Rete Tim: offerta KKR in vantaggio? Giovedì il cda clou
Tim, nuova puntata della saga della Rete. Il nome o, meglio, l’offerta sulla quale si concentrerà l’ex monopolista potrebbe arrivare nel prossimo consiglio di amministrazione. Certo, il condizionale rimane d’obbligo. Al momento, l’unico elemento ufficiale è il comunicato diramato ieri dalla tlc italiana e che rimanda tutto al prossimo board del 22 giugno durante il quale proseguirà l’analisi delle offerte non vincolanti per la NetCo. Intanto le indiscrezioni si susseguono, con la strada che potrebbe essere già stata tracciata verso il fondo Usa KKR.
A Piazza Affari Tim si muove tra i migliori titoli del Ftse Mib: quando sono trascorse da poco le 10, l’azione dell’ex monopolista sale di circa l’1,5% a quota 0,2665 euro.
Le ultime notizie ufficiali da Tim sulla percorso Rete
A mercati chiusi, arriva la nota ufficiale di Telecom Italia dalla quale si apprende che il consiglio di amministrazione di Tim si è riunito “esaminare, nell’ambito del processo competitivo relativo a Netco, le due offerte non vincolanti presentate, rispettivamente, dal consorzio formato da CdP Equity e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited, che agisce per conto di un gruppo di fondi di investimenti gestiti o assistiti dal gruppo Macquarie, e da Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (“KKR”)”.
Insomma, il gruppo guidato da Pietro Labriola non si sbottona in nessuna direzione ma prosegue nella strada tracciata fino a questo momento e come comunicato lo scorso 9 giugno (giorno in cui sono state presentate le nuove offerte migliorative), il cda “completerà l’esame delle offerte nella riunione programmata giovedì prossimo (22 giugno), pertanto allo stato attuale nessuna decisione è stata assunta”.
Il vantaggio di KKR
L’offerta non vincolante arrivata da KKR (un’offerta di quasi 23 miliardi di euro di valorizzazione per Netco: 21 miliardi di euro + 2 miliardi di earn-out) sembrerebbe al momento avere la meglio rispetto a quella messa sul piatto dalla cordata CDP/Macquarie, soprattutto per il tema del rischio Antitrust. Un’anticipazione che arriva anche da Bloomberg che, cita fonti vicine al dossier e scrive: “Telecom Italia sarebbe vicina ad avviare negoziati più dettagliati con KKR per un deal da 23 miliardi di euro“. Insomma, l’offerta del fondo Usa sarebbe vista dall’azienda italiana come più allettante rispetto a quella di CDP che probabilmente creerebbe problemi in termini di antitrust.
Una possibilità avanzata anche da “Il Sole 24 Ore”, secondo il quale nella riunione di giovedì prossimo potrebbe essere individuata l’offerta di KKR come “preferita”. Da lì, potrebbero essere avviati i negoziati con il fondo ma senza precludere la possibilità dell`ingresso di altri soggetti al fianco di KKR. Bisogna, infatti, ricordare, che la settimana scorsa è uscito ufficialmente allo scoperto il fondo F2i. Una conferma ufficiale dell’interesse e dei contatti in corso che è arrivata da Renato Ravanelli, numero uno del gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali. Al momento, i rumors parlano di una possibile presenza con una quota inferiore al 10% della stessa CDP. Gli attori in campo restano diversi e la situazione in divenire. Bisognerà infatti capire se in ogni caso CDP farà il suo ingresso, magari in un secondo momento.
Bocche cucite dal Governo, si guarda a mosse Vivendi
Intanto da Equita sottolineano come il governo non si esponga direttamente sul dossier ma sembra che stia lavorando per far avanzare il progetto. A ricostruire la rete di rapporti attuale ci pensa “La Repubblica”. Il sottosegretario Alfredo Mantovano avrebbe, infatti, segnalato nelle scorse settimane all’esecutivo francese l’irritazione per l’inadeguatezza del team negoziale di Vivendi e il ministro dell’economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, si sarebbe mosso recentemente a supporto dell’ultimo nome cooptato all’interno del cda di Tim: ovvero quello di Alessandro Pansa che ha avuto la meglio su Luciano Carta indicato dai soci francesi di Vivendi. Le mosse di quest’ultima, contraria all’operazione cessione Rete alla luce delle condizioni previste dalle due offerte sul tavolo, restano però sempre in primissimo piano. Al momento, dopo lo ‘smacco Pansa’, Vivendi non ha rappresentanti diretti in cda ma potrebbe far valere le sue ragioni in assemblea.
Intanto, i soci transalpini avrebbero chiesto un incontro con la premier Giorgia Meloni, ma al momento non sarebbe in agenda. Commentando lo scenario attuale, il ministro Giorgetti si sarebbe limitato a dire: “Vivendi è un soggetto di mercato, ci sono delle proposte sul tavolo e sarà il consiglio di amministrazione a decidere”.
“Ci è difficile capire invece il piano ipotizzato da Vivendi in alternativa alla vendita di NetCo in grado di ridare flessibilità finanziaria al gruppo, a meno che Vivendi stessa non sia pronta a mettere nuove risorse nel gruppo, elemento che non sembra essere oggi nell`agenda di Vivendi”, commentano gli analisti di Equita che continuano a reiterare la raccomandazione di acquisto (rating buy) su Tim, con un target price di 0,4 euro.