I titoli di oggi a Piazza Affari: in evidenza Leonardo e petroliferi, giù Juventus
Seduta volatile, sin qui, per Piazza Affari. Dopo un avvio in calo il Ftse Mib ha sostanzialmente annullato le perdite, trainato in particolare da Leonardo e dai titoli del settore energetico. Vediamo nel dettaglio cosa sta sostenendo il comparto della difesa e i petroliferi, in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche internazionali. Fuori dal listino principale, focus su Juventus, che viaggia in calo di oltre 8 punti percentuali.
Leonardo in luce con il comparto della Difesa
L’attacco dei militanti palestinesi di Hamas in Israele nel fine settimana e i timori di un ampliamento del conflitto ad altri Stati hanno innescato gli acquisti sul settore dell’aeronautica e della difesa.
Leonardo, così come altre realtà del comparto, potrebbe beneficiare di nuove commesse nell’ambito della difesa. In particolare, Intermonte afferma: “in fase di acute crisi geopolitiche e conflitti in aree come quella medio-orientale pensiamo che vi sia spazio per una sovraperformance di settori come quelli legati alle commodities ed in particolare all’oil, titoli difensivi come regulated utilities e titoli della difesa”.
A livello europeo, oltre a Leonardo (+5,1% a 13,6 euro), avanzano anche la britannica BAE Systems (+4%) e la tedesca Rheinmetall (+5%), tra le migliori dell’indice Stoxx Europe 600, oltre a Saab, Dassault Aviation, QinetiQ Group, Thales e Safran.
Analisti positivi su Leonardo
Il rialzo odierno di Leonardo, in vetta al Ftse Mib, porta i guadagni dall’inizio anno a superare il 70%, per un titolo che dall’invasione dell’Ucraina ad opera della Russia ha più che raddoppiato il proprio valore.
La panoramica delle stime raccolte da Bloomberg evidenzia un quadro decisamente positivo: 12 broker consigliano l’acquisto, seguito da 4 Hold e un solo Sell. Il target price medio è pari a 14,18 euro, con un rendimento potenziale del 3% circa rispetto alle quotazioni attuali.
Energetici sugli scudi con il balzo del petrolio
Anche il rialzo dei titoli energetici è legato all’escalation di tensioni tra israeliani e palestinesi. L’attacco di Hamas ha innescato un rialzo del greggio, con il Brent in progresso del 3,7% in area 87,8 dollari al barile. Dinamica di cui hanno beneficiato le società di Piazza Affari il cui andamento è fortemente correlato ai prezzi del petrolio e in particolare Tenaris (+2,3%), Eni (+2,2%) e Saipem (+1,3%).
Possibile escalation di tensioni in Medioriente
L’area specifica attualmente coinvolta nel conflitto non è così rilevante a livello di produzione, ma il timore è che le tensioni possano coinvolgere altri Paesi, impattando significativamente l’offerta in un contesto già caratterizzato dai tagli dell’Opec+ e dal deficit previsto da qui a fine anno per il mercato globale.
Il principale osservato è l’Iran, uno dei maggiori produttori mediorientali, che potrebbe aver sostenuto l’attacco di Hamas. In tal caso gli Usa, alleati di Israele, potrebbero sanzionare pesantemente il Paese e determinare un’ulteriore riduzione dell’output. Ricordiamo che il Golfo Persico è un punto di transito strategico per il greggio, dato che circa il 20% dei barili passa da lì, principalmente diretto verso l’Asia.
La view di Equita sul settore
Secondo gli esperti di Equita Sim, “un adeguato premio per il Brent, a causa delle preoccupazioni politiche e alla stabilità in Medio Oriente, può situarsi tra i $5 e i $10 al barile. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi del petrolio erano saliti fino a $30 al barile per poi ritornare gradualmente ai livelli pre-conflitto”.
In linea con quanto osservato stamani, “i titoli delle società integrate oil&gas dovrebbero essere i maggiori beneficiari di tali eventi per il momentum diretto sugli utili e per le caratteristiche difensive. Sebbene un aumento dei prezzi del petrolio possa causare un aumento dell’inflazione nel breve, crediamo che tale aumento sia principalmente legato a questioni di fornitura, il che potrebbe portare a una diminuzione della domanda, con possibili effetti deflazionistici in un secondo momento.”
