Notizie Notizie Italia I titoli del giorno a Piazza Affari: Ferrari in pole, banche e lusso in affanno

I titoli del giorno a Piazza Affari: Ferrari in pole, banche e lusso in affanno

23 Settembre 2024 12:36

La prima seduta della settimana è poco mossa per le principali Borse europee. Cauta anche Piazza Affari, con l’indice Ftse Mib che cede a metà seduta circa lo 0,25% a 33.677,3 punti . Un’ottava che è iniziata con i dati sui Pmi della zona euro che mostrano una certa debolezza, soprattutto in termini di attività manifatturiera che si è contratta in Germania ed eurozona, mentre quella servizi ha registrato risultati più deboli delle attese. In particolare, dai dati previsionali dell’indagine Pmi, a settembre si sta assistendo ad un declino dell’attività economica del settore privato dell’eurozona.

“L’eurozona si sta dirigendo verso la stagnazione”, ha dichiarato Cyrus de la Rubia, capo ecoomista della Hamburg Commercial Bank. E ha aggiunto: “Con la Bce che sta osservando attentamente il persistere dell’elevata inflazione nel settore dei servizi, la notizia di un rallentamento dell’inflazione sia dei prezzi di acquisto che dei prezzi di vendita è certamente una nota positiva. A ciò si aggiunge la possibilità certamente non lontana di un inasprimento della recessione nel manifatturiero, di una quasi stagnazione del settore dei servizi e di potenziali e ulteriori tagli dei tassi in ottobre, anche se tutto questo non risponde ancora alle aspettative del mercato”.

Sui mercati si continua a guardare anche alle mosse della passata ottava della Federal Reserve (Fed) che, per la prima volta in quattro anni, ha tagliato i tassi di 50 punti base. Sono poi numerosi i dati macro in arrivo in settimana, tra cui il Pil e il Pce Usa.

Tornando a Piazza Affari, oggi è giornata di dividendi per due big del Ftse Mib: Eni e STMicroelectronics. Tra i singoli titoli in evidenza Ferrari in vetta al listino, soffrono i bancari e il mondo del lusso. Tra le storie di giornata anche Telecom Italia.

Banche e lusso in affanno

Brunello Cucinelli è al momento il peggior titolo del Ftse Mib, seguito da alcune big del comparto bancario come Banco Bpm, UniCredit e Banca Popolare Sondrio. Tra le notizie che stanno frenando le banche ci sono quelle in arrivo dalla Germania, con il Governo tedesco che si prepara a tutelare l’indipendenza di Commerzbank dopo la mossa di qualche settimana fa dell’italiana UniCredit.

Non solo, Equita ha messo in evidenza anche le indicazioni che sono arrivate nel fine settimana da diversi esponenti della maggioranza di governo che si sono espressi relativamente alla possibilità che venga richiesto un contributo addizionale al settore bancario con la finalità di trovare adeguate coperture in vista della prossima manovra di bilancio.

“Le dichiarazioni non danno modo di capire, al momento, come potrebbe essere strutturata un’eventuale richiesta di contribuzione”, segnala la sim milanese pur sottolineando che “sulla base dei nostri calcoli, anche nello scenario ‘peggiore’ di un’imposizione pari al 2% dell’utile degli ultimi 24 mesi, l’impatto a livello di settore sarebbe assolutamente marginale e < 1% della market cap”.

Tim e gli sviluppi su Sparkle

Sotto la lente anche Tim che avanza di quasi un punto percentuale. Per il titolo guidato da Labriola tengono banco le indiscrezioni de “La Repubblica“, secondo le quali il Tesoro e Asterion sarebbero pronti a presentare un’offerta per il 100% di Sparkle. Lato tempistiche, un’offerta potrebbe arrivare entro la riunione del Consiglio di amministrazione che si riunisce il 26 settembre per l’approvazione della relazione finanziaria al 30 giugno 2024. “Tuttavia, è probabile che debba volarci ancora qualche giorno, ma i nodi sono stati sciolti e mancano da definire i dettagli dei contratti”, si legge nell’articolo pubblicato ieri.

Dall’articolo emerge inoltre che la valutazione non dovrebbe discostarsi molto da quella presentata a inizio anno dal Mef (pari a 625 milioni di euro + 125 milioni legati al raggiungimento di alcuni obiettivi). In quella occasione la proposta però era stata rigettata dal cda di Tim che l’aveva definita inadeguata.