Sell azionario: Borsa Tokyo e Hong Kong in preda agli smobilizzi, futures Wall Street giù. Dubbi sulla Fed
Borse asiatiche e futures Usa sotto pressione, dopo la sessione negativa di Wall Street della vigilia.
L’indice Nikkei della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in calo dell’1,37% a 32.775,82 punti. Vendite anche alla borsa di Hong Kong, che scivola dell’1,76% circa, mentre la borsa di Shanghai arretra di oltre l’1%. Sell anche sulla borsa di Seoul -0,72% e sulla borsa di Sidney -0,89%.
A Wall Street, alle 7,45 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones perdono lo 0,17%. I futures sullo S&P 500 arretrano dello 0,26%, mentre i futures sul Nasdaq cedono lo 0,36%.
Nella giornata di ieri, il Nasdaq Composite ha perso lo 0,8%, scontando le vendite che si sono abbattute in particolare sui titoli Nvidia, Intel, Alphabet, Meta.
La fase di rally della borsa Usa ha fatto dunque una pausa, dopo che i principali indici azionari erano balzati la scorsa settimana per la quinta settimana consecutiva, portando i trader a essere ottimisti sul rally di Natale per Wall Street.
Ieri dietrofront anche per lo S&P 500 e il Dow Jones, in perdita rispettivamente dello 0,5% e dello 0,1%.
A pesare sui mercati il dubbio che la Fed di Jerome Powell non taglierà aggressivamente i tassi sui fed funds nel corso del 2024, a dispetto delle scommesse dei trader che, nelle ultime settimane, hanno puntato su una grande svolta della politica monetaria della banca centrale americana, sulla scia di dati macro che hanno confermato il forte rallentamento della crescita dell’inflazione.
Focus sui tassi dei Treasury a 10 anni, risaliti al 4,25% dal 4,21% della sessione di venerdì.
Scatta il countdown alla prossima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed guidata da Jerome Powell, in calendario per i prossimi 12 e 13 dicembre. I tassi sui fed funds Usa sono stati lasciati al range compreso tra il 5,25% e il 5,5% dallo scorso mese di luglio.
In Asia pubblicati alcuni importanti dati macro come l’indice Pmi servizi della Cina stilato da Caixin.
Il dato è balzato nel mese di novembre al livello record degli ultimi tre mesi, salendo a 51,5 punti e migliorando la fase di espansione.
L’indice Pmi servizi del Giappone stilato da Jibun Bank e S&P Global ha segnato invece un forte calo a novembre scendendo dai precedenti 51,6 punti a quota 50,8 punti, rimanendo comunque in fase di espansione.
Reso noto anche il dato relativo all’inflazione di Tokyo, in Giappone, che ha rallentato il passo, con l’indice headline in crescita a novembre del 2,6%, al ritmo più debole dal luglio del 2022, in rallentamento dopo il +3,3% di ottobre.
Il trend del dato conferma quanto riferito dalla Bank of Japan guidata dal governatore Kazuo Ueda, secondo cui la crescita dell’inflazione, in Giappone, starebbe moderando il passo. E questa è una buona notizia per chi spera che la Bank of Japan attenderà ancora prima di porre fine alla politica dei tassi di interesse negativi.
Intanto oggi la RBA (Reserve Bank of Australia), la banca centrale dell’Australia, ha annunciato di aver lasciato i tassi principali di riferimento invariati al 4,35%.
E’ la prima pausa nel ciclo di rialzi dei tassi dopo tredici strette monetarie lanciate a partire dal maggio del 2022 per contrastare il balzo dell’inflazione.