Jackson Hole, Powell ostaggio della variante Delta contro i falchi. Messaggio da falco anche dalla Bce
Fed e Bce, i falchi assediano sempre più Jerome Powell e Christine Lagarde? L’impressione è questa, nel giorno in cui il numero uno della Federal Reserve Powell prenderà finalmente la parola, in occasione del simposio di Jackson Hole, tanto atteso dai mercati. E nel giorno in cui forse, finalmente, gli investitori avranno modo di capire quando la Fed inizierà a premere il pulsante “tapering” per ridurre il programma anti-pandemico di Quantitative easing, che si concretizza nell’acquisto di asset per $120 miliardi al mese.
Nelle ultime ore, le indicazioni che sono arrivate dal mondo della Fed hanno fatto traballare la convinzione sbanderiata da diversi analisti: quella secondo cui, Powell & Co rimarranno accomodanti, viste le incognite sull’outlook dell’economia Usa (e del mondo) rinfocolate dai nuovi timori per la pandemia Covid-19.
Lo si può dire chiaramente, e senza problemi: decidere di ritirare bazooka monetari del calibro dei QE lanciati dalla Fed e dalla Bce e/o decidere di alzare i tassi di interesse mentre la corsa della variante Delta nel mondo conferma l’incognita pandemica nonostante i vaccini, non è sicuramente semplice.
Certo, qualcuno potrebbe sfoderare l’esempio della Bank of Korea, la banca centrale della Corea del Sud, che ha deliberatamente snobbato la minaccia della variante Delta, decidendo ieri di alzare i tassi di interesse per la prima volta in quasi tre anni.
Ma se negli Stati Uniti si può parlare di timori di surriscaldamento dell’economia, lo stesso non può essere fatto nel caso dell’Eurozona. E’ vero che, nella giornata di ieri, dal sondaggio GfK della fiducia dei consumatori in Germania, è emerso che proprio l’accelerazione dell’inflazione e l’aumento dei casi di Covid-19 freneranno a settembre la voglia dei tedeschi di fare acquisti. Ma la Bce è stata più volte molto chiara nel blindare il suo piano PEPP (QE pandemico).
Dire stop agli stimoli monetari significherebbe assumersi la responsabilità di aver tagliato gli aiuti all’economia in modo prematuro, rischiando così di azzoppare la ripresa del Pil e di provocare caos e smobilizzi sui mercati.
E’ per questo che qualcuno nei giorni scorsi, in attesa di Jackson Hole, ha pronosticato in ogni caso un tapering lento. Così ha fatto per esempio Edward Moya, analista senior dei mercati presso Oanda:
“La Fed potrebbe anche fare un annuncio sul tapering a settembre o novembre, ma probabilmente il tapering andrà avanti in modo lento, senza alcun impegno riguardo all’aumento dei tassi di interesse”.
“E’ piuttosto difficile per un banchiere centrale, che incontra i suoi colleghi in modo virtuale a causa di un rischio sanitario, affermare che è arrivato il momento di ridurre la politica monetaria accomodante, senza riconoscere che il rischio sanitario può colpire l’economia”, ha concordato Vince Reinhart, chief economist di Mellon.
Diversa l’opinione di Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics, secondo cui il tapering ci sarà:
“Credo che sia probabile che venga lanciato tra questo momento e la fine dell’anno, a prescindere dalla variante Delta”.
Ma è possibile una decisione a prescindere dalla variante Delta? La risposta di alcuni esponenti della Fed è affermativa.
Eppure i numeri snocciolati nelle ultime ore fanno venire i brividi: dai dati monitorati dal New York Times emerge che, nell’ultima settimana che si è conclusa giovedì, la media giornaliera dei nuovi casi di Covid-19 in America è salita a 156.296 unità, in crescita del 24% rispetto a due settimane fa. La media giornaliera dei decessi è salita a 1.233 unità, con un balzo del 100% in due settimane, e oltre quota 1000 per la prima volta da marzo.
La media giornaliera per le ospedalizzazioni è salita a 96.586, in aumento del 29% nelle ultime due settimane.
Dai dati dell’agenzia federale Centers for Disease Control and Prevention emerge che il numero di persone che sono state totalmente vaccinate negli Stati Uniti si attesta a 172,2 milioni, il 51,9% della popolazione totale degli States.
