Instacart prepara il debutto sul Nasdaq, valutazione fino a $9,9 mld
Dopo anni di rumors, Instacart è pronta a sbarcare a Wall Street. L’azienda statunitense attiva nella consegna online di generi alimentari farà il suo esordio sul Nasdaq domani, tentando di replicare il successo ottenuto da Arm Holdings, che ha registrato una domanda di 10 volte superiore all’offerta e un balzo del 24,7%. Ecco invece i dettagli su questa nuova Ipo.
Chi è Instacart
Instacart, azienda tecnologica di punta nel settore alimentare in Nord America, si impegna a rinnovare il modo in cui le persone fanno acquisti. Collabora con più di 1.400 venditori al dettaglio nazionali, regionali e locali, facilitando la spesa online, i servizi di consegna e ritiro in oltre 80.000 negozi.
Grazie a Instacart, milioni di persone hanno la possibilità di ricevere la spesa direttamente dai loro negozi preferiti, sfruttando 600.000 shopper e una piattaforma che consente ai rivenditori di potenziare il loro e-commerce, attraverso prodotti e servizi tecnologici che facilitano gli ordini, la digitalizzazione dei negozi fisici e la pubblicità.
Con Instacart Ads, migliaia di marchi di prodotti di consumo, dai leader di categoria alle marche emergenti, si associano all’azienda per connettersi direttamente con i consumatori online nel punto di acquisto. Inoltre, con Instacart Health, l’azienda offre strumenti per aumentare la sicurezza nutrizionale, agevolando scelte salutari da parte dei consumatori e ampliando il ruolo benefico di una sana alimentazione.
La riorganizzazione del business model dopo il successo nella pandemia
Fondata nel 2012, Instacart è stata pioniera nella consegna di generi alimentari online ed ha raggiunto l’apice del successo nel corso della pandemia di Covid-19, con i consumatori bloccati in casa dai lockdown. In quel periodo la valutazione dell’azienda ha toccato un massimo di 39 miliardi di dollari, per poi scendere a meno di un terzo, in un contesto caratterizzato da tassi più elevati e da timori di recessione.
L’amministratore delegato Fidji Simo, che ha sostituito la cofondatrice Apoorva Mehta nel 2021, ha cercato di rimodellare il business, concentrandosi sulla pubblicità e sulla tecnologia rispetto alla pura consegna di generi alimentari, per sfruttare l’enorme quantità di dati raccolti sui consumatori ed aiutare i negozi ad aumentare le vendite.
Gli ultimi risultati di Instacart
L’anno scorso la società ha registrato ricavi per $2,55 miliardi, in aumento del 39% rispetto all’esercizio precedente. Le tariffe pagate dai rivenditori e dai clienti, comprese quelle per il suo programma di abbonamento premium Instacart+, hanno rappresentato quasi tre quarti dei ricavi. Il resto è arrivato da Instacart Ads, un’offerta relativamente nuova ma molto importante.
Nel primo semestre di quest’anno i ricavi sono aumentati del 31% a 1,5 miliardi, grazie alla crescita sostenuta nel segmento pubblicitario, il secondo maggiore contributore alle entrate dopo il servizio principale di consegna di generi alimentari. Il risultato netto è stato positivo per 242 milioni di dollari, rispetto ad una perdita di 74 milioni nello stesso periodo dell’anno scorso.
Instacart sta inoltre ottenendo maggiori profitti da ogni ordine. L’utile netto è infatti cresciuto in termini percentuali rispetto al valore lordo delle transazioni, con un profitto dell’1,5% nel 2022 a fronte di una perdita dello 0,3% nel 2021.
I dettagli dell’Ipo di Instacart
Nell’ambito di una presentazione avvenuta venerdì, Instacart ha indicato una forchetta di prezzo compresa fra i 28 e i 30 dollari per azione, che corrispondono ad una valutazione tra i 9,3 e i 9,9 miliardi di dollari. L’operazione di Ipo prevede l’offerta di 22 milioni di azioni (più eventualmente altri 3,3 milioni) per una raccolta totale fino a 660 milioni di dollari.
Tuttavia, l’entusiasmo per l’Ipo di Arm Holdings e le nuove quotazioni in generale potrebbero aiutare l’azienda a raggiungere o superare la valutazione richiesta entro martedì, giorno previsto per lo sbarco in borsa con il simbolo “CART”.
Prendendo spunto da Arm, Instacart sta sfruttando grandi investitori come il partner Pepsi e gli istituzionali Norges Bank, TCV, Sequoia, D1 Capital Partners LP e Valiant Capital Management per sostenere la sua quotazione. Questi ultimi potrebbero acquistare fino al 60% delle azioni.