Petrolio: con la riapertura delle economie l’offerta è insufficiente
A seguito dell’impasse all’OPEC+ in cui Emirati Arabi e Arabia Saudita non hanno trovato un accordo l’Agenzia internazionale per l’energia (EIA) ha dichiarato che il deficit è destinato ad aumentare da qui a fine anno causando un ulteriore aumento dei prezzi del petrolio. Prezzi ancora più alti del greggio potrebbero causare un aumento dell’inflazione tale da mettere in pericolo la crescita globale.
L’indecisione all’OPEC arriva nel momento forse meno opportuno per l’economia, quando dopo la rimozione delle restrizioni le scorte di petrolio sono inferiori alla media storica e la domanda globale è vista salire a 5,4 milioni di barili al giorno.
L’OPEC+ era sul punto di approvare un aumento della produzione di 400mila barili al giorno fino a fine 2022, i negoziati sono però saltati nella giornata del 5 luglio e sono quindi stati rinviati a settembre quando il cartello dovrà riunirsi di nuovo.
Tuttavia, anche se la proposta dei 400mila barili al giorno dovesse passare, ciò potrebbe non essere abbastanza. Infatti, a giugno il cartello ha prodotto in media 40,9 milioni di barili al giorno, molti meno dei 43,45 milioni di cui l’EIA stima vi sia necessità già nella seconda metà di quest’anno.
Secondo l’EIA le possibilità di una guerra dei prezzi per ottenere quote di mercato non è più così remota e ciò potrebbe portare molta volatilità, cosa che in questo momento né i produttori né i consumatori vorrebbero.