NPE? Non sono più un problema per le banche italiane
La qualità del credito delle banche italiane è sensibilmente migliorata e gli NPE, uno degli indicatori più usati per valutare lo stato di salute complessivo di un istituto di credito, non rappresentano più un problema per gli istituti nazionali. È quanto emerge dall’ultimo report PwC “Navigating Tranquility” sulle Non-Performing Exposure secondo cui l’afflusso di nuove NPE nel 2023 ha raggiunto 13 miliardi di euro, stabilizzandosi rispetto al valore minimo di 12 miliardi di euro registrato nel 2022. Negli ultimi anni, operatori ed istituzioni hanno lavorato sinergicamente per migliorare la gestione del credito deteriorato continuando a concentrare la loro attenzione sui crediti Stage 2 e UtP, passando da un approccio di “gone-concern” a uno di “going-concern”.
NPE Italia: dal profondo deleveraging alla stabilizzazione
Dopo il profondo processo di deleveraging intrapreso dalle banche a partire dal 2017, i volumi di transazioni NPE sono diminuiti, stabilizzandosi intorno ai 21 miliardi di euro nel 2023, tornando sostanzialmente ai livelli 2016-2017, ma con un peso significativo del secondario che potrebbe avere ulteriori margini di crescita. Il primo trimestre del 2024 ha segnato il numero più basso di transazioni degli ultimi anni.
Complessivamente, le banche italiane hanno registrato un aumento del ROE negli ultimi anni (14,1% nel 2023 contro il 9,2% e il 5,6% rispettivamente nel 2022 e nel 2021 per le banche significative), principalmente a causa dell’aumento dei tassi di interesse, mentre la qualità degli attivi è mediamente migliorata.
A dicembre 2023 ci sono oltre 300 miliardi di euro di NPE complessivi nel mercato, inclusi quelli ceduti a investitori e cancellati dai libri delle banche. Una parte considerevole dei prestiti trasferiti dalle banche nel processo di deleveraging è ancora in essere e necessita di essere gestita.
Italia terza in Ue per stock prestiti in Stage 2
Secondo il report di PwC inoltre, sui libri delle banche sono presenti, inoltre, oltre 200 miliardi di euro di prestiti in Stage 2 che richiedono un attento monitoraggio. L’Italia si posiziona al terzo posto in Europa per lo stock di prestiti in Stage 2 (dopo la Francia con 461 miliardi di euro e la Germania con 241 miliardi di euro a fine 2023).
A maggio 2024, il portafoglio di prestiti garantiti da MCC (Mediocredito Centrale) in essere è pari a 180 miliardi di euro, di cui 107 miliardi si riferiscono ai prestiti emessi nell’ambito delle misure COVID (primavera 2020 – giugno 2022). Ad oggi, le escussioni sulle garanzie da parte delle banche a causa di default dei debitori ammontano a 3,3 miliardi di euro (meno del 2% del totale iniziale).