Ftse Mib, top e flop del mese di settembre
A settembre i mercati azionari globali, compresa Piazza Affari, hanno registrato la peggior performance mensile da inizio anno. Ciononostante, alcuni titolo del Ftse Mib si sono distinti con guadagni di tutti rispetto nello scorso mese, mentre altri hanno fatto molto peggio dell’indice di riferimento.
Trend rialzista ancora in atto con volatilità che torna a salire
Nonostante il passo falso di settembre, da inizio anno il trend dell’azionario rimane sostanzialmente positivo (+11% per lo S&P 500, +10% per l’Euro Stoxx 50, +19% per il Ftse Mib), nonostante la crisi del settore bancario che ha messo sotto pressione i mercati a marzo e la correzione osservata nell’ultimo mese, complice la prospettiva di una fase prolungata di tassi di interesse elevati che si protrarrà almeno per gran parte del 2024.
Nello specifico, settembre è stato un mese da dimenticare per l’azionario con ribassi per tutti i maggiori indici globali: S&P 500 (-4,9%), Nasdaq 100 (-5%), Euro Stoxx 50 (-2,8%), Dax (-3,5%), Nikkei 225 (-2,3%), mentre il Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 2%. Anche il bilancio del terzo trimestre 2023 è negativo sia per l’S&P 500 (-3,6%) sia per l’Euro Stoxx 50 (-5,1%), mentre il Ftse Mib ha contenuto la perdita con una variazione nulla.
Questo consolidamento era in parte atteso dagli analisti, vista la volatilità troppo bassa e i tassi di interesse ai massimi. La reazione dei mercati azionari non si è fatta attendere, con un veloce capovolgimento di fronte che in pochi giorni ha fatto risalire la volatilità dai minimi di periodo, con il Vix passato da 12,68 punti (minimo del 15 settembre) ai correnti 17,7 punti (con uno spike mensile a 18,9 il 26 settembre). È ancora presto per capire se il movimento rappresenta un’inversione del trend positivo o solo una sana correzione in vista dell’ultimo trimestre dell’anno.
Eni la migliore del mese ne listino principale
Con riferimento al Ftse Mib (-2% la performance dello scorso mese), le migliori di settembre sono state nell’ordine: Eni (+6,8%), Stellantis (+6%), Bper Banca (+3,9%), Mediobanca (+3,8%) e Telecom Italia (+3,4%).
Il titolo best performer di settembre è stato Eni (+6,8%), beneficiando in primis del rialzo del prezzo del petrolio, con il Brent che ha guadagnato quasi il 10% il mese scorso. Dimostrazioni di fiducia da parte degli analisti sul titolo della società petrolifera con il simbolo del Cane a sei zampe. Tra le decisioni più importanti c’è stata quella di JP Morgan che ha inserito Eni nella loro Analyst Focus List come “top pick”, alzando il rating sul titolo da “neutral” a “overweight” e incrementando il target price a 19 euro rispetto ai precedenti 15,5 euro. La scelta è arrivata sulla base di una valutazione del titolo come “interessante, alla luce “del trend dell’attività operativa del gruppo” definita dagli analisti americani come “positivo”. Le azioni sono così salite oltre quota 15 euro, toccando di recente (28 settembre) un nuovo massimo annuo a 15,6 euro.
Secondo posto per Stellantis (+6%), dopo gli ultimi dati sulle immatricolazioni in Europa che mostrano una crescita, seppur con una diminuzione della quota di mercato ad agosto. Secondo i dati Acea, ad agosto la casa automobilistica ha registrato nuove immatricolazioni per un totale di 145.400 veicoli, in aumento del 6,3% su base annua, anche se la quota di mercato è scesa dal 18,2% al 16,1%. Da inizio anno, la crescita è pari al 4,3% a 1.450.361 unità, con una quota di mercato in calo dal 19,2% al 17%. Grazie al guadagno di settembre, il titolo si è riportato sopra 18 euro anche se rimane ancora distante dai massimi annui a 18,88 euro toccati il 31 luglio.
