Petrolio: riunione Opec+ rinviata al 30 novembre, le previsioni degli analisti
L’Opec+ ha deciso di rinviare la riunione originariamente prevista per questa domenica, 26 novembre, a giovedì 30 novembre. Il meeting verrà seguito con particolare attenzione per valutare gli equilibri futuri tra domanda e offerta. Ecco le previsioni attuali degli analisti in merito a questo appuntamento e per il 2024.
Il rinvio della riunione Opec+ affossa il greggio
Al momento, i futures su Wti e Brent scambiano rispettivamente in area 76,7 e 81,3 dollari al barile, in calo di circa il 4% dopo che la riunione dell’Opec è stata posticipata.
Il cartello non ha motivato ufficialmente la decisione, ma secondo alcuni fonti il rinvio sarebbe legato all’insoddisfazione saudita per i livelli di produzione petrolifera degli altri membri.
L’Arabia Saudita, che da luglio sta effettuando un ulteriore taglio alla produzione di 1 milione di barili al giorno, starebbe infatti incontrando delle difficoltà nelle trattative con gli altri membri in merito all’offerta complessiva.
L’andamento del petrolio tra minori rischi geopolitici e domanda debole
Prima di questa ottava, le quotazioni del petrolio avevano archiviato quattro settimane consecutiva in ribasso, accumulando un calo di circa il 13% nell’ultimo mese, in scia ai segnali che indicano un mercato meno rigido di quanto previsto in precedenza.
L’oro nero ha pagato in parte l’attenuarsi del premio al rischio legato alle tensioni in Medioriente. Il timore di un allargamento del conflitto tra Israele ed Hamas ad altri Paesi, con potenziali ripercussioni sull’offerta di greggio della regione, si è ridimensionato, anche se il sequestro di una nave giapponese nel Mar Rosso da parte di ribelli Houthi sostenuti dall’Iran ha destato qualche preoccupazione nelle ultime ore.
Inoltre, analisti e operatori del settore hanno mediamente rivisto al rialzo le previsioni sull’offerta globale, arrivando a stimare per il mercato un leggero surplus a inizio 2024.
A questo si sommano alcuni segnali di indebolimento della domanda, come l’aumento delle scorte statunitensi, l’andamento degli spread tra future sul greggio con diversa scadenza temporale e la riduzione delle scommesse rialziste da parte degli hedge fund, ai minimi da 20 settimane. Dinamiche parzialmente compensate negli ultimi giorni dall’indebolimento del dollaro, che rende più vantaggiosi gli scambi per gli acquirenti con diversa valuta.
Le stime di ING per la riunione Opec+
Il meeting del 30 novembre potrebbe plasmare gli equilibri fino al 2024, poiché l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati esamineranno il mercato globale del greggio e decideranno le priorità per il nuovo anno.
L’ipotesi prevalente è che le riduzioni volontarie delle forniture da parte di Arabia Saudita e Russia, attualmente in vigore fino a fine 2023, vengano ulteriormente estese.
Quel che non è chiaro, invece, “è se gli altri membri del gruppo Opec+ effettueranno ulteriori tagli”, come affermano gli analisti di ING Groep. “Il gruppo potrebbe prendere in considerazione riduzioni fino a 1 milione di barili al giorno. Un taglio complessivo più profondo, combinato con il mantenimento di quelli di sauditi e russi, sarebbe più che sufficiente per annullare il surplus previsto al momento nel primo trimestre del 2024”, aggiungono gli esperti della banca olandese.
La view di JP Morgan sul mercato del petrolio nel 2024
Anche JP Morgan prevede che l’Opec+ mantenga attive le riduzioni dell’offerta per continuare a bilanciare i mercati, come nel corso del 2023, stabilizzando le quotazioni del petrolio. Il prezzo medio del Brent è stato pari a 81 dollari al barile quest’anno ed è previsto in lieve rialzo a 83 dollari al barile nel 2024 ma in calo a 75 dollari al barile nel 2025, secondo gli analisti della banca statunitense.
Nel 2023, la domanda è sulla buona strada per realizzare una crescita di 1,9 milioni di barili al giorno. Tuttavia, l’offerta non Opec ha più che compensato questo incremento con un’espansione di 2,2 milioni di barili al giorno, guidata dagli Stati Uniti con una produzione di 1,5 milioni di barili al giorno.
Nel 2024, la domanda è destinata ad aumentare di 1,6 milioni di barili al giorno, sostenuta dai mercati emergenti, gli Stati Uniti e da un’Europa sì debole ma stabile. Due terzi della crescita della domanda deriveranno dall’espansione economica, mentre la continua normalizzazione del carburante per aerei alimenterà il resto. Tuttavia, l’offerta dei produttori non Opec+ dovrebbe aumentare di 1,7 milioni l’anno prossimo, più che compensando la maggiore domanda.
In definitiva, “per mantenere equilibrato il mercato petrolifero, l’alleanza OPEC+ dovrebbe continuare a limitare la produzione”, affermano gli analisti.
I target del petrolio Brent per l’anno prossimo secondo gli analisti
Nei giorni scorsi anche altre banche d’affari hanno formulato previsioni sul mercato petrolifero dei prossimi mesi, indicando target specifici per le quotazioni dell’oro nero.
In particolare, Morgan Stanley si aspetta che l’Opec prolunghi la sospensione parziale delle forniture per bilanciare il mercato anche nel 2024. In tale contesto il valore atteso del Brent nel corso del prossimo anno sarebbe pari a 85 dollari al barile.
Più elevati gli obiettivi di prezzo fissati da Barclays e Goldman Sachs. La banca britannica prevede una media di 93 dollari al barile nel 2024, spinta soprattutto dalla domanda cinese, mentre nel periodo 2025-2030 stima un fair value di equilibrio di 80 dollari. Goldman Sachs, invece, ha rivisto al ribasso le previsioni sul prezzo medio del petrolio Brent per il 2024 a 92 dollari al barile.