Inflazione eurozona: segnali positivi per Bce, tagli tassi più probabili
L’inflazione della zona euro ha registrato un ulteriore rallentamento a novembre, consolidando l’idea che i tassi di interesse della Bce abbiano ormai raggiunto il picco. Dalla riunione del 14 dicembre non sono dunque previste modifiche al costo del denaro, mentre gli operatori intensificano le scommesse sui tagli nel 2024.
Inflazione core cala al 3,6%, meglio delle attese
Secondo la rilevazione preliminare di novembre, l’indice dei prezzi al consumo della zona euro ha riportato una flessione dello 0,5% su base mensile, più marcata rispetto al -0,2% previsto dagli analisti, dopo il +0,1% del mese precedente. Su base annua, l’indice dei prezzi al consumo rallenta dal 2,9% al 2,4%, contro il 2,7% del consensus.
L’indice core, che esclude le componenti più volatili, ovvero prezzi energetici e alimentari, mostra una crescita tendenziale del 3,6%. Il dato esprime un sensibile rallentamento dal 4,2% di ottobre e ha sorpreso in positivo gli economisti, che si aspettavano una variazione del 3,9%. Ricordiamo che quest’ultimo dato rappresenta quello più significativo per tracciare la dinamica dell’inflazione ed è attentamente monitorato dalla Bce per valutare la traiettoria dei prezzi.
L’inflazione nei principali Paesi dell’eurozona
La dinamica dell’inflazione nell’eurozona è il risultato delle tendenze che emergono all’interno dei singoli Paesi. Nella tabella sottostante vengono riportati i dati più recenti dei principali Stati che adottano la moneta unica e l’indice Cpi complessivo.
Con particolare riferimento all’inflazione armonizzata (calcolata in modo da rendere confrontabili gli indici dei prezzi al consumo di Paesi diversi), tutti i principali Paesi europei hanno registrato un forte rallentamento: la Germania da 3,0% a 2,3%, la Francia da 4,5 a 3,8%, l’Italia dall’1,8% allo 0,7% e la Spagna da 3,5 a 3,2%.
Nel complesso, le pressioni di fondo sembrano dunque ridursi ad un ritmo persino superiore a quello ipotizzato dagli analisti nella gran parte degli Stati del Vecchio Continente. Gli analisti restano comunque prudenti sul dato tedesco, prevedendo una possibile risalita nel prossimo mese.
Segnali positivi per la Bce, ma c’è ancora terreno da percorrere
Nel complesso, l’ulteriore discesa dell’inflazione core segnala un avvicinamento verso il target del 2% fissato dalla Bce, anche se manca ancora strada da percorrere, come sottolineato più volte dai funzionari dell’Eurotower.
In ogni caso, è sempre più consolidata l’idea che non ci saranno altri rialzi dei tassi, ma il costo del denaro verrà mantenuto stabile su questi livelli per un tempo che il Consiglio direttivo riterrà adeguato a far convergere stabilmente la crescita dei prezzi verso l’obiettivo di medio termine.
Resta inoltre da capire l’impatto residuo dei precedenti rialzi sull’economia, poiché la trasmissione avviene con un certo ritardo. Il processo è chiaramente visibile nel settore finanziario, dove i prestiti alle imprese hanno cominciato a calare per via dell’inasprimento delle condizioni del credito, mostrando la prima riduzione annuale dal 2015 il mese scorso.
La reazione dei mercati ai dati
Dopo la pubblicazione del report, gli indici azionari europei hanno mantenuto un’intonazione lievemente positiva, consolidando i rialzi del mese di novembre. L’Eurostoxx 50 avanza dello 0,3%, in linea con il Dax e l’Ibex 35, mentre il Ftse Mib è in rialzo dello 0,5% e il Cac 40 dello 0,4%.
Nel comparto obbligazionario il Btp decennale si attesta al 4,18%, in leggero rialzo, e il Bund al 2,42%, con lo spread fra i due in lieve aumento a 176 punti base. Sul Forex, l’euro/dollaro si deprezza a 1,092.
Per quanto riguarda le aspettative implicite nei tassi swap, gli operatori scommettono su un avvio anticipato dei tagli dei tassi di interesse da parte della Bce nel 2024 e su un allentamento più marcato della politica monetaria nel corso dell’anno.
Una riduzione di 25 punti base è pienamente scontata entro aprile, con una probabilità di quasi il 50% di un taglio già a marzo. Poco più di un mese fa si prevedeva un primo intervento a giugno. Nel complesso, i mercati puntano su quattro tagli da 25 bp nel 2024, rispetto a tre della scorsa settimana.
ING: “Segnali di vittoria imminente sull’inflazione”
I dati di oggi, secondo gli analisti di ING, “moltiplicano i segnali di una imminente vittoria sull’inflazione per la Bce”.
La banca centrale, ricordano gli esperti, “è preoccupata per fattori come la crescita dei salari e possibili picchi nel mercato energetico, che potrebbero riportare l’inflazione su un percorso più elevato. Tuttavia, l’attuale politica monetaria è sufficientemente restrittiva come mostrano i dati sui prestiti bancari pubblicati all’inizio di questa settimana.”
Inoltre, “l’impatto dell’inasprimento sarà ancora maggiore poiché i pagamenti degli interessi continuano ad aumentare. Il mercato ha quindi ragione a iniziare a considerare tagli dei tassi per il 2024. Riteniamo che il primo potrebbe verificarsi prima dell’estate”, conclude ING.
IG: “Possibile taglio dei tassi in primavera
“I numeri odierni suggeriscono che i timori sulle pressioni inflazionistiche devono essere totalmente ridimensionati“, spiega Filippo Diodovich, Senior Market Analyst, IG. “Le politiche monetarie restrittive della Banca centrale europea hanno raffreddato notevolmente le economie dell’eurozona. Soprattutto il settore dei servizi che aveva preoccupato nei mesi scorsi ha mostrato una discesa dei prezzi dello 0,9% su base mensile e una crescita del 4,0% su base annuale”, mentre “continua la caduta dei prezzi energetici (-2,2% m/m e -11,5% a/a)”
I numeri odierni “confermano lo scenario di una Bce che manterrà i tassi di interesse sui livelli correnti nei prossimi meeting del Consiglio Direttivo. I dati sull’andamento dei prezzi al consumo cancellano gran parte dei dubbi espressi dal governatore dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde che ha mostrato perplessità sul futuro sentiero dell’inflazione.”
Il forte rallentamento dei prezzi al consumo avrà bisogno di conferme, ma “se l’inflazione dovesse mostrare questo andamento anche nei prossimi mesi, necessariamente la politica monetaria della Bce dovrebbe cambiare portando a un taglio del costo del denaro in primavera.”