In luce anche due titoli del comparto bancario di Piazza Affari come Bper Banca (+3,9%) e Mediobanca (+3,8%) grazie al governo che ha trovato un accordo in merito alle modifiche da applicare alla tassa sugli extraprofitti bancari. Più in generale i finanziari continuano a beneficiare dell’atteggiamento aggressivo della Bce che ha alzato ancora i tassi di interesse di 25 punti base nell’ultima riunione del 14 settembre.
Torna sotto i radar dei trader Telecom Italia (+3,4) dopo gli ultimi sviluppi sul dossier rete fissa. In particolare, il principale azionista Vivendi sembrerebbe pronto a sbloccare la situazione di stallo sul dossier rete fissa. E’ però ottobre il mese clou per l’affaire Rete Tim con due gli appuntamenti chiave: da una parte l’attesa presentazione dell’offerta vincolante su NetCo da parte del fondo Kkr che dovrebbe arrivare entro il 15 ottobre dopo la concessione della proroga da parte del cda di Tim, dall’altra si guarda alla data del 5 ottobre in cui si potrebbero incontrare il Mef e Vivendi, i soci di maggioranza di Tim con una quota di quasi il 24%, per confrontarsi sulla partita NetCo.
Nexi maglia nera fra le big del Ftse Mib
In un mese complessivamente negativo per la maggior parte dei 40 titoli del Ftse Mib, le meno performanti dell’indice principale nel mese di settembre sono state Nexi (-12,7%), Moncler (-12,1%), Diasorin (-11,4%), Erg (-9,7%) e Cnh Industrial (+9,7%).
Il flop del mese è stato Nexi (-12,7%), la paytech italiana è in caduta libera e la flessione più significativa è iniziata ad agosto che hanno portato la quotazione su nuovi minimi storici. Una flessione analoga è stata registrata nello stesso arco temporale dai principali competitor internazionali di Nexi. Dietro la flessione del titolo comunque ci sono alcuni specifici elementi di preoccupazione del mercato. In primo luogo su Nexi grava un consistente debito: al 30 giugno 2023 la paytech il debito è di 54 miliardi di euro, pari a 3,2 volte l’Ebitda. Sulla situazione finanziaria di Nexi potrebbe pesare anche la controversia legale in corso con Cedacri, la società controllata da Andrea Pignataro attraverso il gruppo Ion. Le due società si accusano a vicenda: nel 2019 Nexi ha venduto la sua controllata Oasi a Cedacri, incassando 151 milioni di euro. Nexi ha poi contestato a Cedacri il mancato pagamento dell’earn out, cioè la componente del prezzo di vendita legata alla performance dell’azienda.
Il secondo peggior titolo di settembre è stato Moncler (-12,1%) che ha continuato ad arretrare dopo essere finito sotto la lente di varie banche d’affari. In un report dedicato al settore del lusso, Morgan Stanley ha tagliato le sue stime di crescita per gran parte delle società (anche Moncler), con riferimento al terzo e al quarto trimestre di quest’anno. La banca USA ha evidenziato che nel primo semestre la domanda si è raffreddata per diversi paesi, mentre quella cinese ha visto un rimbalzo rispetto ai valori del lockdown, salvo poi indebolirsi nel corso dell’estate.
Tra le società più penalizzate troviamo anche Diasorin (-11,4%) con il titolo che è sceso al livello più basso da aprile 2019, dopo che Stifel ha tagliato l’obiettivo di prezzo sull’azienda biotecnologica, affermando che è tra i peggiori performer in un settore della diagnostica “già depresso”.
Infine, forti vendite a settembre su Erg (-9,7%) con il titolo che torna sui minimi da maggio del 2021, e su Cnh Industrial (-9,7%) con le quotazioni che hanno bucato i precedenti minimi dell’anno toccati ad agosto tornando su livelli di prezzo che non si vedevano da settembre del 2022.