Kaplan, George, Bullard: il trio di falchi Fed che assedia Powell
Nella giornata di ieri e in attesa del discorso di Powell, dalla Fed si sono infatti levate alcune voci con toni chiaramente da falco.
Intervistato da Yahoo Finance, il presidente della Fed di Dallas Robert Kaplan si è detto convinto della resilienza dell’economia americana nei confronti della variante Delta. A suo avviso, ha dunque sottolineato, un rialzo dei tassi Usa nel 2022 sarebbe di conseguenza appropriato. In merito al tapering del QE, Kaplan ha sottolineato inoltre che gli acquisti degli asset che la Federal Reserve di Jerome Powell sta portando avanti con il suo programma di QE, per un valore di $120 miliardi al mese, hanno fatto il loro lavoro e che ora non sono più adatti alla situazione.
Commenti hawkish anche da Esther George, presidente della Fed di Kansas che, in una intervista rilsciata alla Cnbc, ha affermato che, “visti i progressi a cui abbiamo assistito”, la riduzione del programma di acquisti “è appropriata”. Nessuna precisazione è arrivata su quando il tapering dovrebbe, a suo avviso, iniziare. Ma George ha sottolineato che, “guardando alla crescita dei posti di lavoro che è avvenuta lo scorso mese e ai livelli di inflazione in questo momento, si evince che l’economia non abbia più bisogno di un tale livello di stimoli (monetari). Preferirei dunque parlare di tapering più prima che dopo”.
Filppo A. Diodovich, market strategist di IG, ha segnalato anche le dichiarazioni del presidente della Fed di St. Louis James Bullard, che ha “ribadito che il processo di riduzione degli stimoli monetari deve essere fatto partire il prima possibile per contenere le pressioni inflazionistiche. Bullard ha dichiarato che è necessario essere particolarmente attenti per controllare la stabilità dei prezzi, con un processo di tapering che dovrebbe concludersi a suo avviso a marzo 2022”.
Diodovich ha presentato in questo contesto quali sono le aspettative di IG su quanto Powell dirà oggi:
“Le nostre attese sono per un nulla di fatto. Powell cercherà di prendere ancora tempo prima di annunciare l’inizio del processo di riduzione degli stimoli monetari. I timori sulla diffusione della variante delta e i problemi economici che potrebbe causare nei prossimi trimestri suggeriscono che il presidente della FED possa prolungare l’atteggiamento ‘wait and see’ della Fed”.
D’altronde la Fed deve fare ancora bene il punto della situazione: oggi saranno resi noti i dati sull’inflazione. E’ vero che ieri è stata diramata la prima revisione del Pil Usa del secondo trimestre, ma manca all’appello il report sull’occupazione di agosto, in calendario il prossimo 3 settembre.
Questi dati si accompagneranno, ha detto ancora lo strategist di IG, alle “prospettive economiche su inflazione, PIL e disoccupazione che saranno preparate (dalla Fed) per la riunione di settembre” e che “saranno determinanti per capire le tempistiche e il ritmo del processo di tapering”. IG mantiene dunque “la view che l’annuncio del processo di tapering avverrà nel meeting di settembre con inizio a novembre/dicembre 2021”.
Nulla di fatto dalla riunione di oggi di Jackson Hole anche secondo Paolo Zanghieri, economista senior di Generali Investments, che mette in guardia gli investitori dal rischio di rimanere delusi:
“Riteniamo che potranno rimanere delusi coloro che si attendono una precisa comunicazione circa le modalità e le tempistiche del tapering sugli acquisti di asset”, ha detto Zanghieri, aggiungendo che sarà la prossima riunione del Fomc del 22 settembre l’occasione più appropriata per affrontare la questione tapering, visto che nel meeting saranno snocciolate le nuove stime sull’economia.
“Il nostro scenario base, partendo dal presupposto che la variante Delta resti sotto controllo, prevede un annuncio formale (del tapering) a novembre, seguito dall’implementazione a dicembre”, ha puntualizzato l’economista.
