Fed Day, ultimo meeting 2023: l’equilibrista Powell su futuri tagli, i dotplot e le proiezioni macro
E’ partito ufficialmente il conto alla rovescia per la riunione della Federal Reserve (Fed) di stasera. Dopo il dato sull’inflazione Usa di novembre di ieri in linea con le attese, alle 20 ora italiana arrivano le decisioni sui tassi che secondo le attese dovrebbero restare invariati nel range 5,25%-5,50% (livello raggiunto nella riunione dello scorso 26 luglio, poi ci sono stati mesi di pausa).
Al presidente Jerome Powell forse spetterà il compito più difficile: dovrà cercare di soppesare ogni parola e dichiarazione perchè gli investitori sono a caccia di indicazioni sul timing del primo taglio dei tassi. In uno scenario che ha visto Wall Street continuare la sua corsa: ieri i tre principali listini Usa hanno raggiunto nel corso della seduta i massimi dell’ultimo anno (per l’S&P 500 e il Dow Jones massimi intraday da gennaio 2022, mentre per il Nasdaq si tratta dei massimi dall’aprile 2022).
Powell su futuri tagli, il grafico dotplot e le proiezioni macro: gli ingredienti dell’ultimo meeting 2023
Tassi fermi e il presidente Jerome Powell che cercherà di non sbilanciarsi sui principali temi attesi dal mercato (tempistiche del primo taglio dei tassi e ammontare del taglio nel corso del 2024). Attenzione anche al grafico dotplot e alle proiezioni macroeconomiche. In un contesto in cui la disinflazione negli Stati Uniti spinge per un cambio di rotta della Fed. Queste in estrema sintesi le attese di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia.
“Il problema è che il mercato già sconta dalla Fed il primo taglio a maggio e 4 entro dicembre, con un 40% di probabilità che siano 5“, avverte Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. “Un eventuale minimo incoraggiamento, e queste aspettative possono spingersi oltre, causando un ulteriore easing delle condizioni finanziarie. È difficile che Powell e C. gradiscano questo quadro”, aggiunge l’esperto secondo il quale “è probabile che nel comunicato ufficiale e nella conferenza stampa verranno spese parole per indicare che questo pricing è prematuro, e che nei Dot Plot i tagli indicati per il 2024 non supereranno i 2 (50 bps)“. Sersale lascia una questione sul tavolo: “Ammesso, e non concesso, che questo sia l’esito, il dubbio è: il messaggio sarà sufficientemente robusto da avere un impatto serio sul mercato dei tassi? A guardare la price action, l’impressione è che servirà un tono piuttosto brusco”.
Fed analizza le ultime dall’inflazione
Un buon punto di partenza in attesa dell’esito della riunione è l’analisi dei dati sull’inflazione americana di novembre diffusi ieri pomeriggio. Numeri che hanno confermato il rallentamento nella crescita dei prezzi al consumo (da 3,2% a/a in ottobre al 3,1%) ma hanno evidenziato un indice core (esclusi energetici e alimentari) stabile al 4% a/a.
Un’inflazione in deciso calo, ma che nella componente core continua a suscitare una certa apprensione. Come ricorda Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, gli Stati Uniti, inizialmente in notevole vantaggio nella lotta all’inflazione, si trovano ora in seconda posizione rispetto all’Europa che, con un’inflazione al 2,4%, è la più vicina al target del 2% stabilito dalle banche centrali. A chiudere la classifica resta il Regno Unito, con il livello dei prezzi al 4,6% in ottobre. I prossimi dieci giorni saranno densi di appuntamenti macro, con le riunioni di politica monetaria di Fed, BoE e BCE, seguite dalle letture sull’inflazione di Eurozona e Regno Unito la prossima settimana.
“Le pressioni disinflazionistiche mostrate negli ultimi mesi spingono per un cambio di rotta da parte della Federal Reserve in politica monetaria. Tuttavia, molti banchieri centrali sono consapevoli che tagliare troppo presto il costo del denaro potrebbe comportare pressioni al rialzo sui prezzi e l’inflazione core, al momento, è ben al di sopra dell’obiettivo del 2% – sottolinea Diodovich -. Inoltre, a sostenere la tesi che sia troppo presto per impegnarsi a un taglio del costo del denaro, sono i dati macroeconomici che hanno mostrato un’economia e un mercato del lavoro USA resilienti rispetto alle condizioni restrittive promosse dalla Fed”.
Cosa dice il CME FedWatch Tool
Intanto se si osservano i dati del CME FedWatch Tool, il mercato sconta con oltre il 98% delle probabilità una decisione di mantenere i tassi invariati nella riunione che culminerà stasera. Inoltre, sempre stando allo strumento, gli scenari più probabili nel 2024 sono quelli di un taglio compreso tra 100 e 125 punti base del costo del denaro negli Stati Uniti.
“Il grafico dotplot che comprende le aspettative dei banchieri centrali sul livello dei tassi a fine 2024 potrebbe cambiare notevolmente queste aspettative – sottolinea Diodovich -. A settembre nel grafico dotplot la mediana dei banchieri centrali prevedeva a fine 2024 una diminuzione di soli 25 basis points del costo del denaro a fine anno”. Certo, bisogna tenere in considerazione che da settembre a oggi il quadro economico è mutato notevolmente e c’è stata una disinflazione maggiore del previsto. “Noi crediamo che le aspettative dei membri del Fomc cambieranno e la mediana dovrebbe attestarsi al 4,625% ovvero una riduzione di 75 basis points ben inferiore rispetto ai 100/125 bps attesi dal mercato”, sottolinea lo strategist di IG Italia.
La domanda che si rincorre resta una: quando la Fed taglierà i tassi? Secondo Diodovich la strategia di Powell e più in generale anche degli altri banchieri centrali sarà quella di cercare di prendere più tempo possibile per osservare i movimenti delle variabili macroeconomiche, in particolare dell’inflazione. “Riteniamo che il primo cambio in politica monetaria possa avvenire solamente nel secondo trimestre 2024. Troppo rischioso al momento cambiare strategie monetarie con un’inflazione ben al sopra dell’obiettivo del 2%, conclude l’esperto.