Notizie Berlusconi: le speculazioni sul futuro spingono le società quotate in borsa

Berlusconi: le speculazioni sul futuro spingono le società quotate in borsa

13 Giugno 2023 12:37

La scomparsa di Silvio Berlusconi ha innescato movimenti più o meno forti sulle società quotate a Piazza Affari partecipate da Fininvest, la holding di famiglia di cui il Cavaliere deteneva oltre il 61% delle quote. In particolare si tratta di MFE (Mediaset), Mondadori e Banca Mediolanum.

In un comunicato diffuso ieri, Fininvest ha assicurato che tutte le attività “proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto” ma, come sottolineato dagli analisti, il futuro di queste aziende dipenderà in gran parte dal testamento dell’ex premier, che in base alla legge aveva la facoltà di disporre liberamente di un terzo della propria eredità.

Ecco i dettagli sull’attività di queste aziende e le ipotesi degli analisti su eventuali riassetti azionari.

MFE-MediaForEurope: il colosso media di Berlusconi

La famiglia Berlusconi detiene il 47,9% del capitale di MFE-MediaForEurope, gruppo attivo nel settore dei media che controlla il 100% di Mediaset e il 100% di Mediaset España, oltre al 28,87% del gruppo media tedesco Prosieben. MFE possiede anche il 40% di 2i Towers, a cui fa capo il tower operator Ei Towers.

Mediaset è la holding delle società italiane attive nell’ambito della televisione, della radio, del cinema e del digitale. È editore di tre delle maggiori reti generaliste italiane e possiede un ampio ventaglio di canali tematici, gratis e a pagamento. Produce e distribuisce su diverse piattaforme contenuti di intrattenimento, fiction, film, news, sport, multimediali e nella vendita di advertising. Nel settore radiofonico, RadioMediaset è il primo gruppo in Italia per ascolti attraverso cinque delle maggiori emittenti nazionali.

Mediaset España è un player leader nel settore dei media in Spagna, in termini di audience, distribuzione, quote di mercato e ricavi pubblicitari, tra i principali creatori e produttori di contenuti del Paese.

Gli ultimi risultati di MFE e le prospettive per il 2023

Il Gruppo MFE ha chiuso i primi tre mesi dell’anno con ricavi sostanzialmente stabili a 646,6 milioni, un risultato operativo (Ebit) positivo per 19,3 milioni (vs 15,3 milioni del primo trimestre 2022) e un utile netto di 10,1 milioni, rispetto ai 2,7 milioni dello stesso periodo dell’esercizio precedente. L’indebitamento finanziario netto consolidato al 31 marzo è pari a 731,7 milioni, in miglioramento rispetto agli 873,3 milioni dello scorso esercizio.

Il tutto, dopo aver registrato nel 2022 un margine operativo rettificato superiore all’11%, un flusso di cassa della gestione caratteristica di oltre 366 milioni e aver deliberato la distribuzione di un dividendo di 5 centesimi per azione per le azioni di classe A e classe B.

Il Gruppo ha anche confermato per l’intero 2023 “l’aspettativa di conseguire su base annua risultato operativo, risultato netto e generazione di cassa consolidati positivi”.

L’andamento del mercato pubblicitario e la strategia di MFE

In Italia nella prima parte del secondo trimestre la raccolta pubblicitaria di Mfe-Mediaset “ha mantenuto il positivo andamento già registrato nei primi tre mesi, sostenuto da ottime performance degli ascolti televisivi. In Spagna dopo il difficile avvio dei primi due mesi dell’anno, aprile ha consolidato il trend di ripresa già registrato nel mese di marzo, anche in questo caso supportato da ottimi risultati editoriali”.

MFE punta con forza allo sviluppo internazionale nel settore dei media, come dimostrano il ruolo di leadership in Spagna e la partecipazione in Germania. Nel 2021 ha siglato la pace con il gruppo francese Vivendi, ponendo fine a tutte le vertenze e alle richieste di risarcimento milionarie degli anni precedenti. A dimostrazione della distensione nei rapporti, i transalpini hanno sostenuto la fusione di Mediaset Espana in MFE.

Le ipotesi sul futuro di MFE

Fininvest ad oggi possiede il 41,5% delle azioni MFE (35,1% delle azioni A e il 50,5% delle azioni B) e dispone di circa il 50% dei diritti di voto (considerando azioni a voto multiplo e azioni proprie).

Nell’ambito della creazione di un gruppo pan-europeo di media e intrattenimento, secondo Intesa Sanpaolo, il passaggio generazionale in Fininvest potrebbe favorire per MFE un ruolo da “preda piuttosto che predatore”. I figli Barbara, Eleonora e Luigi, infatti, non sono stati coinvolti nella gestione della società e potrebbero gradire un ruolo marginale, con una partecipazione di minoranza, all’interno di un conglomerato internazionale. Questo nel caso la quota di Silvio Berlusconi in Fininvest sia distribuita in maniera egualitaria fra i cinque figli; lo scenario potrebbe cambiare nel caso il controllo di Fininvest sia stato affidato esclusivamente a Marina e Pier Silvio per via testamentaria.

C’è poi da chiarire la posizione di Vivendi, secondo azionista di MFE con il 19,8% delle azioni ed il 23,6% dei diritti di voto. L’intesa di due anni fa implica che Vivendi ceda l’intera partecipazione detenuta da Simon Fiduciaria (18,5% della somma di azioni MFE A e MFE B) entro 5 anni. Secondo fonti di stampa riprese da Equita Sim, Vivendi potrebbe invece ambire ad un peso maggiore, accettando in cambio di abbassare le richieste sulle offerte per la rete di Tim. Sempre secondo la sim milanese, è possibile anche un’accelerazione sul fronte dell’aggregazione tra Rai Way ed Ei Towers nel settore delle torri.