Alla luce del conflitto e del deterioramento del quadro macroeconomico, “nei prossimi mesi ci aspettiamo una diminuzione dei tassi reali e un leggero aumento degli spread creditizi, che finora sono rimasti relativamente sotto controllo. In questo contesto, riteniamo che i titoli di qualità/difensivi siano da privilegiare rispetto ai ciclici”, conclude Equita.
I pareri degli analisti sui titoli oil
Per quanto riguarda Eni, i giudizi degli analisti raccolti da Bloomberg evidenziano 20 Buy e 12 Hold, con un prezzo obiettivo medio di 17 euro e un upside potenziale del 14%, dopo il +12,6% registrato sinora nel corso del 2023.
Prevalenza di raccomandazioni positive anche per Saipem, con 17 Buy e 3 Hold, un target price medio di 2,12 euro e un rendimento stimato del 48%, a seguito del +27% da inizio anno.
Infine, Tenaris registra 14 consigli di acquisto, 4 neutrali e uno di vendita, con un prezzo target medio di 18,34 euro e un upside implicito del 23%, per un titolo in calo dell’8% quest’anno.
Juventus
Altra osservata speciale di oggi è Juventus. Il titolo ha registrato cali fino al 16% in mattinata, maggior crollo da marzo 2020, dopo l’approvazione dei risultati dell’ultimo esercizio, chiuso il 30 giugno 2023, e l’approvazione di un nuovo aumento di capitale da 200 milioni
Conti in rosso al 30 giugno 2023
La Juventus ha chiuso l’anno 2022-2023 con una perdita netta di 123,7 milioni di euro. Sul risultato hanno pesato in particolare gli effetti negativi sui ricavi e sui costi legati ai procedimenti sportivi italiani e internazionali.
I ricavi sono cresciuti del 14,5% a 507,65 milioni, trainati dai maggiori ricavi dai match disputati e dai proventi relativi alla gestione dei diritti dei calciatori. A livello patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è aumentato a 340 milioni (da 153 milioni) per gli esborsi legati alla campagna acquisti, agli investimenti e ai flussi di cassa negativi.
La società prevede di registrare nel primo trimestre del nuovo esercizio perdite superiori ad un terzo del capitale sociale. Motivo per cui il consiglio di amministrazione ha definito un piano di rafforzamento patrimoniale, che includerà la riduzione del capitale stesso al minimo legale e un aumento di capitale da 200 milioni di euro.
Nuovo aumento di capitale da €200 milioni
La holding Exor, azionista di controllo della Juventus, si è impegnata a sottoscrivere la sua quota di aumento di capitale, pari al 63,8%, e si è dichiarata disposta a effettuare subito versamenti in conto futuro aumento di capitale per un totale di 128 milioni.
L’amministratore delegato di Exor, John Elkann, ha affermato che per la Juventus questo è un “anno zero”, un anno di nuovi inizi su basi solide. Elkann ha sottolineato che l’aumento di capitale permetterà alla Juventus di progettare un futuro robusto sia dentro che fuori dal campo.
Si tratta del terzo aumento di capitale nell’arco degli ultimi quattro anni, riconducibili ai risultati sportivi scadenti e alla mancata partecipazione alle coppe europee.
Il giudizio degli analisti su Juventus
Per gli esperti di Equita Sim, questo nuovo aumento di capitale non rappresenta una sorpresa. “Per Exor si tratta di un investimento che rappresenta solo lo 0,4% del NAV, ma sommato agli altri due aumenti di capitale degli ultimi 4 anni in totale Exor ha iniettato nella Juventus quasi 0,6 miliardi (2% del NAV), ben superiori ai 450 milioni del valore della partecipazione al prezzo di mercato di venerdì”.
Al momento il titolo viaggia in ribasso dell’8% a 0,259 euro, con un calo del 18% da inizio 2023. Tra i broker che seguono il titolo, Kepler Cheuvreux consiglia la vendita con target price a 0,24 euro, mentre Berenberg esprime una raccomandazione neutrale (hold) con prezzo obiettivo a 0,3 euro.