Notizie Notizie Italia Btp e spread: i fattori da monitorare e le attese per il 2024

Btp e spread: i fattori da monitorare e le attese per il 2024

Pubblicato 28 Novembre 2023 Aggiornato 4 Dicembre 2023 12:29

I rendimenti dei titoli di Stato italiani e lo spread Btp-Bund hanno registrato una marcata riduzione da metà ottobre ad oggi. Per capire le ragioni alla base di questo movimento e cosa dobbiamo aspettarci tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 abbiamo intervistato Gianni Piazzoli, Chief Investment Officer di Vontobel Wealth Management SIM. Ecco il punto di vista dell’esperto sull’andamento di Btp e spread, i driver da tenere sotto osservazione e un consiglio per gli investitori.

I movimenti di Btp, spread e altri titoli di Stato

Dopo aver iniziato il mese di settembre in area 4,20%, il rendimento del BTP a 10 anni ha toccato un picco del 5% a metà ottobre, per poi scendere verso il 4,30% degli ultimi giorni.  “Non dobbiamo dimenticare che il mercato dei titoli di stato, dai T-Bond ai Bund, ha dovuto assimilare il messaggio “higher for longer” delle banche centrali emerso nelle riunioni di Fed e Bce di settembre”, ricorda Piazzoli.

Il riferimento è alle indicazioni restrittive giunte dai responsabili di politica monetaria, che hanno alimentato la prospettiva di tassi di interesse destinati a rimanere su livelli elevati per più tempo rispetto a quanto previsto in precedenza. In seguito ai toni ‘hawkish’ dei funzionari, il T-Bond Usa è arrivato al 5% e il Bund ha toccato il 3%.

Negli ultimi giorni però, dopo lo stop agli aumenti da parte delle banche centrali e il calo dell’inflazione (al 3,2% negli Usa e al 2,9% nell’area euro) il rendimento del decennale statunitense è rientrato al 4,4% e quello tedesco al 2,54%.

Perchè il Btp si è mosso di più

Sebbene l’andamento generale dei titoli di Stato nell’ultimo periodo sia lo stesso per la maggior parte dei benchmark europei e negli Usa, il Btp ha registrato movimenti più ampi rispetto alle obbligazioni degli altri Paesi, con una discesa di circa 70 punti base.

Questo perché “il rendimento del BTP esprime un beta più elevato ed ha avuto un’oscillazione più marcata, anche se lo spread rispetto al Bund decennale è sceso a 172 punti base contro una mediana degli ultimi 12 mesi di 183 punti base”, spiega Piazzoli.

Sulla discesa hanno influito anche alcuni fattori specifici: “Va precisato che proprio nell’ultimo mese la politica fiscale italiana è stata attentamente scrutinata dalle agenzie di rating con l’inatteso miglioramento dell’Outlook da parte di Moody’s e ‘quasi’ promossa dalla Commissione UE. Risultati, questi ultimi, non scontati fino a qualche settimana fa.”

I temi chiave e le attese per la fine del 2023

“Se il contesto resta più rilassato sul fronte dei rendimenti obbligazionari europei, con un’ulteriore calo dell’inflazione dell’area euro previsto giovedì, allora anche lo spread italiano potrebbe trarre beneficio da qui a fine anno, anche per l’assenza di collocamenti da parte del Tesoro”, afferma Piazzoli.

“Nonostante il recente miglioramento, la prospettiva di rivedere lo spread al minimo degli ultimi 12 mesi, ovvero a 155 punti base, non è del tutto improbabile”, aggiunge il Chief Investment Officer di Vontobel Wealth Management SIM. Questo, alla luce di due delle tre scadenze che andranno monitorate da qui a fine anno secondo il manager.

Inflazione

“In settimana – giovedì – l’inflazione italiana, dopo l’1,8% di ottobre, potrebbe avvicinare l’1% a novembre. Nell’area euro, invece, la crescita annua dell’indice dei prezzi al consumo potrebbe scendere al 2,7%. Numeri impensabili fino a qualche mese fa, con il risultato pratico di contenere anche l’esborso per le cedole future legate ai BTP Italia e ai BTP€, che rappresentano circa il 15% delle emissioni italiane in circolazione”.

Nuovo Patto di Stabilità

“A questo punto, un ultimo tassello anche a favore dell’Italia potrebbe essere il raggiungimento di un accordo sul nuovo Patto di Stabilità a livello europeo. Per ottenerlo è probabile però che il governo italiano debba concedere qualche apertura circa l’approvazione del MES.”

Riunione della Bce

Il 14 dicembre si riunirà la Bce per l’ultima volta nel 2023. “In quell’occasione potrebbe aprirsi il dibattito sul non-rinnovo dei titoli in scadenza legati al PEPP, cosa che già avviene per l’altro programma dell’istituto, l’APP, nell’ambito del quale non vengono più rinnovati i titoli che scadono. A fine ottobre, la Bce deteneva ancora 416 miliardi di euro di BTP italiani, con una durata media di 7 anni. Pertanto, ammontano a circa 60 miliardi le scadenze all’anno che il mercato dovrà assorbire”.

Da registrare una parziale risalita di Btp e spread nelle ultime ore in scia ad alcune dichiarazioni della presidente della Bce, Christine Lagarde, proprio sul programma PEPP.

Focus sulle emissioni nel 2024

Se dunque l’inflazione è prevista in calo, “è l’elevato ammontare di emissioni di titoli di stato del 2024 a rappresentare un possibile ostacolo per la grande maggioranza dei paesi occidentali, a partire dagli Stati Uniti per arrivare all’Europa e quindi all’Italia”, spiega Piazzoli.

“La necessità di finanziarsi sul mercato da parte dei governi, in assenza di acquisti da parte delle banche centrali, richiederà una maggiore partecipazione da parte degli investitori istituzionali e privati. Stando agli ultimi dati disponibili, solamente i ‘privati italiani’ hanno aumentato la loro quota in Btp, grazie anche ad alcune emissioni a loro dedicate (come il BTP Valore), passando dal 9% del di titoli di stato italiani detenuto a gennaio al 12% di settembre, con gli investitori esteri fermi al 27%.”

Alla luce delle dinamiche descritte, il consiglio è dunque di non sottovalutare le “possibili tensioni sui mercati, motivo che deve spingere ad una certa diversificazione dei portafogli anche nell’acquisto di titoli di stato”, conclude l’esperto.