Notizie Notizie Italia Piazza Affari: Equita predica prudenza. Panoramica su settori che offrono “un mix di dividendi attraenti e sostenibili”

Piazza Affari: Equita predica prudenza. Panoramica su settori che offrono “un mix di dividendi attraenti e sostenibili”

16 Gennaio 2024 11:41

Come muoversi sui mercati finanziari in questo 2024? Nelle ultime settimane è questo uno degli interrogativi senza dubbio più ricorrenti. Si parte dall’istantanea di fine 2023, con le performance positive registrate negli ultimi 2 mesi del 2023 (novembre e dicembre): l’indice globale azionario ha mostrato una crescita di quasi il 15% in due mesi e l’S&P500 ha avuto 9 settimane consecutive di rialzi.

Lo scenario attuale impone però una certa cautela, in attesa che alcuni temi e dubbi (tra cui quelli legati alle banche centrali e all’inizio dei tagli dei tassi) vengano chiariti e sciolti. Una prudenza predicata anche da Luigi De Bellis, co-responsabile ufficio studi di Equita, che spiega:

“Abbiamo iniziato l’anno con una visione neutrale sull’azionario in attesa di capire meglio gli sviluppi e prendere delle posizioni più forti, ma privilegiando titoli di qualità, e scommettendo maggiormente sulle mid-small cap, penalizzate nel corso degli ultimi 12 mesi hanno registrato importanti deflussi dai PIR”.

Guardando allo scenario attuale, Equita sottolinea che dopo la forte performance di novembre e dicembre i mercati scontano il cosiddetto scenario “Goldilocks”, ossia una crescita economica resiliente, una diminuzione persistente dell’inflazione e politiche accomodanti delle banche centrali, con i tassi d’interesse in calo di 150 punti base dai livelli attuali sia in EU che USA entro la fine del 2024.

Un contesto in cui gli esperti invitano a non abbassare la guardia sul tema dell’inflazione che può rappresentare ancora una minaccia e a non perdere di vista la crescita economica che mostra segni di indebolimento, con rischi di recessione che rimangono elevati nella zona euro. Elementi che alimentano proprio “la visione neutrale di partenza” di Equita.

Ma come si muoverà Piazza Affari? Quali saranno i settori che potrebbero offrire più spunti? Luigi De Bellis, co-responsabile ufficio studi di Equita, ha fornito la sua view a Borse.it.

1. Quali saranno i settori che potrebbero mettersi maggiormente in evidenza nel 2024?

A livello settoriale, siamo positivi sui finanziari, con una preferenza per le società più esposte alle commissioni (Banca Mediolanum, FinecoBank), dotate di business model meno esposti al costo del rischio, con ampia dotazione di capitale e una minore sensibilità del margine d’interesse alle variazioni dei tassi (Mediobanca), considerando che riteniamo che il picco dei tassi sia stato raggiunto nel 2023.

Siamo positivi anche nel settore Healthcare (DiaSorin, Recordati) data la sottoperformance dell’ultimo anno, valutazioni tornate interessanti e settore legato a trend secolari.

Nel settore Utilities siamo neutrali, in quanto riteniamo che se da un lato la riduzione o stabilizzazione dei tassi d’interesse, il previsto ulteriore miglioramento dei risultati della generazione di energia anche grazie ai contratti di copertura, siano compensati dal calo dei prezzi del gas e della CO2 e minor visibilità sulle curve forward sul 2025. Le nostre preferite sono Enel ed ERG. Nel settore Energy continuiamo a mantenere un posizionamento difensivo dato che stiamo assumendo un prezzo del petrolio abbastanza stabile YoY nel 2024 guidato dalle condizioni di domanda offerta, e dove la nostra esposizione principale resta ENI nel portafoglio principale e Maire Tecnimont nel portafoglio small.

Nel settore industriale manteniamo un approccio selettivo privilegiando titoli che abbiano dato prova di avere “pricing power” anche in contesti di mercato recessivi o che abbiano catalyst specifici (Interpump, Iveco, Pirelli, Stellantis, Brembo). Siamo più prudenti sul lusso nel breve data l’attuale fase di normalizzazione delle crescite, mantenendo la preferenza per un nome difensivo come Moncler.

Abbiamo una posizione neutrale sulla tecnologia, dove i nostri titoli preferiti restano Reply e WIIT, mentre manteniamo la nostra esposizione nel settore delle infrastrutture attraverso TIM risp., Inwit e ENAV, in quanto riteniamo che possano trarre vantaggio da un contesto di diminuzione dei tassi d’interesse e/o offrano un certo appeal speculativo.

2. Dopo la corsa dei bancari nel 2023, cosa possiamo attenderci da questo settore? Quali potrebbero essere i driver e gli scenari possibili in termini di M&A?

Siamo neutrali sulle banche tradizionali, dove le nostre preferite sono Unicredit, Intesa e Credem. Riteniamo che il settore bancario italiano debba continuare a consolidarsi, poiché è necessario avere istituti di credito di dimensioni importanti in grado di beneficiare dell’economia di scala, aumentare gli investimenti e migliorare la qualità dei servizi, riducendo al contempo i costi per i clienti.

3. Dividendi: in quali settori cercare le migliori cedole nel 2024?

I settori che offrono la migliore combinazione di dividendi attraenti e sostenibili sono le società del settore finanziario e quelle operanti nel settore dell’Energia/Utilities (Enel 6,4%, ENI 6%, Snam 6%) e Infrastrutture (Enav 6,1%, Rai Way 6,8%).

In particolare, il settore dei Diversified Financials si conferma particolarmente attraente in termini di remunerazioni per gli azionisti, garantendo un elevato dividend yield (Banca Mediolanum 6,7%, Mediobanca 7,9%, Poste 6,9% e tra le mid-small Ifis 13%, BFF 9,3%, Equita 9,5%).

4. Il 2024 dovrebbe essere l’anno delle small cap: voi cosa vi attendete?

Siamo positivi sulle small cap guardando al 2024. La riduzione della liquidità ha notevolmente compresso le valutazioni delle società di piccole e medie dimensioni (soprattutto dall’inizio del 2022), portandole ai livelli più bassi degli ultimi 10 anni (P/E 2024E a 10x rispetto al 15x di inizio 2022) e allargando lo sconto rispetto ad altri titoli europei.

Il nostro mercato dei capitali continua a essere molto fragile e sottodimensionato, sia in confronto all’economia nazionale, con una capitalizzazione che rappresenta soltanto il 35% del PIL, sia rispetto ad altri mercati europei come la Francia (dove si supera il 120% del PIL, UK ca. 90%, Germania ca. 45%). Inoltre, il numero di investitori istituzionali domestici è ancora molto limitato: costituiscono meno del 10% del totale degli investitori istituzionali nelle società quotate incluse nell’indice FTSE Italia All-Share, confrontato con più del 20% in Francia (che possiede ca. 80 fondi specializzati in PMI francesi), 20% in Germania e 50% in Svezia. Abbiamo visto quest’anno un ulteriore riduzione della liquidità, anche accentuati dai deflussi sui Piani individuali di risparmio. Quindi serve uno sforzo di sistema per avere più investitori e nuove iniziative per rivitalizzare il mercato, come abbiamo evidenziato nel Manifesto per lo sviluppo dei mercati dei Capitali in Italia che abbiamo recentemente presentato.

Il DDL Capitali, sebbene vada nella giusta direzione e contenga elementi positivi per migliorare l’accesso delle imprese ai mercati dei capitali, rappresenta soltanto un primo passo nella stagione delle riforme legislative che occorrono per risolvere il problema.