Eni: consensus risultati 3Q e view JPMorgan. Dialogo per cessione quota CCS
Eni riunirà il Cda il 24 ottobre e diffonderà i risultati del terzo trimestre 2024 il giorno seguente, il 25 ottobre, prima dell’apertura dei mercati. JPMorgan indica il titolo come una delle top pick del settore oil & gas e prevede un’ulteriore riduzione dell’indebitamento grazie al piano di dismissioni. Intanto, il gruppo sta dialogando con gli investitori per la cessione di una quota di minoranza nel business di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS).
Le attese degli analisti sul terzo trimestre di Eni
Il consensus di Bloomberg sui conti del terzo trimestre di Eni indica ricavi per 20,42 miliardi di euro, in calo dell’8,5% su base annua.
L’Ebitda è previsto in diminuzione del 7,4% a 4,43 miliardi e l’Ebit adjusted in flessione del 20,9% a 2,38 miliardi, di cui 2,26 miliardi nel segmento E&P (Exploration & Production), 212 milioni nel GGP (Global Gas & LNG Portfolio) e 177 milioni per Enilive & Plenitude.
L’utile netto è stimato in flessione del 40% a circa 1,15 miliardi, con un EPS di 0,35 euro.
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto al 30 settembre è atteso in miglioramento a 17,3 miliardi.
Per JPMorgan è “overweight”, tp a €18
In uno studio della scorsa settimana, JPMorgan ha indicato Eni come una delle migliori scelte nel settore oil & gas. La banca d’affari ha assegnato al titolo un rating “overweight”, con target price pari a 18 euro, collocandosi nella fascia alta delle stime degli analisti. Nel complesso Eni raccoglie 21 “buy” e 8 “hold”, con un prezzo obiettivo medio di 16,65 euro e un upside potenziale del 18%.
Secondo JPMorgan, Eni è ben posizionata grazie a un portafoglio orientato alla produzione di petrolio e gas, con una struttura di costi e tasse favorevole e una crescita annuale composta del 2% in volume.
L’acquisizione di Neptune potenzia la capacità di ENI, insieme a un Ebit stabile di €900 milioni dal business GGP e le buone performance nella transizione energetica con il supporto della valutazione di €10 miliardi legata a Plenitude. Inoltre, il rendimento del free cash flow (FCF), pari al 12,9% per il 2024/25, è superiore alla media del settore (9,8%).
Previsti conti “solidi”, focus su riduzione debito
Per JPMorgan, dopo i conti migliori delle attese nella prima metà dell’anno, per il terzo trimestre sono attesi risultati “solidi, ma non spettacolari”. La banca prevede un utile netto di €1,2 miliardi e un flusso di cassa operativo (CFFO) ante variazioni del capitale circolante di €3 miliardi, incluso un Ebit per il segmento GGP (Global Gas & LNG Portfolio) di €190 milioni, in linea con la stagionalità ma sufficiente per sostenere una guidance annuale rivista di €1 miliardo e la gestione dell’impatto fiscale straordinario in Italia.
La chiave per una conferma della view positiva è l’avanzamento del processo di riduzione del debito, attraverso le cessioni di quote di minoranza nelle attività del gruppo, in linea con il modello di business satellitare.
Per il full year, JPMorgan prevede una discesa del gearing ratio (il rapporto tra debito e mezzi propri) sotto il 20%, con possibilità di arrivare al 15% nel 2025 grazie al deleveraging. La guidance sul flusso di cassa adjusted prima della variazione del circolante potrebbe essere rivista a massimi €14 miliardi (da oltre 14 miliardi), mentre il buyback può essere ampliato a 1,8-1,9 miliardi (da 1,6 miliardi).
Attenzione ai prezzi del petrolio e del gas
I rischi per Eni restano legati prevalentemente allo scenario macro e in particolare all’andamento dei prezzi del petrolio, del gas naturale e dei margini di raffinazione.
Per quanto riguarda il greggio, l’attenzione resta focalizzata soprattutto sui rischi di escalation in Medio Oriente, sull’outlook per il settore e sugli stimoli per rilanciare la domanda della Cina, il maggior importatore di petrolio al mondo.
Per JPMorgan, anche un differenziale negativo tra PSV e TTF potrebbe danneggiare la redditività del settore gas e power (G&P).
Eni tratta dismissione quota di minoranza in attività CCS
Nel frattempo, Eni è in trattative con alcuni investitori per cedere una partecipazione della sua divisione di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), che intende scorporare, come per Plenitude (attiva nelle rinnovabili) ed Enilive (biocarburanti), pur mantenendone il controllo. La nuova società, secondo il CFO Francesco Gattei, ha già ricevuto cinque o sei offerte non vincolanti per una “quota rilevante” di minoranza. L’obiettivo è di collaborare con uno o due offerenti per avere sviluppi entro l’inizio del 2025.
Le attuali attività CCS di Eni includono due progetti nel Regno Unito, uno a Ravenna in joint venture con Snam e un altro in Olanda, derivato dall’acquisizione di Neptune Energy. La CCS è considerata una delle principali soluzioni per ridurre le emissioni dell’industria petrolifera, ma è una tecnologia costosa e ancora da collaudare su larga scala.