Debito pubblico Italia da record nel 2023
Il debito pubblico italiano a fine 2023 si è attestato a 2.862,8 miliardi, leggermente al di sotto del record di 2.867,7 miliardi toccato a ottobre. Lo ha reso noto Banca d’Italia, nell’aggiornamento periodico sulle stime del debito e del fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche. Oltre il 13% è in mano ad investitori retail (dato aggiornato a novembre), una quota che secondo gli esperti potrebbe anche aumentare nel 2024, in un contesto di tassi ancora elevati.
Debito pubblico a 2.862,8 miliardi a fine dicembre 2023
Al 31 dicembre 2023, il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.862,8 miliardi, rispetto a 2.757,5 miliardi di fine 2022 (141,7 per cento del PIL), con una crescita di 105 miliardi in 12 mesi.
L’aumento del debito rispetto all’anno precedente ha riflesso il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (89,2 miliardi), l’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio (9,6 miliardi) e l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (6,5 miliardi, a 49,9 mld).
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito consolidato delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 109,2 miliardi, a 2.778,5, mentre quello delle Amministrazioni locali si è ridotto di 3,9 miliardi, a 84,2; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente stabile.
Lo scorso dicembre la vita media residua del debito è risultata in linea con i livelli della fine del 2022 (7,8 anni).
Le proiezioni sul debito per il 2024
Il dato odierno è in linea con le stime della Mazziero Research. La società di ricerca finanziaria indipendente aveva infatti previsto un debito pubblico compreso tra 2.848 e 2.864 miliardi a fine 2023.
Le proiezioni di Mazziero Research per il prosieguo del 2024 vedono un debito abbastanza stabile nel mese di gennaio, per poi tornare a crescere sensibilmente nei mesi successivi. A giugno 2024 le stime indicano una forchetta tra 2.915 e 2.966 miliardi.
Per contro, la crescita attesa del Pil per l’anno in corso è piuttosto debole. “Pur escludendo una recessione dell’Italia nel 2024, stimiamo lievi progressi nei singoli trimestri che porterebbero a una crescita modesta dello 0,5% per l’intero anno.”
Associazione Consumatori: “Debito di €48 mila a italiano, €108 mila a famiglia”
“Nel 2023 si è toccato il tetto del debito. Un bel guaio per il nostro Paese considerati il livello dei tassi di interesse e la nuova politica monetaria della Bce“, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Se fosse un debito a italiano si tratterebbe di un indebitamento da infarto, pari a 48 mila e 524 euro, contro i 46 mila e 714 euro del 2022. Anche in questo caso si tratta del peggior dato di sempre. Se fosse un debito a famiglia sarebbe pari a 108 mila e 438 euro” conclude Dona.
Gli investitori retail detengono oltre il 13% del debito pubblico
Per quanto riguarda la ripartizione del debito pubblico tra categorie di investitori, nel corso del 2023 la quota del debito detenuto dalla Banca d’Italia è diminuita, collocandosi al 24,3% alla fine dell’anno (dal 26,1% di fine 2022).
Non sono disponibili i dati di dicembre relativi agli altri detentori del debito pubblico. A fine novembre, Bankitalia ne possedeva il 24,2%, altri IFM residenti (banche nazionali) il 22,8%, altre istituzioni finanziarie residenti (principalmente assicurazioni e fondi pensione) l’11,9%, gli altri residenti (privati e aziende) detenevano il 13,4% del debito pubblico e i non residenti il 27,5%. In quest’ultima voce ricadono anche i titoli detenuti da investitori italiani attraverso fondi di investimento o altri strumenti finanziari di natura estera.
Aumenta la quota di titoli di Stato in mano agli italiani
Negli ultimi due anni la quota di Bot e Btp detenuta dalle famiglie è più che raddoppiata e nel corso del 2023 si è assistito a una vistosa accelerazione: a dicembre 2021, con il debito che aveva toccato i 2.572 miliardi, il mercato retail aveva il 6,4% delle obbligazioni emesse dal Tesoro in circolazione, vale a dire 685 miliardi su 2.234 miliardi complessivi di titoli. A fine 2022, con il debito che aveva toccato i 2.757 miliardi, un primo scatto: la percentuale di titoli statali in mano alle famiglie era salita all’8,7%. A novembre 2023, come spiegato sopra, era pari al 13,4%.
Secondo la Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), la tendenza proseguirà verosimilmente per tutto il 2024. È infatti probabile che conti correnti e depositi continuino a ricevere una remunerazione a un tasso inferiore al costo del denaro stabilito dalla Bce, ragion per cui i titoli di Stato continueranno a svolgere una funzione di salvaguardia del potere d’acquisto: una risposta efficace alla morsa dell’inflazione.