DEF, perché è così importante: tutti i dettagli
Atteso oggi all’esame del Consiglio dei ministri il Def, il Documento di Economia e Finanza, il principale strumento della programmazione economico-finanziaria in Italia. Un Def che è stato definito da più parti, come sottolinea l’agenzia Ansa, “light” perchè dovrebbe contenere solo i dati di bilancio tendenziali, senza dare visibilità al momento su quelli di programma. Uno dei nodi principali che pendono sono legati ai conti del Superbonus e all’impatto della misura.
Secondo le dichiarazioni della scorsa settimana del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, il documento “in base alle istruzioni della Commissione avrà probabilmente una conformazione leggermente diversa rispetto al passato, sicuramente più leggera”. “La fisionomia” del nuovo piano fiscale-strutturale e del Rapporto di monitoraggio annuale previsti dalle nuove regole Ue comporterà la necessità di rivedere le disposizioni che disciplinano la tempistica e i contenuti del Documento di Economia e Finanza”, spiega il titolare del dicastero di via XX settembre.
E mentre appare “scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi”, sostiene ancora Giorgetti, vediamo di capire cos’è il Def e perché è così importante per i conti pubblici italiani.
Cos’è il DEF
DEF è l’acronimo di “Documento di Economia e Finanza” e rappresenta il principale strumento della programmazione economico-finanziaria in Italia, in sostanza indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine. A proporlo il Governo, mentre l’approvazione è demandata al Parlamento.
Come si legge sul sito del Mef, “i documenti di finanza pubblica contengono le politiche economiche e finanziarie decise dal Governo. Nel corso degli ultimi decenni i documenti programmatici hanno assunto sempre di più un ruolo chiave nella definizione ed esposizione delle linee guida di politica economica del Paese. In una economia caratterizzata da continui e rapidi cambiamenti, essi svolgono una delicata e importante funzione informativa a livello nazionale, comunitario e internazionale, in grado di rendere pienamente visibili le scelte di policy”.
Il DEF è stato introdotto in origine con la riforma della legge di contabilità del 1988 (l. 362/1988) e prendeva il nome di DPEF, ossia Documento di Programmazione Economico-Finanziaria.
Successivamente la l. 196/2009 ne ha cambiato denominazione in Decisione di Finanza Pubblica e l’attuale denominazione deriva dalla l. 39/2011.
La medesima normativa, adeguando la tempistica e i contenuti delle procedure di programmazione al nuovo modello di governance economica dell’Unione Europea e in particolare al cosiddetto semestre europeo, ha previsto l’anticipo alla prima metà dell’anno della definizione delle strategie di bilancio dei singoli Stati membri.
Cosa contiene il DEF
Essendo il principale documento di programmazione della politica economica nazionale, il DEF ha il compito di tracciare:
- gli impegni nel medio-lungo termine sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche
- gli indirizzi sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europea
- il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020.
Sono tre le sezioni che lo compongono.
Prima sezione
La prima sezione riguarda l’attuazione del patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
Nel dettaglio nella prima sezione ci sono:
- gli obiettivi e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo;
- l’indicazione degli obiettivi programmatici per l’indebitamento netto, per il saldo di cassa e per il debito delle PA, articolati per i sottosettori della PA
- le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo
- gli interventi che si intende adottare per garantirne la sostenibilità
- le diverse ipotesi di evoluzione dell’indebitamento netto e del debito rispetto a scenari di previsione alternativi riferiti al tasso di crescita del prodotto interno lordo, della struttura dei tassi di interesse e del saldo primario.
Seconda Sezione
Sono indicate le regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche. Nel dettaglio troviamo:
- analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell’anno precedente e degli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi programmatici indicati nel DEF e nella Nota di aggiornamento
- previsioni tendenziali a legislazione vigente, almeno per il triennio successivo, dei flussi di entrata e di uscita del conto economico e del saldo di cassa
- individuazione, in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica, di regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche
- indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA riferite almeno al triennio successivo
- informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa.
Allegata alla sezione troviamo una nota metodologica che espone analiticamente i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali.
Terza Sezione
Contiene lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR) e in essa sono indicati:
- lo stato di avanzamento delle riforme avviate, indicando l’eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti;
- gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività;
- le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione
- gli effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell’economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell’occupazione.
Quando viene approvato
Entro il 10 aprile il ministro dell’Economia e delle Finanze presenta alle Camere il Documento di economia e finanza (Def).
Il documento è inoltre inviato, entro il termine sopra indicato, per il relativo parere alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, la quale si esprime in tempo utile per le deliberazioni parlamentari.
Entro il 30 aprile occorre poi inviare al Consiglio dell’Unione Europea le sezioni relative al Programma di Stabilità (PS) e al Piano Nazionale di Riforma (PNR).
DEF e Nadef: cosa sono
Entro il 27 settembre il Governo presenta alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, la cosiddetta Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, anche conosciuta con la sigla NADEF.
Ma cosa significa? La NADEF in sostanza è un aggiornamento del Def, un documento che rielabora le previsione inserite nel Def ad aprile e che include le variazioni relative alle nuove prospettive economiche e finanziarie. Nel dettaglio la NADEF contiene un eventuale aggiornamento di:
- previsioni macro-economiche e di finanza pubblica per l’anno in corso e per il periodo di riferimento
- modifiche e integrazioni al DEF conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio europeo relative al Programma di stabilità e al PNR,
- di obiettivi programmatici individuati dal Def
- obiettivo di saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato e di saldo di cassa del settore statale.