive di rilancio e a fronte di inerzia degli organi dirigenti e della compagine sociale, potremo dovere assumere, analogamente a quanto fatto negli ultimi mesi, misure a tutela dei depositanti, con l’obiettivo di contrastare l’innesco di crisi difficilmente reversibili”.
Visco ha ricordato che “spesso i percorsi di risanamento non possono prescindere da una riduzione dei costi, anche quelli del personale. Il numero eccessivo degli addetti è un tratto comune a molte banche commerciali tradizionali e assume maggiore criticità per quelle di minore dimensione. Mentre gli intermediari più grandi hanno da tempo intrapreso un percorso di razionalizzazione della compagine aziendale (con una diminuzione del numero di addetti pari a circa un quinto negli ultimi dieci anni), quelli più piccoli incontrano difficoltà a ridurre il personale oltre una certa soglia, anche per l’esigenza di presidiare le funzioni critiche. In mancanza di iniziative efficaci sul fronte della riduzione dei costi, per le banche più deboli sul piano reddituale resta unicamente l’integrazione con altri intermediari dotati di livelli di efficienza più elevati, senza la quale sarebbero concrete le prospettive di uscita dal mercato”.
Ancora, il governatore ha messo in evidenza che “l’esperienza, anche recente, mostra come gli interventi del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi possano costituire uno strumento efficace per la gestione delle crisi di banche di medie e piccole dimensioni, per le quali in base agli attuali orientamenti a livello comunitario la procedura di risoluzione non risulta applicabile. La priorità riconosciuta ai fondi di garanzia per i recuperi in liquidazione (la cosiddetta super-priority) può rendere peraltro impossibile il rispetto del criterio del ‘minor onere’, in base al quale l’intervento preventivo o alternativo deve risultare meno costoso rispetto al rimborso dei depositi protetti. Per le banche con totale attivo inferiore a 5 miliardi di euro è previsto un ulteriore strumento costituito dallo schema per l’aiuto di Stato a supporto di operazioni di cessione di attività e passività in liquidazione, previsto dal ‘Decreto
Rilancio’ del maggio 2020 e approvato poi dalla Commissione europea, con durata fino a novembre di quest’anno e condizioni che ne rendono però complesso e incerto l’utilizzo. Oltre al rinnovo dello schema per il prossimo anno, è quindi auspicabile mirare a un maggiore automatismo nella sua applicazione”.