I titoli del giorno a Piazza Affari: Interpump schiva le vendite, deboli le banche
Seduta di ribassi per Piazza Affari, tra le peggiori del Vecchio continente. La volatilità è tornata a fare capolino sui listini europei che si muovono tutti in territorio negativo, in una giornata che non offre molti spunti macro di rilievo. L’unico dato da monitorare da vicino è l’aggiornamento settimanale sui sussidi alla disoccupazione in uscita nel pomeriggio negli Usa.
“Con il focus attuale sulle condizioni dell’economia USA, e sul mercato del lavoro in particolare, il flusso di dati macro è al centro dell’attenzione. I sussidi di disoccupazione odierni sono attesi ad un livello (240mila) che manterrebbe la media a 4 settimane sul trend ascendente in atto praticamente dall’inizio dell’anno“, segnalano da Mps Capitals Services, ricordando che “storicamente, questo indicatore è sempre stato il più efficiente barometro dello stato del mercato del lavoro. Tuttavia, post-covid, l’efficacia è stata diminuita da problemi di destagionalizzazione (un problema comune a diversi altri indicatori). L’anno scorso, alla salita durante i mesi estivi ha fatto seguito una discesa senza che nel frattempo emergesse un visibile deterioramento delle condizioni. Ad ogni modo, è facile prevedere una reazione significativa a deviazioni materiali dal consensus”.
A Milano, oggi è in affanno il settore bancario, con Banco Bpm che è al momento la peggiore dell’indici principale di Milano. Tra i pochi segni positivi c’è quello di Interpump.
Interpump controcorrente in Borsa
Si muove in territorio positivo Interpump, in una giornata in cui dominano le vendite a Piazza Affari. Il titolo del gruppo emiliano in questo momento segna un un +0,6% dopo la debolezza di ieri in scia alla pubblicazione dei risultati finanziari al 30 giugno 2024. Nel secondo trimestre, il gruppo ha visto le vendite nette attestarsi a 549,8 milioni di euro (-9,5% su base organica), l’ebitda scendere del 14,5% a 124,6 milioni, con un utile netto consolidato a 62,5 milioni (-24,2% rispetto al secondo trimestre 2023).
Il presidente esecutivo di Interpump, Fulvio Montipò, ha indicato che “il 2024 è iniziato con una visibilità scarsa o quasi nulla, nel secondo trimestre il quadro di complessità generale non ha registrato segni di ripresa mentre alcuni mercati specifici di riferimento hanno segnato un rallentamento marcato. In un quadro di questo genere, il nostro Gruppo ha riconfermato la sua capacità di resilienza dove la diversificazione per prodotto e per territorio ha mediato il risultato”.
E ha aggiunto: “per gli elementi a oggi in nostro possesso, non stimiamo che le cose cambieranno significativamente in corso d’anno e pertanto ci attendiamo che il fatturato registrerà una modesta contrazione nell’ordine di un ‘high single digit’ mentre l’Ebitda manterrà il suo livello di eccellenza e si attesterà nell’intorno del 23% sul fatturato”.
Banche in affanno
Dopo i rialzi registrati ieri, oggi il comparto bancario è nelle retrovie. La peggiore del listino è Banco Bpm che nelle ultime sedute era finita sotto osservazione per la pubblicazione della trimestrale. Segno negativo anche per Bper e Banca Popolare di Sondrio che arretrano di oltre il 2 per cento.
Intanto ieri con i conti di Bper si è chiusa la stagione delle trimestrali per le principali banche del Ftse Mib. E dopo la pubblicazione dei risultati la Fondazione Fiba di First Cisl ha analizzato i numeri snocciolati nelle ultime settimane dalle principali cinque banche, ovvero Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper che hanno mostrato una crescita del margine d’interesse del 10,4%, delle commissioni nette del 6,5%. “L’incidenza del margine di interesse sul totale dell’attivo passa dall’1,6% all’1,8%, mentre le commissioni nette registrano una crescita del 6,5%, supportata anche da un incremento della raccolta indiretta nel primo semestre del 5,3%, favorita dal buon andamento dei mercati”, si legge nell’analisi.
Una nota dolente rimane quella del credito. Gli impieghi, si legge nella nota, registrano, infatti, una contrazione del 3,2% (oltre 37 miliardi il calo in valore assoluto) rispetto allo stesso periodo del 2023. Se si considerano i dati al netto dei pronti contro termine alla clientela, che rappresentano effettivamente i prestiti all’economia reale, alle famiglie e alle imprese, la riduzione è del 4,5% in un anno (dato che non considera Bper, che non fornisce informazioni a tal proposito).