Petrolio ancora in calo, ecco i motivi. Focus su Arabia, Libia e Cina
Seconda seduta consecutiva in netto ribasso per il petrolio, stretto fra un mercato sempre più diretto verso un surplus di offerta e i dubbi sulla domanda cinese. Brent e Wti viaggiano in prossimità dei minimi da inizio anno.
Quotazioni petrolio vicine ai minimi del 2024
Il Brent quota poco più di 71 dollari, leggermente al di sopra della soglia di 70 $ bucata al ribasso due settimane fa per la prima volta dalla fine del 2021. Il barile di Wti si attesta poco sopra i 67 dollari, in prossimità del minimo di quest’anno in area 65 dollari. Da inizio anno i due benchmark evidenziano una perdita rispettivamente pari al 7,8% e al 6,1 per cento.
Le quotazioni del greggio continuano a scontare le prospettive di sovrabbondanza della produzione rispetto alla domanda, che hanno indotto diversi analisti ad abbassare le previsioni sui prezzi per il 2025.
Arabia Saudita pronta ad aumentare la produzione
Un’altra mazzata è arrivata nelle ultime ore dalle indiscrezioni del Financial Times, secondo cui l’Arabia Saudita, maggior esportatore di petrolio al mondo, potrebbe aumentare la produzione a partire da dicembre. Riyad sarebbe infatti pronta ad abbandonare il proprio target non ufficiale di prezzo di 100 dollari al barile.
Inoltre, le fazioni in Libia hanno raggiunto un accordo sulla base del quale il governo con sede a est ha promesso di riaprire a breve i giacimenti petroliferi del paese.
Il ritorno del petrolio saudita e libico potrebbe dunque esercitare ulteriori pressioni al ribasso sulle quotazioni del greggio.
I motivi dietro la mossa di Ryiad
La decisione dell’Arabia Saudita, secondo quanto affermato da una fonte dell’Opec, non riguarderebbe la riconquista di quote di mercato, ma sarebbe legata alla graduale eliminazione dei tagli volontari alla produzione concordata da un numero ristretto di membri del cartello e degli alleati.
Tuttavia, sembra che Riyad non voglia a cedere ulteriormente terreno nei confronti degli altri produttori e sia disposta a contare su opzioni di finanziamento alternative per resistere ad un periodo di prezzi più bassi. Per gli analisti di A/S Global Risk Management, “i sauditi stanno cercando di esercitare una pressione significativa sui Paesi che non hanno rispettato gli impegni sulle quote”.
Mercato del petrolio atteso in surplus nei prossimi mesi
Di recente, l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha affermato che i mercati petroliferi globali saranno in surplus il prossimo anno, con o senza forniture extra dell’Opec+, a causa di un aumento della produzione esterna al cartello e ai suoi alleati.
Ricordiamo che, a partire da dicembre, l’Opec+ dovrebbe dare seguito ai piani di parziale ripristino della produzione, reimmettendo nel mercato circa 180.000 barili al giorno.
“Non c’è spazio per altro petrolio Opec+ sul mercato se il cartello vuole un prezzo del petrolio vicino a $ 80 nel 2025”, hanno affermato gli esperti di A/S Global Risk Management.
Preoccupa il rallentamento della domanda dalla Cina
Dal lato della domanda, invece, permangono i dubbi legati alla ripresa della Cina. In settimana le autorità di Pechino hanno varato nuovi stimoli per sostenere l’economia, attraverso una riduzione dei tassi di interesse, oltre a misure per supportare il mercato azionario e per risollevare l’immobiliare, alle prese con una profonda crisi.
Tuttavia, molti analisti sono scettici sulla capacità di questi provvedimenti di avere effetti oltre il breve termine e ritengono necessari ingenti stimoli fiscali per osservare miglioramenti nel lungo periodo.
Gli altri fattori chiave per il petrolio
Per quanto riguarda le tensioni geopolitiche, che hanno fornito parziale sostegno alle quotazioni del greggio nell’ultimo anno, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le principali forse del Medio Oriente hanno proposto un cessate il fuoco di tre settimane tra Israele e Hezbollah in Libano, ma il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha respinto il tentativo di arrestare i combattimenti.
Un altro elemento sotto i riflettori riguarda il livello delle scorte statunitensi di greggio, che secondo l’ultimo rapporto dell’Energy Information Administration sono scese ai livelli più bassi da aprile 2022. Le riserve complessive di petrolio hanno invece raggiunto il minimo da maggio. Nel contempo, la domanda di distillati è aumentata per la quinta settimana consecutiva e continua a sostenere i margini di raffinazione.