Tassa extraprofitti, arriva versione light. Le banche ‘vincitrici’
Banche italiane in rialzo a Piazza Affari dopo la notizia dell’emendamento del governo al testo della tassa sugli extraprofitti delle banche, contenuta nel decreto asset.
L’accordo trovato nel governo Meloni sull’imposta che andrà a colpire il margine di interesse degli istituti di credito viene accolto con favore a Piazza Affari.
Dopo i primi rialzi, che vedono Banco BPM scattare di oltre il 3% e Bper e Mps salire del 2% circa, i buy sui titoli bancari scambiati sul Ftse Mib, tuttavia, si smorzano.
Il dietrofront si spiega con il peggioramento del sentiment sull’azionario mondiale, sulla scia delle novità che interessano lo sviluppatore immobiliare Evergrande:
il gigante cinese ha annunciato che non sarà in grado di emettere nuovi bond per via di un’indagine in corso su una delle sue controllate, Hengda Real Estate Group.
L’indice Ftse Mib opta dunque per il segno meno, accelerando al ribasso, scontando con il resto delle borse europee ma anche con i futures sui principali indici azionari Usa il sell off della borsa di Hong, che ha perso nella sessione odierna l’1,82% circa.
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Stando a quanto emerso dalla bozza dell’emendamento del governo, la tassa si calcola “applicando un’aliquota del 40% sull’ammontare del margine di interessi” dell’esercizio 2023 “che eccede per almeno il 10% il medesimo margine” dell’esercizio 2021.
Nel testo precedente, invece, si stabiliva che la tassa sarebbe stata calcolata in modo differente a seconda che si riferisse al bilancio 2022 (eccedenza del 5%) o a quello del 2023 (eccedenza del 10%).
Le banche possono inoltre riuscire a evitare il pagamento dell’imposta.
Nell’emendamento si legge infatti che, “in luogo del versamento”, le banche potranno far confluire “a una riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l’imposta”.
Questa riserva verrà computata “tra gli elementi del capitale primario di classe 1”, rafforzando così il patrimonio delle banche.
Ancora, “è fatto divieto alle banche di traslare gli oneri derivanti” dalla tassa “sui costi dei servizi erogati nei confronti di imprese e clienti finali”.
Sarà l‘Autorità garante della concorrenza e del mercato a vigilare “sulla puntuale osservanza della disposizione anche mediante accertamenti a campione e riferisce annualmente al Parlamento con apposita relazione”.
Blindati i titoli di stato, ergo BTP & Co: il tetto massimo del prelievo è stato portato dallo 0,1% allo 0,26% “dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale”, quindi non più dell’attivo totale.
Più che soddisfatto il vicepremier, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Così una nota di Forza Italia:
“Forza Italia è soddisfatta per l’emendamento del governo che modifica il testo originario sugli extraprofitti delle banche, accogliendo la sostanza delle nostre indicazioni ed è per questo motivo che ritireremo gli emendamenti presentati”. “La tassazione sarà più equilibrata, verranno salvaguardati gli interessi dei risparmiatori e degli investitori, gli acquisti dei titoli di stato e la specificità delle varie banche”.
Il commento di Equita SIM: le due banche ‘vincitrici’. E quelle più a rischio
Gli analisti di Equita scrivono che, “a parità di condizioni e focalizzandoci solo sul quotato, l’impatto della tassa sul settore bancario passerebbe da circa 2,1 miliardi a circa 1,8 miliardi,con impatto medio sugli utili 2023 atteso scendere dal 9% all’8%”.
Equita ritiene che “la maggior parte degli istituti sotto nostra copertura opterà per il pagamento della tassa, alla luce di un impatto gestibile e al fine di mantenere maggiore flessibilità sulla politica di remunerazione”, ovvero sulla politica di distribuzione dei dividendi agli azionisti.
La SIM milanese indica anche che, a suo avvivo, le banche che beneficeranno in modo più significativo della versione più light della tassa sugli extraprofitti saranno Mps-Monte dei Paschi di Siena e Iccrea che, “non prevedendo in ogni caso di distribuire dividendi quest’anno, ragionevolmente porteranno l’utile generato a riserva e non saranno soggetti alla tassazione straordinaria”.
Viene ricordato nella nota che l’impatto sugli utili di Mps e di Iccrea, prima dell’emendamento del governo al testo, era stato stimato rispettivamente pari a 120 milioni e 166 milioni circa.
Per Equita “l’impatto dalla nuova definizione della tassa è minore anche per i soggetti caratterizzati da un business model maggiormente capital light e conseguentemente con una minore RWA density (Fineco e Banca Generali tra gli asset gatherers e Credem tra le banche tradizionali). Dall’altro lato, la nuova definizione del cap dell’imposta basato su 0,26% dei RWA è leggermente più penalizzante rispetto alla versione iniziale per soggetti con maggiore RWA density come Mediobanca, Illimity e Banca Ifis”.