Pechino colpisce ancora: nel mirino ‘le solite’ Tencent e Alibaba ma anche l’industria EV con NIO, Xpeng e BYD
Niente da fare: il governo di Pechino torna a colpire la corporate China e fa di nuovo un bel po’ di danni, come riassume il trend della borsa di Hong Kong. Stavolta, al di là delle singole strette su singole società, il monito è anche generale, rivolto al mondo hi-tech, per la precisione alle società Internet: basta con le walled garden. Ovvero, basta con quella pratica che ormai dura da tanto, con cui i giganti cinesi Internet bloccano link e servizi offerti dalle rivali sulle loro rispettive piattaforme.
Il messaggio stop ai wallled garden è stato inviato nello specifico a Tencent, ByteDance e Alibaba. Secondo il 21st Century Business Herald, proprio queste società e altre come ByteDance, Baidu, Huawei Technologies e Xiaomi, sono state convocate dalle autorità, che hanno manifestato tutti i timori che le stesse diano vita a monopoli, limitando la concorrenza e riducendo la potenzialità di scelta dei consumatori.
All’abbattimento dei walled gardens avevano in realtà iniziato a lavorare sia Tencent che Alibaba, qualche mese fa, almeno secondo fonti: già nel marzo di quest’anno, alcune fonti avevano riportato come Alibaba stava pianificando di dar vita a una APP Taobao Deals sulle piattaforme di messaggistica WeChat di Tencent Holding, così come di accettare i pagamenti attraverso WeChatPay. Questo avrebbe significato che gli utenti di Taobao Deals sarebbero riusciti a pagare usufruendo dell’APP WeChat di Tencent.
Le dirette interessate, tuttavia, non avevano rilasciato commenti e il progetto, se decollato, non aveva portato ancora a nulla di concreto.
Ora, l’alert walled garden potrebbe riaccendere, o costringere a riaccendere l’interesse in questo deal delle due rivali storiche Tencent e Alibaba. Tencent ha perso oggi alla borsa di Hong Kong il 2,65%, dopo essere capitolata fino a -3,67%, Alibaba Group Holding ha ceduto più del 4%.
Sempre Alibaba è stata protagonista oggi con le indiscrezioni riportate dal Financial Times, secondo cui Pechino vorrebbe forzare lo spezzatino di Alipay, il sistema dei pagamenti online numero uno in Cina, che fa parte della controllata di Alibaba Ant Group. L’intento sarebbe quello di dar vita alla creazione di una APP separata per i prestiti.
Lo scorso aprile, era stata la stessa banca centrale di Pechino People’s Bank of China ad annunciare un piano di ristrutturazione con cui Ant Group avrebbe tagliato “il collegamento improprio tra i servizi di pagamenti AliPay, quelli delle carte di credito Jiebei e la divisione di prestiti al consumo Huabei”.
L’annuncio aveva seguito la multa record del valore di $2,8 miliardi che le autorità avevano comminato ad Alibaba sulla scia di preoccupazioni legate al monopolio.
Se in questo senso, ai fini della libera concorrenza lo sforzo è encomiabile, dall’altro lato la contraddizione della Cina si manifesta a pieno in quella sorta di diktat che invece ha rivolto all’industria delle auto elettriche, oltre al fatto che ha messo i bastoni tra le ruote al quasi-deal, facendolo sfumare, tra lo sviluppatore immobiliare Soho China e l’americana Blackstone.
Nelle ultime ore il governo di Pechino ha lanciato di fatto un chiaro avvertimento ai produttori di auto elettriche EV, affermando che sono troppi, e parlando della necessità che si avvii una fase di consolidamento nel settore. Le parole, proferite da Xiao Yaqing, ministro dell’industria e dell’Informazione tecnologica cinese, vanno a colpire le varie aziende EV come NIO XPeng e BYD, che hanno puntato sull’espansione in Cina in linea con il piano green di Pechino, volto a ridurre l’inquinamento.
BYD cede al momento l’1,60% dopo essere crollata fino a quasi -4%, XPeng ha perso l’1,35%.
NIO, quotata sul Nyse, è al centro dell’attenzione anche dopo alcune indiscrezioni secondo cui la società di auto potrebbe posticipare la sua Ipo sul mercato di Hong Kong.
Nel fine settimana il gruppo si era messo sotto i riflettori annunciando l’emissione di nuove azioni a Wall Street.
Tutto ciò ha avuto ovviamente ripercussioni sul trend dell’indice benchmark di Hong Kong, l’Hang Seng, che è riuscito comunque a ridurre le perdite nel finale, a -1,60%. Nei minimi di seduta, il sottoindice di riferimento Hang Seng Tech Index è scivolatodi ben il 3% circa.
Oggi la borsa di Hong ha assistito al collasso anche del titolo Soho China che è affondato di quasi il 35%, dopo essere crollato fino a -40% all’inizio della sessione.
Il tonfo si spiega con la decisione dell’americana Blackstone Group di ritirare l’offerta di acquisto per la società di un valore di $3 miliardi. Si tratta del secondo flop del deal tra il colosso Usa e il gruppo sviluppatore immobiliare cinese.
In un comunicato diffuso venerdì scorso, il gigante di private equity Blackstone ha scritto di aver deciso di ritirare l’offerta “alla luce dell’assenza di progressi sufficienti” da parte delle autorità governative cinesi, che avrebbero dovuto approvare l’acquisizione.
BlackStone aveva annunciato la transazione a giugno, presentando un’offerta a premio del 30% sul valore a cui il titolo di Soho China viaggiava all’epoca.