Bce: consumatori più ottimisti sull’inflazione, ma nuovi rialzi dei tassi in vista
Le aspettative dei consumatori per l’inflazione dell’area dell’euro hanno registrato una discesa a maggio, anche se le attese da qui a tre anni restano al di sopra del target della Bce. Elementi che l’istituto di Francoforte valuterà, insieme ad un ampio set di dati, per stabilire quanto ancora alzare i tassi di interesse nelle prossime riunioni di politica monetaria.
In calo le aspettative di inflazione dei consumatori nell’eurozona
Secondo il sondaggio mensile della Bce sulle aspettative dei consumatori, pubblicato oggi, a maggio le attese relative alla crescita dei prezzi per i 12 mesi successivi sono scese dal 4,1% al 3,9%.
Tuttavia, le attese da qui ai prossimi tre anni sono rimaste invariate al 2,5%, valore superiore al target di inflazione del 2% fissato dalla banca centrale.
Cala anche l’incertezza in merito alle aspettative di inflazione a 12 mesi, sui minimi da marzo 2022 (dopo lo scoppio della guerra in Ucraina), seppur al di sopra dei livelli precedenti.
Da osservare che le aspettative di inflazione nella classe di intervistati più giovani (18-34 anni) sono più basse rispetto a quelle della fascia più senior (55-70 anni).
Migliorano le previsioni sul reddito, in calo la spesa
Oltre alle aspettative di inflazione, il sondaggio mensile della Bce fornisce anche altri spunti rilevanti. Innanzitutto, i consumatori si aspettano che il loro reddito nominale nei prossimi 12 mesi aumenti dell’1,2%, rispetto all’1,1% emerso ad aprile.
Le attese di crescita della spesa nominale nello stesso periodo, tuttavia, sono ulteriormente diminuite al 3,5%, dal 3,8% di aprile e dal 4,1% di marzo. Curiosamente, i gruppi di reddito più elevati hanno registrato un calo più marcato rispetto ai due quintili inferiori della distribuzione del reddito.
Si attenua il pessimismo in merito alla crescita economica nei prossimi 12 mesi (da -0,8% a -0,7%), così come quello relativo alla disoccupazione (da 11,2% a 11%), con un mercato del lavoro sostanzialmente stabile.
Infine, i consumatori prevedono che il prezzo della loro casa aumenti del 2,1% nell’anno seguente – valore più basso degli ultimi due anni – rispetto al 2,2% di aprile, mentre le aspettative sui tassi di interesse dei mutui sono salite al 5,1%, dal 5,0% di aprile. In lieve rallentamento le attese sull’accesso al credito.
Le attese sulle prossime mosse della Bce
Questo calo delle aspettative sull’inflazione arriva ad una settimana di distanza dal report di giugno sui prezzi al consumo della zona euro, che ha registrato un rallentamento dell’inflazione headline dal 6,1% al 5,5%, determinato in gran parte dai prezzi energetici, ma anche un’accelerazione del Cpi core dal 5,3% al 5,4%.
Quest’ultimo dato rappresenta un fattore di criticità per i responsabili di politica monetaria, in quanto indica una persistente vischiosità dell’inflazione di fondo. Questo, malgrado il ciclo di inasprimento della politica monetaria che ha portato ad un incremento complessivo dei tassi pari a 400 punti base nell’ultimo anno.
Un altro ritocco da 25 punti base nella riunione del 27 luglio è ormai un dato di fatto, mentre sulla decisione di settembre alleggia una maggiore incertezza. Nelle ultime settimane i funzionari del Consiglio Direttivo hanno ribadito che resta ancora terreno da percorrere per portare il costo del denaro a livelli sufficientemente restrittivi.
I dati macro di oggi, rallentano attività economica e PPI
L’istituto di Francoforte ha più volte ribadito che le decisioni dei prossimi meeting resteranno fortemente legate ai dati in arrivo. In mattinata sono stati diffusi gli indici Pmi finali di giugno relativi all’attività produttiva complessiva e al settore terziario. Quest’ultimo viene attentamente monitorato, in quanto l’inflazione nel comparto dei servizi può generare secondo la Bce una spirale prezzi-salari più difficile da contenere.
Il Pmi composito è sceso sotto la soglia dei 50 punti, seppur in misura frazionale (49,9), segnalando un sostanziale stallo dell’attività produttiva nel mese appena trascorso. L’indice dei servizi, invece, è rimasto in zona espansiva (sopra i 50 punti), a quota 52, ma ha nettamente rallentato rispetto al mese precedente (55,1).
Sempre oggi, i dati sui prezzi alla produzione di maggio hanno evidenziato una discesa dell’1,9% su base mensile e dell’1,5% rispetto ad un anno prima, indicando una discesa superiore alle attese degli analisti (-1,7% e -1,3% rispettivamente) e un parziale allentamento delle pressioni inflazionistiche.