Borsa Tokyo +1,3%. Azionario Asia prevalentemente positivo, per ora Cina più debole non spaventa
Azionario asiatico positivo, nonostante la chiusura debole di Wall Street e la diffusione in Cina dell’indice Pmi manifatturiero stilato congiuntamente da Caixin-Markit, scivolato ad agosto in fase di contrazione. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo dell’1,29% a 28.436 punti circa.
La borsa di Shanghai sale dello 0,49%, Hong Kong fa +0,71%, Sidney negativa con -0,19%, Seoul +0,17%.
Ieri lo S&P 500 ha chiuso l’ultima sessione di agosto con un calo dello 0,13% a 4.522,68 punti; il Dow Jones Industrial Average ha ceduto 39,11 punti a quota 35.360,73, il Nasdaq Composite ha riportato una variazione negativa marginale, che lo ha portato a 15.259,24.
Ma il mese di agosto si è confermato in generale positivo per la borsa Usa: lo S&P 500 è salito del 3% ad agosto, il Nasdaq Composite ha segnato un rally del 4%, avanzando per il terzo mese consecutivo. Più modesto il trend del Dow Jones, salito dell’1,3%.
L’indice S&P 500 sta vivendo inoltre la fase rialzista più forte dal guadagno di 10 mesi che si è concluso nel dicembre del 2017 e l’altroieri ha testato un nuovo massimo di chiusura per la 53esima volta nel 2021.
Tornando all’indice Pmi manifatturiero della Cina stilato congiuntamente da Caixin-Markit, il dato si è attestato ad agosto a 49,2 punti, al di sotto dei 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione dell’attività economica – valori al di sotto – e di espansione – valori al di sopra.
L’indice ha fatto peggio delle attese, che erano per un dato a 50,2 punti, ed è sceso dai 50,3 punti di luglio. Aumentano le preoccupazioni per la solidità dell’economia cinese, dopo che ieri il governo ha comunicato che, a fronte del Pmi manifatturiero ufficiale rimasto in fase di espansione, il Pmi non manifatturiero ufficiale, ovvero il Pmi servizi, è scivolato in fase di contrazione, scendendo sotto i 50 punti fino a 47,5 punti, rispetto ai 52 punti attesi e in forte peggioramento rispetto ai 53,3 punti di luglio. La contrazione si è verificata per la prima volta dal febbraio del 2020.
Tra gli altri dati diramati oggi nell’area dell’Asia-Pacifico, occhio al Pil dell’Australia del secondo trimestre, che ha battuto le stime, anche se gli analisti concordano sul fatto che le recenti restrizioni introdotte nel paese per contrastare la diffusione della variante Delta devono ancora dispiegare i loro effetti.
L’Ufficio nazionale di statistica dell’Australia ha annunciato che, nel secondo trimestre terminato a giugno del 2021, il Pil è salito dello 0,7%. Il dato è stato migliore del +0,5% atteso dal consensus, e successivo al +1,8%.
In Giappone, diffuso l’indice Pmi manifatturiero stilato da Jibun Bank e Markit, sceso ad agosto dai 53 punti di luglio a 52,7 punti.
Il dato, rivisto al rialzo rispetto ai 52,4 punti comunicati nella lettura preliminare, ha confermato comunque la fase di espansione del settore manifatturiero, in quanto al di sopra dei 50 punti. Nel report si legge tuttavia che, “le gravi interruzioni che hanno colpito la catena di approviggionamento, in parte causate dalle restrizioni adottate per la pandemia e dalla carenza globale di materie prime, confermano la pressione sulla produzione e sugli ordini, con le aziende manifatturiere che hanno parlato di difficoltà nel ricevere gli input”. Il riferimento è anche alla crisi dei chip, che sta affossando la produzione a livello globale.