Germania, inflazione in calo. Ora focus su eurozona e Bce
L’inflazione rallenta anche in Germania, in linea con quanto rilevato negli altri principali Paesi europei, alla vigilia del report sui prezzi al consumo della zona euro aggregata. Questo non dovrebbe comunque impedire alla Bce di alzare ancora i tassi, con l’obiettivo di ricondurre il prima possibile l’inflazione verso il target del 2% nel medio termine.
Inflazione al 6,1% in Germania a maggio
I dati odierni sull’inflazione tedesca di maggio hanno evidenziato una flessione su base mensile dello 0,1%, rispetto all’aumento previsto dello 0,2% e al +0,4% registrato ad aprile. Su base annua, l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 6,1%, rallentando il passo dal 7,2% del mese precedente. Gli analisti prevedevano una frenata meno decisa, al 6,5% tendenziale.
L’indice armonizzato, che rende i dati paragonabili a quelli degli altri Paesi dell’eurozona, mostra un calo dello 0,2% rispetto ad aprile (consensus +0,2%, precedente +0,6%) e un rallentamento al 6,3% della crescita annua (da 7,6%, consensus 6,7%).
“I dati odierni segnano la fase successiva di un processo disinflazionistico in graduale ampliamento, poiché il calo dell’inflazione complessiva non è più esclusivamente il risultato di un effetto base, ma anche di un calo effettivo dei prezzi”, affermano gli esperti di ING, sottolineando che l’inflazione complessiva è scesa dal picco invernale dell’8,8% (11,6% di ottobre 2022 per il dato armonizzato).
Prezzi in rallentamento anche negli altri Paesi europei
La moderazione del tasso di inflazione osservato in Germania segue la tendenza riscontrata anche negli altri principali Paesi europei nel mese di maggio. In Francia il dato preliminare ha evidenziato un rallentamento dal 5,9% al 5,1%, con il dato armonizzato in miglioramento dal 6,9% al 6,0%.
In Italia, l’Istat ha rilevato una frenata dall’8,2% al 7,6% per l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi. In questo caso, l’inflazione armonizzata è passata dall’8,7% di aprile al 7,5% a maggio. In Spagna, infine, i prezzi al consumo hanno rallentato la loro crescita tendenziale dal 4,1% al 3,2%, con l’indice armonizzato in calo dal 3,8% al 2,9%, mentre il Cpi core è passato dal 6,6% al 6,1%.
La view di ING sui dati tedeschi
Il calo dell’inflazione headline, secondo ING, potrebbe rafforzare la tesi di chi sostiene che l’aumento dei prezzi sia stato dettato da uno shock transitorio, per quanto lungo, dei prezzi energetici e alimentari, con una successiva trasmissione al resto dell’economia. Resta ora da capire se ci troviamo di fronte all’inizio di un processo disinflazionistico vero e proprio.
Da un lato, “è probabile che i prezzi dell’energia inferiori alle attese a causa del clima invernale caldo riducano l’inflazione complessiva più rapidamente di quanto suggeriscano le recenti previsioni. D’altro canto, è probabile che i recenti accordi salariali e le pressioni sul comparto dei servizi mantengano alta l’inflazione core. Continuiamo a prevedere che quest’anno l’inflazione complessiva tedesca raggiungerà una media di circa il 6%”, affermano gli esperti.
Le attese per il dato di domani sull’inflazione dell’eurozona
Numeri che fanno ben sperare per una marcata discesa dell’indice dei prezzi al consumo anche per quanto riguarda l’aggregato dell’eurozona. Il dato verrà diffuso domani e le previsioni degli analisti indicano un’inflazione headline in calo dal 7,0% al 6,3%.
Più lieve il rallentamento atteso per l’indice core, che esclude le componenti più volatili (prezzi energetici e alimentari). Le stime prevedono un valore del 5,5%, rispetto alla crescita del 5,6% registrata ad aprile.
Come sottolinea ING, bisogna comunque tenere conto del fatto che il quadro generali sui dati dell’inflazione in Germania e in molti altri paesi europei quest’anno risentono di alcuni “interventi” e “interferenze”, “temporanee o permanenti”, da parte dei governi, ad esempio biglietti a prezzi agevolati o altre misure contro il carovita. Tuttavia, “l’inversione degli effetti base negativi dello scorso anno dovuti al pacchetto di aiuti energetici per i mesi estivi dovrebbe automaticamente spingere nuovamente verso l’alto l’inflazione complessiva tra giugno e agosto.” Pertanto, sarà necessario attendere “fino alla fine dell’anno perché l’inflazione complessiva scenda nella fascia del 3%-4%”.
Le prospettive per la prossima riunione della Bce
I dati di questa settimana saranno letti con particolare attenzione dalla Bce, che si riunirà il prossimo 15 giugno.
Se è vero che l’istituto segue con molta attenzione i numeri sui prezzi al consumo, e in particolare l’indice core, è anche vero che i funzionari hanno più volte sottolineato come le decisioni non dipendano da un singolo indicatore ma da una serie di report.
In questo senso, dai dati rilasciati dopo l’ultima riunione della Bce di maggio è emerso che “l’economia dell’Eurozona si è rivelata meno resiliente di quanto previsto qualche settimana fa e gli indicatori di fiducia segnalano nuovamente un indebolimento della dinamica di crescita”, spiega ING.
“Poiché l’inflazione complessiva sta gradualmente diminuendo, aumenta il rischio che qualsiasi ulteriore aumento dei tassi possa rapidamente trasformarsi in un errore politico tra qualche mese”. Tuttavia, “la Bce sembra preferire il rischio di spingere eccessivamente al rialzo con i tassi piuttosto che fermarsi prematuramente.” Motivo per cui ING prevede un altro aumento di 25 punti base nella riunione di giugno.