Notizie Notizie Mondo Boom dei titoli tech? La crescita è trainata dai chip

Boom dei titoli tech? La crescita è trainata dai chip

10 Luglio 2023 14:48

Stando alle stime di fine 2022, il 2023 doveva essere un’altra annata difficile per i mercati azionari. Moltissimi analisti avvertivano infatti che l’aumento dei tassi di interesse, unito ai crescenti rischi di recessione avrebbero mostrato i propri effetti negativi sulle performance globali, specie sui titoli tecnologici.

Tuttavia, non solo questo non si è verificato, ma proprio il settore tech statunitense è stato il vero e proprio motore della crescita, riuscendo con performance da capogiro a trainare l’intero mercato.

I titoli tecnologici trainano il mercato

Nonostante una serie di fallimenti di alcuni importanti colossi bancari, l’economia statunitense mostra ancora una certa crescita e l’indice S&P 500 da inizio anno è salito del 17%, uno dei migliori semestri dell’ultimo decennio.

Ma questa performance è rappresentativa dell’intero mercato oppure nasconde alcune criticità?

Bhé se andiamo ad analizzare le singole performance all’interno di tutti i principali indici americani, ci rendiamo presto conto che il mercato è trainato quasi esclusivamente da una manciata di titoli, e in particolare da queste 7 mega-cap:

Se infatti dall’indice S&P 500 andassimo a togliere il rendimento realizzato da inizio anno da queste Big tech vediamo che la performance totale dell’indice sarebbe poco sopra la parità.

Teniamo infatti presente che da inizio anno il settore tecnologico a stelle e strisce ha realizzato un incremento di oltre il 43%.
All’interno di questo settore solo l’incremento di valore di Apple (+46% YTD) ha contribuito per circa al 3% di rialzo dell’indice S&P 500 (+17% circa da inizio anno).

Apple è stato senza dubbio il titolo che, per via della sua incredibile capitalizzazione di mercato e peso all’interno dell’indice (LIIINK da poco ha superato i 3.000 miliardi di dollari), ha maggiormente contribuito alla performance globale dell’indice S&P 500, ma non è l’unico.

Come vediamo dalla tabella qui sotto, realizzata dagli analisti di Goldman Sachs, Microsoft è stato il secondo titolo, le cui performance da inizio anno hanno permesso all’indice di guadagnare oltre il 2,34%, seguito da NVIDIA che ha contribuito per il 2,2% al rialzo totale dell’indice S&P 500. Gli altri titoli che hanno mosso in modo particolare l’indice sono stati Amazon, Meta e Tesla.

Ecco che complessivamente osserviamo che solo 25 titoli e in particolare le mega cap (7 titoli) hanno contribuito ad un rialzo del 15% dell’indice S&P 500 (+17% YTD), impressionante se pensiamo che l’indice in questione è formato da ben 500 titoli azionari a grande capitalizzazione…

“Poca coralità di movimento”

Come abbiamo visto l’indice S&P 500 risulta essere particolarmente trainato dai soli titoli tecnologici, un aspetto che solleva non pochi dubbi sulla forza effettiva dell’indice.

Da questo punto di vista, infatti, gli analisti hanno osservato che la performance dell’indice S&P 500 è la più concentrata dall’inizio degli anni ’70, con solo 8 società che hanno messo a segno rialzi che vanno dal +50% a +180%; mentre le restanti 493 società hanno ottenuto rendimenti piatti o in calo.

Questa dispersione o detto in altri termini, questa limitata ampiezza di mercato è osservabile anche confrontando la differenza di performance tra l’indice market cap (indice tradizionale) ed Equal Weighted che è ai livelli più alti dalla fine degli anni ottanta.

Il concetto di cui stiamo parlando in gergo è noto come ampiezza del mercato.

Gli analisti utilizzano infatti “l’ampiezza di mercato” per determinare e cercare di misurare la forza o la debolezza di una tendenza nel mercato azionario, ma anche per misurare il sentiment generale del mercato.

