Eni e i rumors su Neptune Energy. Cosa dicono gli analisti
Per Eni sembrerebbe tempo di shopping. Il Cane a sei zampe avrebbe, infatti, avviato i colloqui esclusivi per rilevare Neptune Energy, controllata dai fondi di private equity. Secondo le anticipazioni circolate ieri su Reuters, il big petrolifero di Piazza Affari avrebbe deciso di alzare l’asticella, con un’offerta che resta in ogni caso nella forchetta tra 5 e 6 miliardi di dollari. I primi rumors in questa direzione erano iniziati a circolare sul finire dello scorso anno. Un’indiscrezione che non scalda il titolo che oggi si muove in calo sotto la soglia dei 13 euro (ora scambia a 12,94 euro, -0,34%).
Neptune energy, una storia recente
E’ una storia recente per Neptune energy. La società è, infatti, stata fondata nel 2015 da Sam Laidlaw, ex amministratore delegato del gruppo Centrica, e nel panorama si distingue come operatore upstream focalizzato sul gas. Tra i maggiori azionisti c’è China Investment Corporation (CIC) che ha nelle mani il 49%, segue The Carlyle Group (30,6%) e CVC (20,4%). Da Reuters ricordano che l’azienda opera in Norvegia (sede della controllata Var di Eni) ma anche in Gran Bretagna, Indonesia – dove Neptune condivide licenze con Eni – Algeria, Paesi Bassi e in altri paesi.
La view degli analisti: cosa dicono Equita e Intesa
Un’indiscrezione sotto la lente d’ingrandimento del mercato e degli analisti. “Una conclusione positiva dell’operazione sarebbe positiva per Eni visto che questa acquisizione le offrirebbe l’opportunità di espandere il proprio business del gas naturale”, segnalano gli analisti di Intesa Sanpaolo che definiscono il potenziale prezzo di acquisizione di 6 miliardi di dollari “ragionevole”.
Secondo Equita, che conferma la raccomandazione d’acquisto (rating buy) e target price di 19,5 euro, “l`operazione potrebbe avere più risvolti positivi che negativi“. Ecco i punti che mette in luce la sim.
- – Innanzi tutto, stando all’analisi della sim, l’eventuale acquisizione consentirebbe ad Eni di espandere la quota gas nel proprio portafoglio upstream.
- – Circa il 75% della produzione di Neptune energy arriva da gas naturale in regioni in cui Eni è già presente e potrebbe mostrare sinergie produttive e
distributive per l`Italia/l`Europa. - – L`equilibrio di bilancio di ENI resterebbe solido.
- – L`acquisizione di Neptune energy andrebbe contro la tendenza dell`industria. “Da quando hanno fissato gli obiettivi di decarbonizzazione, le major oil
europee sono state più propense a vendere asset upstream tradizionali piuttosto che ad acquistarli”, spiegano da Equita. - – Infine, se i valori circolati dell’operazione venissero confermati i valori indicati per l`acquisizione, i multipli risulterebbero attraenti.
Il punto tecnico su Eni
(a cura di Giulio Visigalli, analista dell’ufficio studi di Borse.it)
A Piazza Affari prosegue la fase di debolezza per Eni che nelle ultime tre sedute ha perso il 3,2%, passando da 13,3 euro a 12,8 euro da azione. In particolare, il titolo non è riuscito a rompere al rialzo il livello di resistenza in area 13,2 euro, livello da cui transitano anche le principali medie mobili a 50 e 200 periodi. Ecco che proprio il mancato breakout di questo livello ha riproiettato le quotazioni verso il livello attuale e in caso di proseguimento della debolezza di breve periodo la prossima area di supporto è a quota 12,7 euro. In tal senso, ecco che proprio il cedimento anche di quest’ultima area supportiva potrebbe innescare un ulteriore calo di prezzo con target verso la successiva area supportiva a quota psicologica dei 12 euro. La tendenza è negativa con i prezzi che, come dicevamo, si trovano sotto le medie mobili principali e da inizio anno il titolo ha perso quasi il 4% (-11% rispetto i prezzi di un anno fa). Nonostante tutto, l‘indicatore di direzione Parabolic Sar si trova ancora in direzione long (pallini al di sotto dei prezzi), con il più reattivo oscillatore di momentum che non fornisce segnali di rilievo trovandosi al momento ancora in area neutra a quota 44.