Uranio è il nuovo Eldorado: per le aziende minerarie il meglio deve ancora venire
Sebbene l’uranio sia una nicchia per gli investitori tra le tante scelte del settore energetico, un’allocazione prudente sul combustibile nucleare può dare un certo splendore al proprio portafoglio.
Oltre all’elettricità a zero emissioni, l’energia nucleare alimentata a uranio è una scelta interessante per i governi a causa del crescente desiderio di sicurezza energetica, soprattutto dopo che l’invasione della Russia in Ucraina ha messo in subbuglio i mercati energetici globali. “Di fronte ai rischi geopolitici di approvvigionamento, l’energia nucleare presenta vantaggi che altri combustibili come il petrolio, il gas e il carbone non possono replicare”, ha dichiarato il portavoce della World Nuclear Association Henry Preston. “È per questo motivo che i governi di tutto il mondo stanno valutando la possibilità di aumentare l’uso dell’energia nucleare come mezzo pratico per migliorare la sicurezza energetica nazionale”.
Uranio: prezzi in salita
Il mercato dell’uranio sta ancora valutando le prospettive per l’approvvigionamento dopo che gli Stati Uniti hanno vietato le importazioni di combustibile nucleare russo, anche se la prospettiva dell’embargo di Washington e la potenziale ritorsione di Mosca sono state mitigate dalla flessibilità e dalle varie deroghe previste dalla legislazione.
Tuttavia, poiché la Russia ha ridotto l’accesso alle sue capacità di arricchimento, è possibile che gli impianti interrompano la pratica della “sottoalimentazione”, un processo che rappresenta una fonte secondaria di uranio perché consente di arricchirlo utilizzando una concentrazione inferiore di U-235. Le restrizioni alle importazioni degli Stati Uniti potrebbero esacerbare la situazione, mettendo a rischio la stabilità del mercato.
E in questo scenario, i prezzi dell’uranio negli ultimi tempi sono saliti il che, sottolinea Roberta Caselli, Commodities Investment Strategist di Global X, ha spinto i minatori a rilanciare le loro pipeline di progetti.
Il mercato globale dell’uranio è caratterizzato dalla sua illiquidità, ed è in gran parte influenzato da contratti a lungo termine. Questi contratti, come sottolinea Caselli, nonostante alcuni presentino meccanismi di aggiustamento al prezzo spot, forniscono un cuscinetto contro la volatilità dei prezzi. Ad esempio, il prezzo dell’uranio realizzato da Cameco nel primo trimestre è stato di 57,57 dollari per libbra, significativamente inferiore al prezzo spot attuale.
“Questo significa che anche se il prezzo spot dell’uranio non dovesse salire rispetto ai livelli attuali, i guadagni dei minatori potrebbero comunque aumentare nel tempo grazie all’effetto ritardato sui loro ricavi” continua l’esperta di Global X.
Produzione globale in crescita del 24% entro il 2028
Sempre in risposta all’aumento dei prezzi, si prevede che i minatori incrementeranno la produzione globale di uranio del 24% entro il 2028. Dalle indicazioni che arrivano dalle varie aziende, le imprese minerarie canadesi, statunitensi e australiane saranno probabilmente le principali artefici di questo aumento.
L’analista di Global X ricorda come BloombergNEF prevede da qui al 2028 una crescita annua del 31% nella produzione di reattori in Cina, fino a 600 TWh, e del 75% nella produzione in India, fino a 100 TWh. Più in generale, le società di energia nucleare che hanno esaurito le scorte durante le fasi di deficit potrebbero decidere di riempirle nei prossimi anni, aumentando il fabbisogno mondiale. BNEF prevede che il rifornimento di scorte delle utility raggiungerà livelli record di 13 milioni di libbre all’anno, mentre ora stima che siano ai livelli minimi dal 2011: questo potrebbe tenere il mercato in una condizione di squilibrio fino alla fine del decennio.