Notizie Notizie Italia Monta la voglia di tapering nel board Fed, Powell pronto a cedere. QE azzerato già a metà 2022?

Monta la voglia di tapering nel board Fed, Powell pronto a cedere. QE azzerato già a metà 2022?

16 Agosto 2021 17:10

Annuncio a settembre via già a ottobre. Le ultime settimane stanno vedendo cambiare velocemente le attese sulle mosse di politica monetaria della Federal Reserve con sempre più membri del board che spingono per l’avvio il prima possibile del tapering, ossia la riduzione graduale degli acquisti di asset. L’ultima tornata di riscontri economici – con mercato del lavoro in gran salute e inflazione ancora ai top pluriennali – ha rafforzato questa view e adesso il mercato attende al varco Jerome Powell per vedere se anche il presidente della banca centrale statunitense si mostrerà meno accomodante rispetto al passato. Domani già un primo test con Powell che ha in programma in discorso pubblico, ma la prova del nove sarà il simposio di Jackson Jole di fine agosto che tradizionalmente ha segnato dei momenti spartiacque con annunci di svolte nella politica monetaria.

Intanto, oggi il Wall Street Journal riferisce che i funzionari della Fed stanno valutando di concludere gli acquisti di asset entro la metà del 2022, se la ripresa economica continuerà. In alcune recenti interviste e interventi pubblici, in molti hanno sostenuto questo calendario, che permetterebbe di aumentare i tassi di interesse prima di quanto attualmente previsto. Lo scorso dicembre la banca centrale Usa ha dichiarato che avrebbe continuato il ritmo attuale degli acquisti fino a quando i membri del Fomc non avessero concluso di avere raggiunto “ulteriori progressi sostanziali” verso gli obiettivi di inflazione media del 2% e occupazionali.

Esponenti Fed sempre più hawkish 

Le ultime tornate di interviste e commenti pubblici dei funzionari FED mostrano un crescente supporto per una tempistica del tapering più rapida di quanto i mercati si aspettassero solo un mese fa.

Christopher Waller, economista e membro del board della Fed, così come i presidenti delle banche della Fed Eric Rosengren, Robert Kaplan e Jim Bullard hanno pubblicamente chiesto che ci sia il via libera al tapering già nel meeting di settembre. Raphael Bostic, presidente della Fed di Atlanta, ha sostenuto l’inizio del tapering tra ottobre e dicembre, suggerendo che potrebbe anche favorire un annuncio a settembre.

Si tratta di un gruppo consistente di esponenti Fed che non sono considerati falchi, anzi in passato sono stati tra i più sonori sostenitori di un forte impegno della Fed per sostenere l’economia all’inizio della pandemia.

A poco più di un mese dal meeting di settembre (21-22 settembre) cosa potrebbe far cambiare le carte in tavola e permettere a Powell & co. di temporeggiare ancora? Le uniche incognite al momento potrebbero essere un rallentamento marcato del mercato del lavoro nel mese di agosto o letture dell’inflazione che si attenuano. Ma ad oggi le previsioni vanno più nella direzione di un’inflazione che rimarrà alta nel prossimo anno. Un sondaggio Reuters della scorsa settimana ha rilevato che settembre è il nuovo consenso per l’annuncio del tapering, mentre fino a un mese fa la lancetta era spostata su novembre.

Taper tantrum evitato, tassi Treasury sotto controllo

Powell ha più volte rimarcato di vedere l’impennata dell’inflazione come temporanea. L’obiettivo principale del banchiere centrale in questi mesi è stato quello di evitare un tapering tantrum, una ripetizione del brusco sell-off del mercato obbligazionario del 2013 innescato dal presidente della Fed Ben Bernanke che parlava di un’eventuale riduzione degli acquisti di asset.

Powell sembra aver raggiunto quell’obiettivo con i suoi colleghi della Fed che parlano apertamente di tapering ormai da diversi mesi e le azioni sono aumentate e i rendimenti obbligazionari, sebbene volatili, sono rimasti generalmente bassi. Il tasso del Treasury a 10 anni viaggia in area 1,25%, in calo di 10 punti circa nelle ultime due giornate complici anche i timori di un rallentamento economico (crollo fiducia Usa ai minimi dal 2011 e deboli dati economia cinese a luglio).