Bce: “Movimenti spread Btp-Bund un’eccezione, pesa legge di bilancio”
In mattinata la Bce ha diffuso il Bollettino Economico n° 7 del 2023, nel quale ha fatto il punto sulle ultime delibere di politica monetaria, sul contesto di crescita e inflazione nell’eurozona, le condizioni del credito e l’andamento del mercato finanziario. In relazione a quest’ultimo tema, il report sottolinea l’aumento dello spread Btp-Bund nel periodo intercorso fra le ultime due riunioni del 14 settembre e del 26 ottobre, in controtendenza rispetto agli omologhi europei, a causa di “fattori idiosincratici”. Ecco i principali spunti del bollettino dell’Eurotower.
- Le delibere dell’ultima riunione Bce
- Le prospettive di crescita dell’eurozona
- Inflazione in calo ma pressioni interne ancora forti
- L’aumento dei tassi della Bce si trasmette alle condizioni di finanziamento
- Aumento Spread Btp-Bund legato a misure fiscali della legge di bilancio
- I target del governo che preoccupano i mercati
- Spread sotto osservazione con giudizio Moody’s il 17 novembre
Le delibere dell’ultima riunione Bce
Nel meeting del 26 ottobre 2023 il Consiglio direttivo ha mantenuto invariati i tre tassi di interesse di riferimento, affermando che le ultime informazioni disponibili confermano la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine.
I responsabili di politica monetaria dell’eurozona si attendono ancora che “l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo prolungato, mentre le pressioni interne sui prezzi si confermano intense.”
I funzionari ritengono che i tassi “si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento dell’obiettivo – di inflazione – del 2% nel medio termine”.
Il Consiglio direttivo “continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria.”
Le prospettive di crescita dell’eurozona
La Bce sottolinea la persistente debolezza dell’economia dell’euro, come indicato dalla continua contrazione del prodotto del settore manifatturiero, accompagnata da un rallentamento dei servizi.
Gli indici sulla produzione dell’eurozona di ottobre hanno mostrato un peggioramento dell’attività e un’ulteriore estensione del declino che si protrae in questa seconda metà del 2023, con il Pmi composito in calo a 46,5 punti dai 47,2 di settembre.
“È probabile che l’economia rimanga debole nella parte restante del 2023. Tuttavia, con l’ulteriore diminuzione dell’inflazione, la ripresa dei redditi reali delle famiglie e l’aumento della domanda di esportazioni dall’area dell’euro, l’attività dovrebbe rafforzarsi nei prossimi anni.”
Inflazione in calo ma pressioni interne ancora forti
In occasione dell’ultima riunione la Bce ha riscontrato un calo dell’inflazione, confermato anche dai successivi dati sui prezzi al consumo di ottobre. La lettura preliminare del mese scorso ha evidenziato un rallentamento dell’inflazione headline dal 4,3% di settembre al 2,9% e un dato core in frenata dal 4,5% al 4,2% su base annua.
“La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo continua a scendere. Allo stesso tempo, le pressioni interne sui prezzi restano forti, anche di riflesso alla crescente importanza dell’incremento delle retribuzioni.”
Inoltre, “le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine si collocano per la maggior parte intorno al 2%”, anche se “alcuni indicatori rimangono elevati e necessitano di un attento monitoraggio”, affermano i responsabili.
L’aumento dei tassi della Bce si trasmette alle condizioni di finanziamento
Prima di una brusca inversione di rotta negli ultimi giorni di ottobre, i tassi di interesse a più lungo termine erano “marcatamente aumentati, rispecchiando i forti incrementi osservati nelle altre principali economie”.
I tassi di indebitamento più elevati, “insieme alla connessa riduzione dei piani di investimento e degli acquisti di abitazioni, hanno determinato un ulteriore brusco calo della domanda di credito nel terzo trimestre, come rilevato dall’indagine sul credito bancario di ottobre 2023. Inoltre, i criteri per la concessione di prestiti a imprese e famiglie hanno registrato un ulteriore irrigidimento.”
In tale scenario, crescono i timori delle banche per i rischi cui è esposta la clientela, alla luce dei quali sono a loro volta meno disposte ad assumere rischi.
Aumento Spread Btp-Bund legato a misure fiscali della legge di bilancio
La Bce passa poi ad esaminare l’andamento dei mercati finanziari nel periodo intercorso fra le ultime due riunioni di politica monetaria. Nel periodo, “i tassi a più lungo termine privi di rischio dell’area si sono collocati su livelli notevolmente superiori, in gran parte di riflesso alle esternalità provenienti dal mercato statunitense”.
Nell’area dell’euro, prosegue il Bollettino, “i rendimenti dei titoli di Stato sono cresciuti in linea con i tassi privi di rischio, con i differenziali sui rendimenti dei titoli di Stato italiani che sono in qualche misura aumentati.”
In particolare, il 25 ottobre – giorno antecedente la riunione – “il rendimento medio ponderato per il PIL dei titoli di Stato decennali dell’area dell’euro si è collocato intorno al 3,5%, circa 25 punti base al di sopra del livello registrato all’inizio del periodo in esame. I rendimenti dei titoli di Stato decennali dell’area si sono generalmente mossi in linea con i tassi a lungo termine privi di rischio.”
Per quanto riguarda lo spread Btp-Bund, la Bce sottolinea che “durante il periodo in esame le variazioni dei differenziali sui titoli di Stato sono state molto contenute, con l’eccezione del differenziale italiano, che si è in qualche misura ampliato, verosimilmente per effetto di fattori idiosincratici collegati, tra le altre cose, alle notizie riguardanti le misure fiscali previste dalla legge di bilancio nazionale.”
I target del governo che preoccupano i mercati
Nelle scorse settimane Fitch ha manifestato alcuni dubbi in merito ai parametri fissati dalla Nadef, che secondo l’agenzia prevedono un “significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti”.
Ricordiamo che il governo italiano ha abbassato le stime sul Pil per quest’anno e per il prossimo rispettivamente allo 0,8% e all’1,2% (contro l’1% e l’1,4% del Def di aprile).
Inoltre, l’esecutivo ha fissato un target di deficit di bilancio per il 2024 più ampio rispetto alle previsioni e molo superiore al tetto del 3% fissato dall’Unione Europea. Per quest’anno si punta a un deficit del 5,3%, seguito da un 4,3% nel 2024.
Infine, il debito pubblico rimarrà elevato e non scenderà significativamente nei prossimi anni. Le proiezioni indicano un rapporto debito/Pil pari al 140,2% nel 2023, al 140,1% nel 2024 e al 139,9% nel 2025.
Spread sotto osservazione con giudizio Moody’s il 17 novembre
Nelle ultime due settimane il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi si è ridotto, passando da circa 200 punti base del 26 ottobre (giorno della riunione della Bce) agli attuali 186 bp. Nello stesso periodo il rendimento del Btp è diminuito dal 4,87% al 4,5%, amplificando un movimento che ha caratterizzato i principali titoli di Stato negli ultimi 15 giorni.
L’Italia nel frattempo ha incassato la fiducia delle prime due agenzie di rating, S&P e Dbrs, che hanno confermato le valutazioni sul debito a BBB con oulook stabile. L’attenzione è rivolta soprattutto al 17 novembre, quando Moody’s si pronuncerà sul rating e potrebbe declassare le obbligazioni del Tesoro a “titoli spazzatura”, causando nuovamente volatilità su Btp e spread.