I titoli del giorno a Piazza Affari: banche e petroliferi in calo
Finale d’ottava in rosso per le principali Borse europee che attendono i dati sul mercato del lavoro Usa. In calo anche Piazza Affari che si muove in area 33.601,46 punti (-0,25%) e prova a limare le perdite viste in mattinata. Gli investitori oggi guardano alle indicazioni che arriveranno dall’occupazione Usa, numeri utili a delineare le potenziali mosse della Fed in vista del meeting di settembre (portata taglio) ma anche dei successivi.
“Un dato di nuovi occupati molto inferiore o una disoccupazione che peggiora potrebbe far pensare ad un taglio di 50bps da parte della FED invece dei 25 già pienamente scontati dal mercato”, commenta Gianni Piazzoli, chief investment officer di Vontobel Wealth Management SIM, aspettando i dati in uscita alle 14:30. Si guarda, in particolar modo, ai nuovi occupati non agricoli del mese di agosto attesi a +165mila, e al tasso di disoccupazione visto in flessione al 4,2% rispetto al 4.3% del mese precedente.
Tornando a Piazza Affari cedono il passo i bancari e i petroliferi: la peggiore del listino è Banca Monte Paschi di Siena.
Bancari in rosso
Seduta in rosso per i principali titoli del comparto bancario del Ftse Mib. Tra le peggiori del listino milanese Mps che indietreggia dell’1,6%. Per il gruppo bancario senese si guarda a un potenziale mossa del Tesoro che potrebbe cedere un terzo pacchetto di partecipazioni, ma anche ai rumors che circolano sul fronte risiko bancario.
Il settore guarda poi alle scommesse sul taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea (Bce) nella riunione della settimana prossima, in calendario il prossimo 12 settembre. “Con gli ultimi dati sull’inflazione provenienti dall’eurozona, un taglio dei tassi alla riunione della Banca centrale europea della prossima settimana è quasi un affare fatto. Poiché l’attuale inflazione principale si sta avvicinando al 2% e le previsioni di inflazione a lungo termine rimangono stabili intorno al 2%, la Bce ha sufficienti ragioni per ridurre ulteriormente il livello di restrizione della politica monetaria”, segnalano gli economisti di ING in una recente preview sulla Bce, ricordando che le nuove proiezioni macro saranno un elemento chiave.
C’è anche la questione Russia. Un tribunale russo ha bloccato le azioni dell’austriaca Raiffeisen Bank International nella filiale locale, mettendosi così di traverso alla vendita della divisione. Una decisione, si legge nella nota della banca, che “complica il processo di vendita in cui Raiffeisen Bank International (RBI) punta alla vendita di una quota di controllo in AO Raiffeisenbank, e porterà inevitabilmente a ulteriori ritardi. RBI tenterà di annullare la decisione odierna del tribunale con tutti i mezzi legali”.
Petroliferi in calo, sotto la lente la decisione Opec+
Sotto la lente d’ingrandimento oggi i titoli del comparto oil di Piazza Affari, all’indomani della decisione dell’Opec+. Tra i singoli titoli del comparto oil a Piazza Affari, soffre Saipem che cede circa l’1,4% a 1,87 euro. In flessione anche Tenaris (-0,8%) ed Eni (-0,97%). Questa mattina il petrolio è in lieve rialzo, con il Brent che viaggia vicino ai 73 dollari al barile e il Wti sotto i 69.
I membri del gruppo petrolifero OPEC+ hanno annunciato ieri la decisione di rimandato i piani di aumento della produzione di 180mila barili al giorno previsti per ottobre.
“Con i prezzi in netto calo negli ultimi giorni a causa degli indicatori economici negativi dei principali consumatori di greggio, Cina e Stati Uniti, non sorprende che l’Opec+ abbia deciso di rinviare l’aumento della produzione. Tuttavia, è probabile che la coalizione non abbia preso questa decisione a cuor leggero: anche se l’alleanza tenta di sostenere i prezzi evitando un surplus di offerta, con questa mossa continua a perdere quote di mercato“, commenta Roberta Caselli, Commodities Investment Strategist di Global X, indicando inoltre che “se da un lato il calo delle scorte statunitensi potrebbe sostenere i prezzi del greggio, dall’altro lo scemare dei rischi legati all’offerta libica potrebbe continuare invece a pesare su di essi”.
“Il rinvio nell’aumento della produzione fa seguito al forte calo dei prezzi del petrolio registrato negli ultimi giorni/settimane dopo dati economici peggiori del previsto in Cina e negli US e nonostante il calo dei volumi in Libia. I dati sulle scorte US continuano a mostrarsi più bassi rispetto alle medie storiche”, segnalano da Equita che indica un’ipotesi sul prezzo del Brent nel 2024 pari ad 85 dollari al barile. “Ci sembra coerente con uno scenario di crescita della domanda “normale” nel 2024 e supportato dall’incremento dell’offerta controbilanciato dalla conferma dei tagli Opec+. Sul 2025 ipotizziamo 80 dollari”, aggiungono gli esperti che scrivono ancora: “Sebbene nel settore manteniamo un approccio difensivo e continuiamo a preferire le integrate ai servizi, riteniamo che dopo la sottoperformance dell’ultimo mese i titoli scontino uno scenario piuttosto pessimista”.