Enel: più investimenti in reti e batterie con i fondi del PNRR
Enel è pronta ad incrementare gli investimenti per lo sviluppo delle reti elettriche e dei sistemi di accumulo necessari per sfruttare le fonti rinnovabili. Per farlo, però, sarà necessario espandere le risorse destinate a questi progetti utilizzando i fondi del piano RepowerEu e del PNRR. Ma gli ostacoli non mancano.
- Enel: investimenti per 5 miliardi entro il 2030
- Già 3,5 miliardi per Enel dal PNRR
- Perché proprio Enel
- L’impegno sulle rinnovabili
- L’importanza delle batterie per sfruttare le rinnovabili
- Il trasferimento di risorse dal PNRR
- Cos’è il REPowerEU
- Le tasse sugli extraprofitti rischiano di compromettere i piani
- La view degli analisti
Enel: investimenti per 5 miliardi entro il 2030
Cinque miliardi di investimenti aggiuntivi per reti e batterie. È questa la capacità di spesa potenziale in progetti sostenibili delineata dai precedenti vertici di Enel e confermata anche sotto la guida del nuovo Ad Cattaneo, laddove la società potesse accedere ad ulteriori finanziamenti.
In particolare, secondo quanto riportato da un articolo del Sole 24 Ore, il colosso italiano sarebbe pronto a realizzare investimenti tra 2 e 4 miliardi entro il 2027 usando i fondi del RepowerEu, per la resilienza e per assorbire capacità rinnovabile. Spesa che salirebbe a 5 miliardi con l’ottenimento di ulteriori risorse e l’estensione dell’orizzonte temporale fino al 2030.
Già 3,5 miliardi per Enel dal PNRR
Ricordiamo che la società si è già aggiudicata 3,5 miliardi dei 4 miliardi di euro messi a disposizione dal PNRR e destinati a “rafforzare la capacità delle reti di bassa e media tensione, che portano l’energia a case e imprese, di accogliere la produzione di impianti rinnovabili distribuiti”, a “sostenere l’elettrificazione dei consumi energetici, dando più capacità a chi ne fa richiesta in termini di aumento di potenza per 1,5 milioni di punti di consegna”, oltre che “aumentare la resilienza della rete su tutto il territorio nazionale per fare fronte agli eventi metereologici straordinari”, come affermato dal precedente Amministratore Delegato di Enel, Francesco Starace.
Perché proprio Enel
Il governo ha tutto l’interesse a coinvolgere società come Enel per lo sviluppo di progetti come questi. Colossi del calibro della società guidata da Cattaneo, con elevate possibilità di indebitamento, hanno infatti la capacità di avviare immediatamente i lavori e spendere ingenti somme che verranno rimborsate solo successivamente allo Stato con le rate dei fondi europei.
Per non appesantire eccessivamente il debito, Enel sta portando avanti il piano di dismissioni di attività non strategiche, in linea con quanto stabilito nel piano industriale.
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L’impegno sulle rinnovabili
La crisi energetica dell’anno scorso ha fatto esplodere le richieste di allacciamento di impianti rinnovabili e la domanda di elettrificazione da parte di aziende intenzionate a slegarsi dal gas, rendendo necessari ulteriori investimenti.
Questo ha spinto la vecchia gestione di Enel ad aprire un dialogo con il ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il PNNR, Raffaele Fitto, al fine di ricalibrare i fondi europei provenienti sia dal piano RepowerEu sia da quelle risorse del PNRR che non si è stati in grado di allocare in altri progetti.
L’importanza delle batterie per sfruttare le rinnovabili
L’altra grande questione riguarda gli stoccaggi: aumentando la percentuale di rinnovabili diventa necessario disporre di maggiori sistemi di accumulo dell’energia, quindi di batterie, rispetto alle previsioni iniziali.
Uno dei progetti delineati da Enel nell’ambito dell’utilizzo di eventuali risorse aggiuntive riguarda proprio lo sviluppo di sistemi di storage. Fonti rinnovabili, come quella solare o eolica, sono per natura incostanti. Pertanto, diventa fondamentale catturare l’energia e immagazzinarla per renderla sempre utilizzabile.
