Btp: domanda resta forte grazie a tassi, quadro macro e Bce
Le ultime emissioni di Btp hanno confermato il grande interesse degli investitori per i titoli di Stato italiani. Lo scenario macroeconomico e l’attenuarsi delle tensioni sui conti pubblici hanno favorito una discesa dello spread e potrebbero continuare a sostenere l’appetito per i Btp, in uno scenario di taglio dei tassi da parte della Bce che spinge gli investitori a cercare rendimenti più elevati. La view di Mauro Valle, Head of Fixed Income di Generali Investments.
Forte domanda per il nuovo Btp€i a 10 anni
Nella giornata di ieri il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha collocato, mediante sindacato, un nuovo BTP€i a 10 anni – indicizzato all’inflazione dell’area euro, con scadenza 2036 e tasso annuo dell’1,8%, pagato in due cedole semestrali.
Il nuovo benckmark ha registrato un fortissimo interesse tra gli investitori istituzionali, con una domanda complessiva che ha sfiorato i 42 miliardi di euro, oltre otto volte l’importo emesso, pari a 5 miliardi.
Spread Btp-Bund in calo
Nel complesso, le prime emissioni di titoli di Stato del Tesoro hanno riscosso grande successo, grazie soprattutto ai rendimenti elevati e alla percezione di un rischio Paese più contenuto per l’Italia.
Lo dimostra anche il netto calo dello spread Btp-Bund, sceso su livelli inimmaginabili fino a qualche mese fa, quando i broker ipotizzavano valori intorno ai 200 punti base. Ora il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco viaggia in area 127 punti base, con il rendimento del Btp al 3,7% e il Bund al 2,43%.
Lo scenario macroeconomico
La contrazione dello spread è stata agevolata anche da una serie di fattori macroeconomici, illustrati da Mauro Valle, Head of Fixed Income di Generali Investments.
I dati degli ultimi mesi hanno evidenziato una “tendenza al ribasso dell’inflazione abbastanza chiara”. Un trend che, spiega Mauro Valle, “riteniamo non sia a rischio nel lungo periodo”, nonostante gli ultimi rapporti sui prezzi al consumo, negli Stati Uniti e nell’Eurozona, facciano pensare ad un declino “accidentato” nell’ormai famoso “ultimo miglio”.
Inflazione Usa e attese sui tassi Fed
Questo, precisa il manager, “vale soprattutto per gli Stati Uniti, in quanto la crescita economica dovrebbe essere positiva nei prossimi trimestri e il mercato del lavoro non mostra ancora segni di indebolimento.”
L’ultimo aggiornamento sull’indice Cpi core (3,8% a febbraio) ha mostrato “una decelerazione del declino”, che porta il mercato a “prevedere soltanto tre tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve entro dicembre”. Inoltre, “aumentano le probabilità che Powell non inizi il ciclo di tagli a giugno”.
Ricordiamo che la banca centrale americana annuncerà questa sera le proprie decisioni e, soprattutto, pubblicherà l’ultimo aggiornamento del dot-plot, il grafico con le proiezioni dei funzionari del Fomcs sui tassi.
Il quadro macro nella zona euro
Nell’Eurozona, chiarisce Valle, “lo scenario è ben diverso, in quanto l’economia dell’euro per il momento è ancora stagnante, come confermato dagli ultimi dati Pmi. Nell’ultima riunione la Bce ha rivisto al ribasso le previsioni di inflazione per il 2025, ora in linea con l’obiettivo del 2%.”
Ora il Consiglio direttivo “sembra orientato a tagliare i tassi ufficiali a giugno e gli ultimi discorsi dei responsabili di politica monetaria sembrano confermare queste aspettative”, comprese le ultime dichiarazioni della presidente Christine Lagarde.
Alla luce di questi sviluppi, l’ipotesi sostenuta dalla maggior parte degli analisti è quella di un primo taglio dei tassi di 25 punti base entro giugno e poi tagli cumulativi per 100 punti base nel 2024, come previsto dal mercato.
“Dato il debole contesto macroeconomico, ci sono le condizioni per considerare un inizio anticipato ad aprile, ma la Bce preferisce prendersi più tempo per assicurarsi che i prossimi dati sull’inflazione non presentino sorprese negative. Le variabili chiave da monitorare sono la conferma del calo dell’inflazione (e dell’andamento dei salari) e vedere se l’economia dell’euro migliorerà come previsto nella seconda metà dell’anno”, afferma Valle.
Le opportunità nel settore dei bond governativi
Ma come si declinano questo scenario macroeconomico nel comparto del reddito fisso e in particolare dei titoli di Stato?
“Le prossime settimane potrebbero presentare opportunità tattiche per le obbligazioni governative in euro, dato che i tassi core, dopo il ritracciamento osservato da inizio anno, si stanno muovendo di nuovo nella parte alta del range osservato negli ultimi mesi”, dichiara Mauro Valle.
“Riteniamo che i tassi tedeschi vicini al livello del 2,5% offrano l’opportunità di esporsi al rischio di tasso. Questo è vero soprattutto per le scadenze medio-brevi, poiché la curva dei rendimenti in euro è invertita e si prevede che si dis-inverta (o almeno che ripristini l’inversione) quando inizierà il ciclo dei tagli.”
I fattori a supporto dei Btp
Per quanto riguarda i Btp, reduci da una performance piuttosto rispetto ai titoli tedeschi, il manager individua alcuni fattori che hanno sostenuto l’andamento recente.
“Considerando i fattori di mercato, abbiamo assistito a un grande appetito per gli asset rischiosi e questo è positivo per gli spread del credito obbligazionario e per i titoli italiani. La ricerca di carry è forte da parte del mercato, che si aspetta rendimenti più bassi in futuro. Ma anche i fattori legati all’Italia sono di supporto per gli spread italiani: un outlook stabile da parte delle agenzie di rating, la crescita italiana migliore rispetto alla media dell’euro (e va notato che l’economia italiana non sta soffrendo della debolezza della situazione tedesca), tassi più bassi che limiteranno la spesa futura per interessi.”
Infine, “all’inizio dell’anno gli investitori erano preoccupati per l’ammontare netto di obbligazioni da emettere nel 2024, ma nei primi mesi del 2024 la domanda è stata forte e il sostegno al dettaglio di nuovo ampio; quindi, l’attività di emissione italiana è finanziata abbastanza bene a questo punto dell’anno”.
Le prospettive per i Btp
Cosa aspettarsi quindi per le prossime settimane sul fronte di spread e Btp? Il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi “ha raggiunto livelli imprevedibili a inizio anno, ma potrebbe consolidarsi sui livelli attuali, dato che i fattori di supporto a questo trend non sono destinati a scomparire”.
L’appetito per i titoli di Stato, confermato anche dall’ultima edizione del Btp Valore, è principalmente giustificato dal “rendimento che offrono, mediamente pari al 3,5%, elevato non solo in termini nominali: considerando infatti l’attuale livello dell’inflazione, l’investimento in Btp implica infatti un tasso reale positivo. Probabilmente aiuta anche il flusso cedolare che sono in grado di erogare, accompagnato da una tassazione più favorevole”.
Uno scenario che non dovrebbe mutare sensibilmente nel breve periodo. Ormai, secondo Valle, “il mercato dei governativi, incluso quello relativo ai Btp, ha già scontato sia i minori flussi di acquisti della Bce sia le aspettative relative ai prossimi tagli dei tassi. Proprio le aspettative di avere tassi più bassi nei prossimi mesi stanno spingendo gli investitori a cercare investimenti ai tassi migliori”.