Tassi Fed: pausa a giugno, ma c’è una sorpresa ‘hawkish’
L’attesa pausa nel ciclo di rialzi dei tassi è arrivata negli Stati Uniti. Rispettando le aspettative della vigilia, la Federal Reserve (Fed) ha mantenuto i tassi fermi dopo dieci rialzi consecutivi. Una decisione necessaria per analizzare quanto fatto fino a questo momento. I tassi adesso restano fermi ai numeri dello scorso maggio e quindi nel range compreso tra il 5% e il 5,25%, record dal luglio del 2006. C’è però una sorpresa hawkish (toni da falco), come l’hanno definita alcuni analisti: l’istituto guidato da Jerome Powell ha rivisto verso l’alto il sentiero previsto dei tassi, includendo ulteriori rialzi per un totale di 50 pb, più dei 25 pb ipotizzati.
Il comunicato del Fomc, i passaggi chiave
Il comunicato ufficiale diffuso alle 20 dal Fomc, il braccio operativo della Fed, inizia così: “I recenti indicatori suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo modesto. Negli ultimi mesi la crescita dei posti di lavoro è stata robusta e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L’inflazione rimane elevata“.
E si legge ancora: la decisione di mantenere i tassi fermi “in questa riunione consente al Comitato di valutare ulteriori informazioni e le relative implicazioni per la politica monetaria”. In particolare, nel valutare l’orientamento appropriato della politica monetaria, il Fomc ha fatto sapere che “continuerà a monitorare le implicazioni delle informazioni in arrivo per le prospettive economiche”. Un’analisi e valutazioni del comitato che terranno conto di un’ampia gamma di informazioni, compresi i dati sulle condizioni del mercato del lavoro, le pressioni inflazionistiche e le aspettative di inflazione, nonché gli sviluppi finanziari e internazionali.
Le parole di Powell
Le parole di Jerome Powell, presidente della Fed, chiariscono che non sarà uno stop ma solo una pausa nel cammino di rialzo dei tassi. Nel corso della conferenza stampa di ieri, Powell ha rimarcato il fatto che il voto è stato unanime, ma quasi tutti i membri si attendono che i rialzi ripartano. Inoltre, il numero uno della banca centrale Usa ha posto l’accento sul fatto che la pausa va letta nell’ambito di un processo di rallentamento del tightening, ma non ha escluso che il prossimo meeting possa essere uno in cui i tassi potrebbero essere rivisti al rialzo.
Powell ha sottolineato che le proiezioni sui tassi non sono un impegno, e che la decisione finale dipenderà sia dai dati sia dall’effetto restrittivo che si osserverà in termini di crescita e inflazione dai rialzi attuati fino a questo momento.
Insomma, “ci vorrà tuttavia del tempo, affinché gli effetti delle nostre strette monetarie vengano avvertiti del tutto, soprattutto sull’inflazione”, ha precisato Powell sottolineando che “le pressioni inflazionistiche continuano a essere elevate”, e la Fed ha ancora “molta strada da fare per ridurre l’inflazione verso il target del 2%”.
Cosa dicono i dot plot
La Fed ha inoltre pubblicato i ‘dot plot’, ovvero il grafico a punti che indica le indicazioni degli esponenti della Fed sul percorso dei tassi, indica un tasso mediano per l’anno in corso atteso al 5,6% rispetto al 5,1% delle proiezioni di marzo. Per l’anno successivo si attende, invece, un tasso mediano al 4,6% dal 4,3% indicato in precedenza e infine per il 2025 si attende un tasso mediano al ritmo del 3,4% dal 3,1 per cento.
Luce puntata sui dot plot
“Un’azione accomodante, ma discorsi con toni da falco”. Riassumono così gli esperti di ING le indicazioni che sono arrivate ieri sera dalla Fed. “È stata una decisione unanime, nonostante molti dei falchi abbiano già parlato della necessità di ulteriori aumenti dei tassi”, spiegano gli esperti della banca olandese, aggiungendo che “il dot plot di marzo indica che i tassi avevano probabilmente raggiunto il picco, ma le previsioni di giugno mostrano due ulteriori aumenti dei tassi prima di invertire la rotta nel 2024, con tagli dei tassi di 100 pb”.
Da ING hanno cercato di razionalizzare in qualche modo l’esito della riunione Fed di ieri e scrivono: “la Fed agendo in maniera accomodante (pausa unanime) ma parlando in modo aggressivo (disegnando 2 aumenti), offre la massima flessibilità per rispondere ai dati in arrivo“. In ogni caso, da ING si attendono che “al momento della riunione del FOMC del 20 settembre, la Fed avrà prove sufficienti per essere abbastanza fiduciosa che l’inflazione sia fermamente sulla strada del 2%”.
Luce puntata sui dot plot, le proiezioni dei membri del FOMC, che mostrano come il terminal rate mediano sia cresciuto rispetto alle proiezioni di marzo quando il picco dei tassi era previsto per fine 2023 al 5,1%. “Le sintesi delle proiezioni economiche (SEP) sono state sostanzialmente hawkish – sottolinea Martina Daga, junior macro economist di AcomeA sgr -. Alla luce degli ultimi dati che hanno mostrato che la decrescita dell’inflazione core si mostra più lenta rispetto alle attese, anche le previsioni di inflazione core sono state riviste al rialzo per il breve termine, dal 3,6% al 3,9% a fine anno. Il dato di maggio pubblicato ieri, il primo giorno di riunione del Fomc, ha infatti mostrato che la componente dei beni core ha segnato per due mesi consecutivi una ripresa nella crescita dei prezzi dopo la decrescita iniziata alla fine dello scorso anno, e che la componente shelter fatica a rallentare”.