Altre potenziali linee di sviluppo riguardano la digitalizzazione delle reti e l’installazione di più colonnine per la ricarica elettrica.
Il trasferimento di risorse dal PNRR
Per far fronte a queste necessità e non sprecare le risorse europee, il governo Meloni ha avviato una discussione con l’Unione Europea per ottenere maggior flessibilità nell’utilizzo dei fondi rispetto a quanto originariamente previsto dai regolamenti comunitari.
Per sbloccare 2,7 miliardi aggiuntivi messi a disposizione dell’Italia dal piano europeo sulla transizione energetica, il governo dovrebbe presentare una proposta aggiornata di utilizzo del RePowerEu nell’ambito della revisione del PNRR. Inoltre, le risorse dovrebbero essere destinate a nuovi progetti più che ai trasferimenti di risorse, sebbene se su questo punto ci sia margine di dialogo laddove emergano giustificazioni oggettive e comprovate.
Intanto, però, la terza rata del PNRR da 19 miliardi resta bloccata in attesa del giudizio di Bruxelles, che ha chiesto ulteriori precisazioni sulle voci di spesa.
Cos’è il REPowerEU
Ricordiamo che REPowerEU è il piano della Commissione europea per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi entro il 2030. Per questo sono richiesti investimenti supplementari pari a 210 miliardi di euro entro il 2027, al fine di eliminare gradualmente le importazioni di combustibili fossili.
I fondi supplementari provengono dal dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), che rappresenta il fulcro del piano comunitario NextGenerationEU, all’interno del quale si inserisce a sua volta il PNRR italiano.
Gli Stati membri sono quindi tenuti ad aggiungere un capitolo REPowerEU ai loro piani di ripresa e resilienza per orientare gli investimenti verso le priorità REPowerEU e attuare le riforme necessarie.
Le tasse sugli extraprofitti rischiano di compromettere i piani
Il settore delle utilities, come ricorda il Sole 24 Ore, dovrà far i conti in questi giorni con un’altra questione spinosa, che rischia di compromettere i piani di Enel e altre società. A fine giugno, infatti, scade il provvedimento che limita il prezzo massimo per la vendita di energia da fonti green (circa 60 euro a megawattora), la prima tassa sugli extraprofitti nel settore dell’energia.
Il governo potrebbe decidere di prorogarla, per aumentare il gettito fiscale e per colpire le società che ora beneficiano della discesa dei costi di produzione (soprattutto quello del gas), dopo aver stipulato contratti di vendita a prezzi superiori a quelli attuali di mercato. Tuttavia, come precisa il quotidiano, se la tassa dovesse rimanere in vigore sarebbe più complicato per le società anticipare i soldi degli investimenti.
La view degli analisti
Gli analisti di Equita Sim giudicano “positivamente l’ampliamento degli investimenti in reti e batterie, anche se per gli assets regolati la capex finanziata con fondi PNRR dovrebbe essere riassorbita nella RAB, lasciando agli operatori solo un rendimento accessorio (economie di scala, efficienza e servizi) per l’anticipazione di interventi che, senza fondi PNRR, avrebbero avuto probabilmente diversa collocazione temporale.”
Gli esperti confermano la view positiva sul titolo, con giudizio Buy e target price 6,9 euro. “Riteniamo che il gruppo continui ad essere ben posizionato nel recupero degli headwinds del 2022 e sul processo di deleverage. A 9,4x PE, 6,5x Ev/Ebitda sul 2024 e con uno yield del 7,2%, riteniamo la valutazione sia ancora interessante.”
Per Intesa Sanpaolo, Enel è “in grado di mettere in campo ulteriori investimenti se necessario, sia dal punto di vista operativo che finanziario, potendo sostenere inizialmente gli investimenti in bilancio (in attesa di ricevere le agevolazioni dei fondi pubblici), anche grazie al trend di deleveraging in atto.” Confermato il Buy con prezzo obiettivo 6,4 euro.