Borsa Tokyo eccezione positiva in Asia. Hong Kong giù, paga anche ‘Cina overinvested’ di Morgan Stanley
Borse asiatiche prevalentemente negative, dopo la pubblicazione del Pmi servizi della Cina, i dati contrastati arrivati dal fronte macroeconomico del Giappone e l’annuncio dei tassi della RBA (Reserve Bank of Australia).
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo si è confermato eccezione positiva, con un rialzo dello 0,30% a quota 33.036,76 punti.
La banca centrale dell’Australia ha lasciato i tassi principali di riferimento fermi al 4,10%, precisando che “l’inflazione in Australia ha toccato il picco”, ma che rimane “ancora troppo alta e così rimarrà per qualche tempo ancora”.
In calo la borsa di Sidney (-0,24%).
Focus sul Pmi servizi della Cina stilato da Caixin, che ha riportato la fase di espansione più bassa dal dicembre del 2022.
L’indice si è attestato a quota 51,8, in calo rispetto ai 54,1 punti di luglio.
In particolare, è emerso dal sondaggio di Caixin, “i nuovi ordini dall’estero sono scesi per la prima volta nel 2023”.
L’indice ha confermato la fase di espansione, in quanto superiore alla soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di espansione (valori superiori ai 50 punti) e di contrazione (inferiori ai 50 punti).
La borsa di Hong Kong cede l’1,5%, mentre la borsa di Shanghai arretra dello 0,65%:
occhio anche alla nota di Morgan Stanley, che ha definito la Cina “overinvested”, eccessivamente indebitata e caratterizzata da un eccesso di offerta.
“In più, su di essa si addensano anche nubi geopolitiche”, ha fatto notare l’analista Jitania Kandhari.
In Giappone sono stati resi noti l’indice Pmi servizi e le spese per consumi delle famiglie.
Buone indicazioni dal Pmi servizi stilato dalla Jibun Bank, salito ad agosto a 54,3 punti, rispetto ai precedenti 53,8 punti.
Decisamente male le spese per consumi del Giappone:
Nel mese di luglio, il dato è sceso su base mensile del 2,7%, facendo decisamente peggio rispetto al rialzo dello 0,7% atteso dal consensus degli economisti, e rallentando in modo significativo rispetto a giugno, quando era salito su base mensile dello 0,9%.
Su base annua, le spese delle famiglie giapponesi hanno sofferto la flessione più forte dal febbraio del 2021, scendendo del 5%.