In tal senso, se all’interno di un’indice di mercato, la maggior parte delle azioni stanno salendo allora si ritiene che la tendenza del mercato sia al fortemente al rialzo. Al contrario, se la maggior parte delle azioni sono in calo, ma l’indice nel suo complesso è sostenuto solo da pochi titoli o settori (come nel caso attuale), allora è possibile che la forza dell’indice in questa fase di mercato sia limitata in quanto c’è poca coralità nel movimento generale.

La capitalizzazione di mercato

Ma com’è possibile che lo S&P 500 da inizio anno si trovi in rialzo di oltre il 15%, la maggior parte dei titoli al suo interno si trovino ancora in territorio negativo? Beh la risposta è semplice, lo S&P 500, così come tutti i principali indici rappresentativi di mercato, è un indice costruito tramite ponderazione in base alla capitalizzazione di mercato dei titoli che ne fanno parte.

Questo significa che sostanzialmente più la capitalizzazione di mercato di un’azienda è grande, allora maggiormente questo titolo influenzerà con il suo movimento (al rialzo o al ribasso) l’andamento dell’indice nel suo complesso. Teniamo presente che all’interno dell’indice S&P 500, i primi 10 titoli rappresentano circa il 30% dell’indice, va da sé che anche un piccolo movimento al rialzo o al ribasso di queste big cap riesce a trainare l’intero indice nella medesima direzione.

Per concludere dato che stiamo osservando poca coralità di movimento sull’indice S&P 500, possiamo dire che questo rappresenta un segnale di debolezza in quanto significa che il recente rialzo di Wall Street non è così forte come potrebbe sembrare dato che è spinto solo da una manciata di titoli tecnologici.

Nel grafico qui sotto vediamo come è cambiato dagli anni ’70 ad oggi la capitalizzazione totale dell’indice S&P 500, con i relativi attuali pesi di ogni settore. Dal grafico di Goldman Sachs è infatti chiaramente osservabile il peso del settore tecnologico (circa 28%), una buona fetta dell’indice.

Boom dei chip

Ora che abbiamo chiarito e dimostrato che la performance da inizio anno dell’indice S&P 500 è stata spinta quasi esclusivamente dai titoli tecnologici, possiamo fare un passo in avanti ulteriore. In particolare, possiamo andare a vedere all’interno del settore tecnologico statunitense qual è stato il miglior sotto comparto in termini di rendimenti.

Ecco che, come vediamo dai grafici qui sotto di Goldman Sachs, la gran parte del rendimento dell’indice è stato spinto dal sotto comparto dei chip che ha contribuito per circa il 76% al rendimento “total Return” (considerando quindi anche i dividendi) dell’indice, tenendo presente che il comparto dei semiconduttori pesa il 23% dell’indice totale.

Stiamo parlando di titoli che hanno messo a segno performance anche a doppia cifra e questo grazie all’euforia sull’Intelligenza artificiale, dopo il boom di ChatGPT.

In tal senso, si segnalano le performance strepitose di Nvidia che da inizio maggio ha realizzato un incremento del 62% (+190% da inizio anno total return) entrando così nella top 6 delle società a maggiore capitalizzazione al mondo.
Ma non solo, ricordiamo anche i rialzi di altri titoli che hanno beneficiato del recente boom dell’IA come quelle di Meta (+138% da inizio anno total ruturn).

 

Analisi tecnica S&P 500

Prosegue la tendenza rialzista sull’indice S&P 500 che da inizio anno mostra un rialzo di circa il 17%, anche se nell’ultima settimana è tornata una certa volatilità e debolezza. L’indice a fine giugno è riuscito a rompere al rialzo il livello di resistenza, ora principale area di supporto a quota 4.380 punti, area di prezzo che aveva ostacolato l’avanzata dell’indice anche a metà giungo.

Proprio il breakout di questo livello potrebbe spingere l’indice verso i successivi livelli di resistenza prima a 4.450 punti, massimi di settimana scorsa, e poi verso l’area psicologica dei 4.500 punti, prezzi dello scorso aprile.

Al contrario, in caso di ritorno della debolezza di breve periodo, i livelli supportivi più importanti per il principale indice americano sono, oltre che a quota 4.380 punti, a 4.350 punti e poi fin verso a 4.300 punti; mentre solo un ritorno dell’indice sotto il livello di supporto a quota 4.100 punti potrebbe portare ad un cambio della tendenza sull’indice americano.