Dal canto suo Edoardo Fusco Femiano, market analyst di eToro, ha fatto notare che, “al termine di una settimana vissuta in funzione dell’intervento di Powell, che avverrà all’incirca alle 16 ora italiana, i mercati hanno fornito in queste sedute un’idea piuttosto chiara di cosa si attendono: l’idea di fondo è che il presidente della Fed non abbia alcun interesse a generare reazioni disordinate sui mercati. Piuttosto è probabile che Jerome Powell sia interessato a preparare con cautela gli investitori ad una prossima inversione di tendenza nella politica monetaria. Alla luce degli ultimi dati economici, positivi ma lontani dall’essere esaltanti, con l’incertezza della variante Delta del Covid che pesa sull’outlook per il prossimo autunno, è probabile la Fed mandi all’esterno il messaggio di voler restare attendista rispetto all’evoluzione del quadro economico e, di conseguenza, rispetto al cambio di politica monetaria”.
Eppure dichiarazioni hawkish dal mondo della Fed non sono per l’appunto mancate.
Bullard – noto per aver già sconvolto Wall Street e il mondo intero con le sue parole da falco – ha fatto riferimento anche al mercato immobiliare Usa, in particolare al pericolo dell’aumento dei prezzi delle case.
“Non è il caso di essere troppo compiacenti – ha spiegato – Alcuni credono che il danno potrebbe superare i benefici”, continuando ad acquistare titoli garantiti dai mutui: in questo modo, infatti, i mutui rimarrebbero bassi, e basterebbe questo ad aumentare la speculazione sul mercato immobiliare, che assisterebbe a un ulteriore aumento dei prezzi delle case.
eToro spiega: “Sul piano della reazione del mercato, i prezzi in questi giorni hanno prezzato aspettative di una Fed ‘colomba’, ragion per cui, anche a fronte di una messaggio rassicurante, non è escluso che si possa assistere ad un aumento della volatilità, tipico di quanto un quadro di fondo è già stato prezzato in anticipo. Da sottolineare anche che ieri il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, ha affermato che la banca centrale “si sta allineando” in blocco a un piano che prevede di iniziare a ridurre il programma mensile per l’acquisto di bond da 120 miliardi di dollari ed è inoltre sembrato scettico in merito a una riduzione dell’inflazione nel 2022, smentendo in parte la posizione di Jerome Powell, che invece ha sempre affermato di vedere l’inflazione come un fenomeno transitorio”.
Detto questo, neanche la situazione in Europa, nei piani alti di Francoforte della Bce, è semplice, se si considera che, dalle minute relative all’ultimo meeting del 21-22 luglio – è emerso che, “se alla fine riuscirà ad ancorare le aspettative sull’inflazione al target, così come inteso, la nuova guidance non implicherà necessariamente tassi di interesse ‘più bassi per un periodo di tempo più lungo”. (in riferimento alla nuova guidance lanciata da Christine Lagarde con la rivoluzione sul target di inflazione).
Occhio ai BTP dopo impennata tassi record in sei mesi
In questa situazione attenzione non solo alla reazione dell’azionario ma anche al mercato dei titoli di stato, in particolare ai BTP, che nei giorni scorsi sono stati interessati da importanti sell off.
In particolare, nella sessione dell’altro ieri mercoledì 25 agosto le vendite sono state particolarmente forti “soprattutto sui bond governtivi dell’Eurozona – come confermato dalla nota di Mps Capital Services – con volumi piuttosto elevati considerando il periodo estivo”.
“La bassa volatilità degli ultimi mesi – si legge nel commenti degli esperti – aveva probabilmente portato gli operatori ad implementare strategie di carry-trade e ieri (l’altroieri per chi legge, riferimento al 25 agosto) potrebbero essere scattate delle prese di profitto. Non vi è una motivazione precisa alla base del movimento, ma i segnali di pressioni inflattive giunte dall’indice IFO, uniti alle parole del membro BCE, De Guindos, su una possibile revisione al rialzo delle stime di crescita a settembre sono stati i trigger che hanno fatto scattare le vendite”.
Oggi, e prima del discorso di Jerome Powell, i tassi italiani ritracciano, dopo la fiammata dell’altro ieri, quando erano balzati di 9 punti base, riportando il rialzo più forte degli ultimi sei mesi.
Secondo Reuters il boom dei rendimenti – più forte in sei mesi anche per i Bund tedeschi – è stato scatenato da una combinazione di fattori, tra cui la decisione degli investitori di scaricare bond prima del summit della Fed di Jackson Hole, e alcune previsioni positive sull’economia dell’area euro che sono state snocciolate. Oggi i tassi sui BTP a 10 anni viaggiano attorno allo 0,652%, rispetto allo 0,668% di ieri, a fronte di uno spread BTP-Bund pari a 106,8.