Azionario, sondaggio Deutsche Bank: maggior parte investitori prevede correzione fino a -10%. Paura Covid e inflazione
La maggior parte degli investitori prevede una correzione dei mercati azionari compresa tra il 5% e il 10% prima della fine dell’anno. E’ quanto emerge da un sondaggio lanciato da Deutsche Bank, che rivela anche come la pandemia Covid sia ancora in cima nella lista delle preoccupazioni.
Segue al secondo posto il timore che l’inflazione acceleri più delle attese, costringendo le banche centrali a ridurre gli stimoli monetari a un ritmo più veloce di quanto si tema, a danno dei mercati finanziari.
Nel suo sondaggio mensile, condotto all’inizio di settembre, Deutsche Bank ha intervistato più di 550 professionisti di mercato di tutto il mondo: il 58% degli interpellati ha detto di prevedere per l’appunto una correzione del mercato, mentre un analista su 10 stima una correzione superiore al 10%.
Soltanto il 31% ritiene che non ci sarà alcuna correzione. Di pericolo correzione dell’azionario si parla da un bel po’, tanto che il mese scorso gli analisti di Citi hanno affermato di credere che le borse siano vulnerabili a una correzione del 10%, dopo il rally che ha gonfiato soprattutto le quotazioni delle azioni hi-tech considerate speculative.
Tornando alla paura dell’inflazione, il sondaggio di Deutsche Bank ha rivelato che gli analisti stimano per gli Usa un rialzo del 2,6% nel corso dei prossimi cinque anni, con la grande maggioranza che ritiene che l’indice dei prezzi al consumo supererà anche se di poco il target della Federal Reserve, pari al 2%.
Rassicurazioni sull’intenzione di continuare a perseguire una politica monetaria accomodante sono arrivate il mese scorso, in occasione della riunione di Jackson Hole, dallo stesso presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.
Powell ha precisato che la banca centrale Usa permetterà al tasso di inflazione di sforare anche il 2%, prima di iniziare ad aumentare i tassi di interesse.
Nell’annunciare che il tapering avverrà entro la fine dell’anno, il timoniere della Fed è stato chiaro nel sottolineare che la riduzione degli acquisti di asset che avviene con il QE della Fed non implica affatto un rialzo dei tassi immediatamente successivo.
Per dirla con le sue parole, “il timing e il ritmo dell’imminente riduzione degli acquisti di asset (tapering) non rappresenteranno alcuna indicazione diretta del timing con cui i tassi di interesse saranno alzati”.
Powell rimane sull’attenti a causa dei timori legati alla diffusione della variante Delta e, in generale, all’evoluzione della pandemia Covid-19. Tra l’altro l’obiettivo è anche quello di garantire la “massima occupazione”, target che non è stato ancora riagguantato.
Toni accomodanti sono stati confermati anche dalla Bce, con la presidente Christine Lagarde che, nel commentare l’annuncio della riduzione degli acquisti che Francoforte effettua con il PEPP (QE pandemico), si è rifiutata di definire la mossa “tapering”, optando per un’altra definizione, tanto da portare Pimco a stimare una sorta di QE infinity.
Tornando all’azionario, lo S&P 500 è salito da inizio anno del 18% circa, il Nasdaq del 19%, lo European Stoxx 600 del 17%. Queste performance sono state in gran parte sostenute dal miglioramento della situazione sanitaria nel mondo, reso possibile grazie alle vaccinazioni. Tuttavia permane il timore che il quadro sanitario possa tornare a deteriorarsi, con conseguenze di nuovo negative sull’economia.