ENI: le ultime su Plenitude e progetto CCS, la view degli analisti
Eni prosegue nel percorso di valorizzazione delle controllate e di rifocalizzazione del business, con un focus sempre maggiore sulla transizione energetica. Ecco gli ultimi sviluppi inerenti a Plenitude e al progetto CCS di Ravenna, oltre ad una cessione di attività in Nigeria, in linea con il piano industriale.
Possibile cessione quota di minoranza di Plenitude
Eni ha avviato una trattativa con EIP per la cessione di una quota del 10-15% di Plenitude. Lo riportano fonti di stampa, precisando che l’offerta di EIP potrebbe raggiungere il valore di un miliardo, rappresentando un’operazione significativa nel mercato energetico. L’obiettivo successivo di quotazione di Plenitude sarebbe centrato sul 2024.
L’anno prossimo, la società interamente controllata da Eni ha in programma di raggiungere un Ebitda pari a €800 milioni, un obiettivo incrementato in occasione della diffusione dei risultati del secondo trimestre, dopo aver superato i 600 milioni nel 2022 nonostante un contesto sfidante. Il target per il 2026 è fissato a 1,8 miliardi.
“Il modello satellitare di Eni prevede la creazione di entità indipendenti (come Plenitude e Sustainable Mobility) e che possono essere valorizzate tramite cessioni di quote di minoranza liberando risorse per accelerare la transizione energetica”, spiega Equita Sim. “I ‘satelliti’ includono attività e investimenti low carbon che avrebbero valorizzazioni superiori a quelli di Eni e che permetterebbero l’ingresso di investitori a cui è preclusa la partecipazione nel settore oil & gas. Riteniamo quindi che il processo di valorizzazione, se realizzato, possa essere un catalyst positivo sul titolo.”
Eni a +10% da inizio anno, per analisti il titolo può ancora salire
Da inizio anno le quotazioni di Eni segnano un rialzo che sfiora il 10%, a fronte del +22% del Ftse Mib (trainato dai bancari) e del +2% dell’indice settoriale Stoxx Europe 600 Oil&Gas. Nello stesso periodo, il petrolio (Brent) ha realizzato un incremento del 3%, oscillando fra i 72 e gli 88 dollari al barile.
La panoramica dei giudizi, raccolti da Bloomberg, degli analisti che seguono Eni mostra 18 raccomandazioni Buy e 13 Hold, con un target price medio (tra i 25 studi più aggiornati) di 16,3 euro. Tale valutazione implica un rendimento potenziale dell’11,5% rispetto al prezzo attuale, in area 14,6 euro. Equita Sim copre il titolo con rating Buy e target price 19,5 euro.
Prospettive positive per il progetto CCs a Ravenna
Intanto, giungono importanti aggiornamenti sul primo progetto in Italia di cattura e stoccaggio di anidride carbonica, o CCS (Carbon capture and storage), che Eni sta per realizzare. Secondo uno studio del gruppo professionale The-European House – Ambrosetti, presentato in occasione del forum di Cernobbio dei giorni scorsi e citato da Equita, l’hub di Ravenna “rappresenterà una leva importante per la decarbonizzazione delle industrie italiane hard to abate nel nord Italia. Il mercato europeo avrebbe un potenziale di €60 miliardi al 2050 mentre quello mondiale pari a €392 miliardi.”
Il progetto consentirà di “stoccare entro il 2050 circa 300 milioni di tonnellate di CO2 (quattro volte le emissioni annuali della Regione Lombardia), permettendo di sostenere la competitività di settori industriali che complessivamente generano €19 miliardi di valore aggiunto.” Nei primi mesi del 2024 verrà avviata la prima fase, mentre la seconda è prevista entro il 2026, con una capacità di stoccaggio da 4 MTPA – Million Tonnes per Annum – al 2030 destinata a salire a 16 MTPA.
“Riteniamo che i progetti CCS siano uno dei vantaggi competitivi delle oil companies (e in particolare di Eni) nel percorso di energy transition per il settore hard-toabate. Non solo sfruttano i giacimenti esausti, ma beneficiano dei prezzi crescenti della CO2”, conclude Equita.
Eni cede la controllata nigeriana Naoc
Intanto, Eni ha siglato un accordo con Oando, la principale società energetica nigeriana, per la cessione di Nigerian Agip Oil Company Ltd (NAOC Ltd), società interamente controllata da Eni e attiva in Nigeria nell’esplorazione e produzione di idrocarburi onshore e nella generazione di energia elettrica.
In Nigeria NAOC Ltd detiene partecipazioni societarie in 4 blocchi onshore (OML 60, 61, 62, 63) operati per conto della NAOC JV (operatore NAOC Ltd 20%, Oando 20%, NNPC E&P Limited 60%), nelle centrali elettriche di Okpai 1 e 2 (con una potenza installata di 960MW), e in due licenze esplorative onshore (OPL 282 e OPL 135, rispettivamente del 90% e del 48%), di cui è anche operatore. La quota che NAOC Ltd detiene in SPDC JV (Shell 30%, TotalEnergies 10%, NAOC 5%, NNPC 55%) non rientra nel perimetro della transazione e rimarrà nel portafoglio Eni.
In seguito al completamento dell’operazione con Oando PLC, Eni continuerà a essere presente in Nigeria attraverso Nigerian Agip Exploration (NAE) e Agip Energy and Natural Resources (AENR), confermando l’impegno dell’azienda per la salute e la sicurezza delle proprie persone e per l’ambiente. Eni proseguirà le attività nel paese concentrandosi sugli asset offshore operati e manterrà nel proprio portafoglio anche le quote detenute negli asset operati da terzi, sia offshore che onshore, e in Nigeria LNG.
L’operazione è in linea con il Piano 2023-2026 di Eni. L’Upstream affiancherà la crescita organica di base con attività di portafoglio di elevato profilo, aggiungendo risorse che ne incrementino il valore, cedendo allo stesso tempo attività in grado di offrire valore e opportunità maggiori ai nuovi proprietari. Il closing dell’operazione è soggetto, inter alia, all’autorizzazione di tutte le autorità locali e regolatorie competenti.