Bce non cambia rotta e prepara nuovi rialzi. Perché su tassi potrebbe spingersi troppo in là
Se per la Federal Reserve (Fed) il mese di giugno ha segnato una ‘pausa’ nel ciclo dei rialzi dei tassi, per la Banca centrale Europea (Bce) è stato il mese dell’ulteriore stretta (l’ottava consecutiva). E il consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte è apparso determinato nell’aumentare i tassi nuovamente a luglio. Secondo la presidente Christine Lagarde la decisione è stata presa con “un consenso molto ampio” (ma non all’unanimità) e ha rimarcato che salvo un cambiamento sostanziale nello scenario di base, è possibile ulteriore rialzo a luglio.
Alla luce delle indicazioni arrivate ieri pomeriggio, il mercato prezza un ulteriore aumento di 25 punti base nel mese di luglio. La Bce, dunque, va avanti di fronte a una “l’inflazione che è calata, ma dovrebbe rimanere elevata per troppo tempo”.
A rincarare la dose le parole del presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, che oggi ha rimarcato il fatto che la Bce potrebbe dover proseguire con l’aumento dei tassi di interesse oltre l’estate per contrastare l’inflazione. “A mio avviso, abbiamo ancora terreno da coprire e potremmo dover continuare ad alzare i tassi dopo la pausa estiva”. “Una volta raggiunto il picco, ci manterremo a quel livello fino a quando non saremo certi di un ritorno sicuro e tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%”, ha affermato Nagel. “Dobbiamo sostenere questa politica dei tassi d’interesse riducendo il nostro bilancio. Accolgo con favore le decisioni di accelerare il ritmo di questa riduzione”.
Bce: ‘su tassi rischia di spingersi troppo in là’
“Sui tassi la Bce rischia di spingersi troppo in là“. E’ di questa opinione Carsten Brzeski, global head of macro di ING, commentando le decisioni Bce. Certo è che, nonostante gli argomenti contro ulteriori aumenti dei tassi si stiano rafforzando, la Bce semplicemente non può permettersi di sbagliare sull’inflazione. “La Bce vuole e deve essere sicura di aver ucciso il drago dell’inflazione prima di prendere in considerazione un cambio di politica. Questo è il motivo per cui stanno ponendo più enfasi del solito sull’effettivo andamento dell’inflazione”, affermano da ING.
E ancora avverte: “Sebbene questa strategia sostenga la credibilità della Bce, per definizione, corre il rischio di rimanere dietro la curva”. Ma “la Bce non cambierà la sua posizione restrittiva fino a quando l’inflazione core non mostrerà chiari segnali di svolta. Questo cambio di passo non ci sarà nella riunione di luglio, e probabilmente nemmeno in quella di settembre. “In effetti, riteniamo che sarebbe necessario un terremoto economico affinché la Banca centrale europea non aumenti anche a settembre“, conclude Carsten Brzeski.
I prossimi mesi, alcune view
Intanto anche gli economisti, tra cui quelli di Goldman Sachs, si adeguano al nuovo scenario. Per questa ragione stanno rivedendo al rialzo le loro previsioni sui tassi. Goldman prevede ora che il tasso di deposito raggiunga il 4%.
“In generale una performance hawkish, quindi con toni da falco, per come si è confermato l’intenzione di rialzare a luglio, insistito sul fatto che c’è ancora molto da fare, e come si è cercato segnalare un path più aggressivo sui tassi di quello che prezza il mercato – segnala Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr -. Infine, per come si è insistito sulla forza dell’inflazione, la resilienza del mercato del lavoro e il suo costo, e sorvolato un po’ sulla recente debolezza indicata dai dati macro”.
Le future decisioni rimarranno completamente dipendenti dai dati. “Rimane un tightening bias, Lagarde ha dichiarato che molto probabilmente, considerando le attuali condizioni economiche, alzeranno anche al meeting di luglio, ma non ha dato indicazioni sulle decisioni successive. Per il momento, tuttavia, il board non sta pensando ad una pausa”, afferma Martina Daga di AcomeA sgr segnalando che, come già annunciato a maggio, il programma di Quantative Tightening, da luglio procederà ad un ritmo più veloce rispetto ai primi mesi dell’anno, con il completo mancato reinvestimento dei titoli del programma APP in scadenza (corrispondenti a circa euro 25 bn al mese in media, rispetto ai 15 bn/mese programmati da marzo a fine giugno). È invece confermato il reinvestimento dei titoli in scadenza del programma PEPP.
Generali Investment resta alla finestra. Secondo gli esperti, al di là della riunione del prossimo mese, le ulteriori azioni della Bce sono circondate da incertezza. “Già durante la riunione di ieri il Consiglio ha ridimensionato la sua formulazione sui futuri aumenti da molto più terreno da percorrere a solo più terreno da percorrere”, segnalano gli esperti secondo i quali le proiezioni di crescita della Bce dovranno essere riviste sostanzialmente al ribasso a settembre. Allo stesso tempo, Generali Investment prevede un aumento della trasmissione di condizioni di finanziamento più restrittive all’economia e continuano ad aspettarsi che la Bce interrompa il ciclo di inasprimento con un tasso di picco (deposito) del 3,75% e rimanga in attesa successivamente. Ma avvertono anche che alla luce del “tono della conferenza stampa di ieri piuttosto aggressivo, riconosciamo il rischio di un ulteriore rialzo dei tassi a settembre, che temiamo implicherebbe una stretta eccessiva e il rischio di una bassa crescita più a lungo“.
Intermonte: “accentuazione ulteriore dell’inversione della curva tedesca”
Nel complesso, suggerisce di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, il discorso della Lagarde ha confermato le attese di un ulteriore rialzo a luglio. Si sofferma poi sull’analisi della reazione di mercato. “Si nota un’accentuazione ulteriore dell’inversione della curva tedesca arrivata a 63 pb sul segmento 2/10 anni”, indica Cesarano secondo cui è un “segnale soprattutto della percezione degli operatori secondo cui spingersi troppo oltre nel rialzo dei tassi può impattare molto più negativamente sulla crescita rispetto ai potenziali benefici in termini di contenimento dell’inflazione”.
Guardando allo scenario dei prossimi mesi, Intermonte non vede scossoni: con il tasso deposito Bce “pressoché certo il 3,75% nella riunione del 27 luglio, con eventuale estensione al 4% nella riunione del 14 settembre“. Oppure “quest’ultima ipotesi su settembre sarà il frutto della ponderazione di due fattori opposti:
▪ 1) calo dell’inflazione (soprattutto core) determinato dalla componente servizi;
▪ 2) impatto marcato sulla crescita (soprattutto per i paesi come la Germania più legati alla manifattura) determinato da un eccessivo rialzo dei tassi.