Mondadori: la società di Berlusconi editrice di libri

La famiglia Berlusconi, tramite Fininvest, possiede il 53,3% del capitale di Mondadori (69,5% dei diritti di voto), uno dei maggiori editori di libri e magazine in Italia, con oltre 600 punti vendita, a cui si aggiunge l’e-commerce. Nel 2022 ha completato un percorso strategico di riconfigurazione del proprio portafoglio di attività, che ha portato a un significativo alleggerimento della propria esposizione nei periodici e al rafforzamento nell’editoria libraria: il libro genera oggi il 90% del margine del Gruppo.

Nell’ultimo esercizio, il Gruppo ha inoltre conseguito risultati molto positivi, con ricavi e margini in crescita a doppia cifra e un risultato netto di 52,1 milioni, il migliore degli ultimi 15 anni. Questo ha consentito di proporre un dividendo in aumento del 30% a 0,11 euro. Nel primo trimestre 2023 i ricavi sono aumentati del 4,5%, l’Ebitda adjusted è cresciuto di ben 5,5 milioni e il risultato netto ha visto un miglioramento della perdita a 5,2 milioni, consentendo di confermare la guidance 2023. Mondadori ha recentemente ceduto la sua partecipazione del 18,45% nel Giornale per 3,7 milioni, nell’ambito dell’acquisto delle quote di maggioranza da parte della famiglia Angelucci.

Per quanto riguarda gli scenari futuri, secondo Intesa Sanpaolo, Marina Berlusconi (Presidente di Mondadori)  potrebbe ricevere una quota maggioritaria della società. Non è da escludere un delisting da Piazza Affari, alla luce delle valutazioni a sconto rispetto ai peers quotati del settore.

Banca Mediolanum: il player finanziario nato da Doris e Berlusconi

Banca Mediolanum, di cui Fininvest detiene il 30% del capitale, è uno dei principali player del mercato finanziario italiano, con più di un milione di clienti. Il 41% è in mano alla famiglia Doris. Mediolanum è nata nel 1997, a coronamento della partnership avviata da Berlusconi ed Ennio Doris nel 1982 con la fondazione di Programma Italia, la prima rete di consulenza globale nel settore del risparmio, con Silvio Berlusconi come socio al 50%.

Nel primo trimestre del 2023 l’utile netto del Gruppo si è incrementato del 59% su base annua, attestandosi a 178,3 milioni. Il margine d’interesse è più che raddoppiato a 157,7 milioni, beneficiando del diverso contesto dei tassi di interesse rispetto all’inizio del 2022, mentre il margine operativo è cresciuto del 64% a 228,1 milioni, grazie all’apporto positivo di tutte le linee di business e alla forte leva operativa.

Secondo gli analisti, la scomparsa di Silvio Berlusconi fa decadere i presupposti sulla base dei quali la Bce chiedeva la dismissione del 20% da parte di Fininvest nella banca. Questa richiesta, infatti, era legata alla specifica persona e non alla società, che potrebbe dunque mantenere una partecipazione superiore al 9,99%. Massimo Doris, CEO di Banca Mediolanumritiene che la quota della famiglia Berlusconi non verrà intaccata.

La reazione dei titoli a Piazza Affari e i giudizi degli analisti

La scomparsa del Cavaliere ha acceso le azioni Mfe-MediaForEurope di classe A e di classe B. Ricordiamo che la differenza tra le due categorie deriva dai diversi diritti di voto che esse garantiscono: uno solo per le classe A, dieci per le azioni di categoria B.

Ieri le prime hanno chiuso in rialzo del 5,86% a 0,5 euro e le seconde hanno guadagnano il 2,32% a 0,705 euro, con volumi rispettivamente pari a 8 volte e 14 volte la media degli scambi ordinari. Rialzi che proseguono nella seduta odierna, con le prime in progresso ancora del 6% a 0,531 euro e le seconde in aumento del 5% a 0,740 euro.

Da inizio anno, i titoli Mfe-MediaForEurope A evidenziano un rialzo che supera il 48%, malgrado i giudizi mediamente tiepidi degli analisti: la panoramica di Bloomberg evidenzia due Hold e a Sell. Per quanto riguarda le MFE di categoria B, il rialzo da inizio anno è di poco superiore al 32% e le raccomandazioni si dividono tra 2 Buy, 7 Hold e 5 Sell. In entrambi i casi, il target price medio fra gli studi più aggiornati è superiore alle quotazioni attuali.

Performance più modeste per Mondadori e per Banca Mediolanum, rispettivamente in aumento dell’1,54% a 1,98 euro e dello 0,39% a 8,22 euro nella sessione precedente. Oggi i due titoli viaggiano in rialzo dello 0,3% a 1,98 euro e sostanzialmente invariato a 8,21 euro.

Le azioni della casa editrice sono in crescita del 10% nel 2023 e gli analisti consigliano all’unanimità l’acquisto (6 Buy su 6) con un target price di 2,78 euro che implica un ulteriore upside potenziale di quasi il 40%. Le quotazioni dell’istituto della famiglia Doris mostrano un modesto +5% da inizio anno, ma anche in questo caso gli esperti raccomandano di comprare: 13 Buy e un solo Hold, con un prezzo obiettivo medio di 10,71 euro e un rialzo teorico del 30%.