Fed al bivio dopo il job report Usa
Il rapporto diffuso venerdì dal Dipartimento del Lavoro statunitense ha evidenziato un quadro in chiaroscuro. Da un lato, le nuove assunzioni hanno ampiamente superato le attese, dall’altro emergono parziali segnali di rallentamento del mercato del lavoro. Uno scenario che la Fed valuterà attentamente in vista della riunione del 13-14 giugno, per decidere se alzare i tassi o sospendere momentaneamente il ciclo restrittivo. Ecco tutte le indicazioni del job report.
Non farm payrolls sopra le attese, disoccupazione in rialzo
Il job report di maggio mostra un forte incremento dei non farm payrolls: i nuovi impieghi sono pari a 339 migliaia, rispetto alle 195 migliaia mediamente previste dagli analisti e ai 294 mila posti di lavoro creati ad aprile. Quest’ultimo dato è stato rivisto al rialzo, dai 253 mila inizialmente comunicati.
Il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente dai minimi di aprile, attestandosi al 3,7% a maggio, rispetto al 3,4% del mese precedente e al 3,5% atteso dagli esperti.
Per quanto riguarda la variazione dei salari medi orari, su base mensile emerge una crescita dello 0,3%, in linea con il consensus (+0,4% ad aprile, rivisto da +0,5%), mentre su base tendenziale si rileva un marginale rallentamento, dal +4,4% al +4,3% (minimo da metà 2021), a fronte di una lettura prevista stabile.
Cosa emerge dal job report
Il rapporto di maggio offre segnali contrastanti. Le nuove assunzioni sono state superiori alle attese per il quattordicesimo mese consecutivo, schivando la diminuzione prevista dagli analisti. Inoltre, l’ennesimo aumento delle buste paga a maggio è accompagnato dalle revisioni al rialzo dei conteggi relativi ai due mesi precedenti, complessivamente superiori a 90.000 unità.
Al tempo stesso, però, il tasso di disoccupazione ha registrato il maggior incremento mensile dal 2020 e i salari hanno riportato una crescita modesta, in lieve calo su base annua, allentando quindi parzialmente le pressioni inflazionistiche.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro – la quota della popolazione che lavora o cerca lavoro – è rimasto invariato al 62,6%. Per la popolazione di età compresa tra 25 e 54 anni è salito al livello più alto dal 2007, guidato interamente dalla componente femminile.
Infine, la settimana lavorativa media è scesa a 34,3 ore, il minimo da aprile 2020. Un segnale preoccupante per la domanda, poiché i datori di lavoro tendono a ridurre le ore prima di tagliare il personale nelle fasi di indebolimento dell’economia.
Il mercato del lavoro resta solido
Il rapporto risulta dunque di difficile lettura, come evidenzia anche Bill Adams, capo economista di Comerica Bank, secondo cui “questo report fornisce più domande che risposte”. Il modo migliore di interpretare i dati è “incrociarli con gli altri indicatori economici disponibili, che generalmente mostrano l’indebolimento dell’economia nella prima metà del 2023”.
In tal senso, il quadro complessivo sulla domanda di lavoro (comprendendo i dati sulle offerte JOLTS, annunci online e richieste di sussidi di disoccupazione) sembra indicare un mercato del lavoro ancora solido, nonostante un parziale rallentamento rispetto a qualche mese fa.
Cosa farà la Fed nella riunione di giugno
La natura contrastante dell’indagine di maggio potrebbe confermare l’approccio cauto del presidente della Fed, Jerome Powell e di altri funzionari favorevoli ad una pausa momentanea nei rialzi dei tassi di interesse. La sosta consentirebbe di prendere tempo e valutare i nuovi dati in arrivo, con la possibilità di intervenire nuovamente sul costo del denaro a luglio.
Il report di venerdì scorso, peraltro, è stato uno degli ultimi indicatori chiave prima della riunione che prenderà il via il 13 giugno, giorno in cui verranno rilasciati anche i numeri sui prezzi al consumo.
La risposta dei mercati al job report
I mercati hanno reagito positivamente ai dati, con i principali indici di Wall Street in rialzo in scia al job report: Nasdaq a +1,1%, S&P500 a +1,45%, Dow Jones a +2,1% e Russell 2000 a +3,6%.
In lieve aumento le probabilità di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve entro luglio, anche se le scommesse propendono per un ritocco a luglio piuttosto che a giugno.
I futures sui Fed Funds prezzano una stretta a giugno con probabilità intorno al 25%, mentre un aumento entro luglio è ritenuto molto più credibile (78% circa).
La view di PIMCO
Il report sull’occupazione statunitense di maggio ha mostrato, secondo Tiffany Wilding, North American Economist di PIMCO, “una certa solidità delle buste paga rispetto alle attese. Tuttavia, i dettagli del rapporto sono apparsi più contrastanti. Il tasso di disoccupazione è salito al 3,7% con aumenti salariali più moderati. Le ore lavorate in aggregato hanno visto una contrazione, mentre la settimana lavorativa media ha continuato la discesa. Ciò è stato sufficiente a rallentare i redditi aggregati, nonostante l’incremento sul numero di buste paga, che peserà sull’attività di spesa.”
“Il tempismo del rapporto”, prosegue l’analisi di PMICO, “è un po’ scomodo, dopo che il vicepresidente Jefferson ha usato il discorso di mercoledì per segnalare una pausa nella prossima riunione del Fomc. Tuttavia, riteniamo che i dettagli e le altre recenti revisioni dei dati suggeriscano un surriscaldamento minore di quanto temuto in precedenza.”
Per quanto riguarda i prossimi passi della Fed, PIMCO si aspetta che, nella riunione di giugno, la banca centrale “colmi il divario tra l’attività di assunzione, ancora forte, e il rallentamento più generale, proponendo una ‘pausa da falco’, per cui salterebbe il rialzo dei tassi in questa riunione, ma alzerebbe la traiettoria stimata per i tassi di interesse in futuro, lasciando intendere che un altro rialzo potrebbe arrivare a luglio.”