Rete Tim, avanti tutta con esclusiva a KKR. Vivendi pronta a dare battaglia
Si è ufficialmente chiusa la prima fase nella partita per la Rete Tim. La notizia, attesa dal mercato, è che l’esame delle offerte finali non vincolanti per NetCo è terminato ed è stato concesso un periodo di esclusiva al fondo Usa KKR. Il dossier va avanti con l’offerta del fondo americano pari a circa 23 miliardi, con “una offerta vincolante da presentare nel più breve tempo possibile e comunque non oltre il 30 settembre”. Sulla strada si frappone ancora una volta Vivendi, socio di maggioranza di Tim.
Andamento a due velocità per Telecom Italia in Borsa: dopo un avvio positivo, il titolo è scivolato in territorio negativo e ora cede circa lo 0,35 per cento. Questa mattina l’azione si era imposta tra i migliori performer del Ftse Mib e dello stoxx 600 delle telecomunicazioni.
Avanti con KKR: cda compatto, il perchè della scelta
“Il consiglio di amministrazione di Tim, riunitosi oggi sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha esaminato le offerte finali non vincolanti ricevute all’esito del processo competitivo avviato con riferimento alla valorizzazione delle attività relative alla rete fissa di TIM – incluse FiberCop e Sparkle – di cui è prevista la concentrazione in una società di prossima costituzione (“NetCo”)”, recita una nota della società.
Avanti tutta con il fondo Usa KKR. La notizia è che il consiglio di amministrazione si è mosso compatto nella sua decisione che è stata presa dopo “un ampio e approfondito dibattito, condotto con l’assistenza di primari advisor finanziari e alla luce dell’istruttoria svolta dal Comitato Parti Correlate”. Per il board l’offerta presentata da KKR è risultata “preferibile in termini di eseguibilità e relativa tempistica, nonché superiore rispetto all’offerta concorrente presentata dal consorzio formato da CDP Equity e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited”.
I tempi (brevi)
Motivazioni per cui il consiglio all’unanimità ha dato mandato all’amministratore delegato Pietro Labriola di “avviare, in esclusiva, una negoziazione migliorativa con KKR, finalizzata a ottenere la presentazione – nel più breve tempo possibile compatibilmente con la complessità dell’operazione e comunque entro il 30 settembre . – di un’offerta conclusiva e vincolante secondo i migliori termini e condizioni, nonché di convenire il perimetro, le modalità e i tempi per l’esecuzione dell’attività di due diligence confirmatoria richiamata nella stessa offerta di KKR”. Intanto nella partita potrebbe entrare anche F2i, con una quota di minoranza se i colloqui con KKR andranno avanti.
Vivendi non ci sta
Il malumore di Vivendi aumenta e i francesi si preparano a dare battaglia. Secondo quanto si apprende dal “Financial Times“, i transalpini (detengono una partecipazione del 23,75% in Tim) ritengono che l’offerta dKKR sottovaluti la rete e che qualsiasi vendita sarebbe un errore strategico. “Separare la rete senza risolvere i problemi significa solo procrastinare il futuro….una governance e una gestione carenti “, dichiara una fonte.
Al momento, però, Vivendi non è presente nel cda di Tim dopo le dimissioni di Arnaud De Puyfontaine lo scorso gennaio. Nelle scorse settimane, è stato poi cooptato in cda Alessandro Pansa, presidente di Sparkle, e non Luciano Carta, ex presidente di Leonardo, nome sponsorizzato dai francesi.
Golden Power, cosa è?
Un’eventuale operazione avente ad oggetto la dismissione di NetCo, ricordano da Tim, resta soggetta all’ottenimento – fra l’altro – delle autorizzazioni di legge, incluse quelle afferenti il processo di Golden Power e quelle Antitrust. Una precisazione importante, ma quando si parla di Golden Power cosa si intende? E chi riguarda questa regola?
“Al fine di salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in ambiti ritenuti strategici e di interesse nazionale, con il decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21 (convertito con modificazioni dalla legge n. 56 dell’11 maggio 2012), è stata disciplinata la materia dei poteri speciali esercitabili dal Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti ritenuti di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti, delle comunicazioni”, così si legge sul sito del Governo italiano.
Tra gli ambiti interessati c’è appunto quello delle telecomunicazioni in cui opera Tim, ma anche quello dell’energia e dei trasporti. E’ nel 2012 che si passa da un regime di golden share a un sistema di golden power. Da Palazzo Chigi spiegno che questo “consente l’esercizio dei poteri speciali con riguardo a tutte le società che svolgono attività di rilevanza strategica e non più soltanto nei confronti delle società privatizzate. Opera, inoltre, a prescindere dalla titolarità in capo allo Stato di partecipazioni nelle imprese strategiche”.