Banco BPM ancora più francese. UniCredit e Mps? Anche no
Banco BPM, deal con Mps o UniCredit? Castagna dice no a M&A
Una fusione, per Banco BPM, non occupa sicuramente il primo posto nella lista delle priorità. Semmai, il contrario.
Le priorità sono altre, diametralmente opposte: in primis quella di continuare a “crescere autonomamente”, e, anche, di attuare una revisione del piano industriale, visto che la banca sta già battendo i target finanziari. Così il ceo di Piazza Meda Giuseppe Castagna, che oggi è stato riconfermato numero uno del gruppo.
Bilancio di esercizio 2022 approvato, ok anche al nuovo cda di Banco BPM: oggi, dall’assemblea degli azionisti della banca italiana, è arrivato il semaforo verde, con più del 96% dei voti favorevoli, al bilancio di esercizio al 31 dicembre 2022 di Banco BPM. Bilancio che ha messo in evidenza un utile netto consolidato di €703 milioni.
Autorizzata inoltre la proposta di un dividendo di 0,23 euro per azione: anche qui il sì è stato incassato da più del 96% dei voti favorevoli.
L’assemblea dei soci ha dato la sua benedizione anche agli altri punti all’ordine del giorno sottoposti a votazione.
Banco BPM: francesi Crédit Agricole rafforzano la loro presenza
Va detto che, nella giornata di oggi, è emersa un’importante novità: la presenza rafforzata, nel capitale di Banco BPM, dei francesi di Crédit Agricole.
La banca prima azionista del gruppo è salita infatti dal 9,18% al 9,904% del capitale di Piazza Meda.
Il secondo azionista di Banco BPM si è confermato Capital Research and Management Company, con una partecipazione pari al 4,988%, prima di Davide Leone and Partners Investment Company, che detiene il 4,697% e di Norges Bank, che ha in mano una quota del 3,317%.
Banco BPM, il ceo Castagna si prende la rivincita sul mercato
L’attenzione dei mercati si è focalizzata, in un momento in cui si sono rinfocolate le scommesse su un matrimonio tra UniCredit e Banco BPM, sulle parole rilasciate dai vertici, in particolare dall’amministratore delegato Giuseppe Castagna e dal presidente Massimo Tononi.
“Una delle nostre priorità più importanti per i prossimi mesi sarà l’aggiornamento del nostro piano industriale su base stand-alone che, sono sicuro, riuscirà a tendere verso il miglioramento dei target recentemente annunciati”, ha detto il ceo Giuseppe Castagna, prendendosi la rivincita nei confronti di un mercato che inizialmente, verso il piano industriale 2021-2024 di Banco BPM, non aveva nascosto un certo scetticismo.
Il piano, ha ricordato infatti Castagna nel suo intervento prima della votazione dell’assemblea dei soci, “era stato accolto dai mercati come difficile e ambizioso”.
E invece, la verità è che lo “stiamo già nella sostanza ampiamente battendo, grazie alla nostra crescente forza commerciale, alla sempre più efficace disciplina sui costi, alla difesa e ulteriore valorizzazione della qualità degli attivi, all’indubbia solidità del bilancio e del patrimonio”, ha continuato l’AD.
Tanto che, visto che il “nuovo contesto macroeconomico e finanziario delinea un quadro molto diverso” rispetto a quello che avrebbe potuto essere previsto al momento della presentazione del piano, “già a febbraio, in sede di pubblicazione dei risultati 2022, abbiamo alzato il livello di ambizione, prefiggendoci per il 2023 e il 2024 obiettivi in termini di utile per azione pari rispettivamente a oltre 60 centesimi e a circa 75 centesimi – laddove il piano si fermava nei due anni a circa 49 e 69 centesimi – e prefigurando un’ulteriore crescita di 15 centesimi per il 2025, a parità di scenario”.
Castagna: per gli azionisti soddisfazioni anche superiori
E il futuro di Banco BPM potrebbe sorprendere ancora in positivo.
“Oggi – ha sottolineato Giuseppe Castagna – dopo solo due mesi in cui abbiamo continuato a confermare e consolidare i nostri progressi, sono ancora più convinto: non solo ritengo i nuovi livelli di ambizione ampiamente raggiungibili, ma sono sicuro che la banca abbia tutto il potenziale per dare ai suoi stakeholder soddisfazioni anche superiori in termini di performance e di relativa remunerazione degli azionisti”.
Tra l’altro è stato lo stesso bilancio di esercizio a mettere in luce “il solido track record di Banco Bpm”.
I “risultati – ha tenuto a precisare il ceo – hanno oltrepassato in tutte le voci chiave le previsioni indicate per l’esercizio”: l’utile netto dell’istituto è salito del 23,5% a 703 milioni di euro, fattore che ha consentito a Banco BPM di proporre agli azionisti “la distribuzione di un dividendo di 23 centesimi per azione corrispondente a un dividend payout ratio del 50%”.
Tutto ciò dimostra “quanto la nostra banca sia una realtà solida, pronta a crescere autonomamente, con le necessarie risorse materiali e manageriali per affrontare le sfide e le incertezze che si dovessero presentare”.
“Autonomamente”, dunque in versione, per l’appunto, stand-alone.
Tononi: “valore titolo triplicato in tre anni”
Stessa fiducia nelle potenzialità di Banco BPM di battere i target del piano è stata manifestata da Massimo Tononi, che ha ricordato le sfide che il gruppo si è trovato a fronteggiare in questi ultimi anni: “situazioni imprevedibili e complesse” che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni, a partire dalla pandemia Covid-19 alla guerra in Ucraina, per finire con la “debacle di grandi banche internazionali”.
Nonostante questo, i risultati raggiunti da Banco Bpm negli ultimi tre anni, ha fatto notare il presidente Tononi, “sono motivo di orgoglio poiché, come illustrerà meglio il nostro amministratore delegato (Giuseppe Castagna), hanno evidenziato un importante trend di miglioramento che anche il mercato ha riconosciuto”.
La prova? E’ il trend del titolo stesso, ha detto Tononi:
“Lo dimostra la crescita del valore dell’azione che è triplicato da aprile 2020 a oggi”.
Altro che M&A con UniCredit, tanto meno MPS
Forte della sua solidità, al momento Banco BPM non ha affatto intenzione di pensare a un eventuale matrimonio, o, in termini finanziari, a una operazione di M&A (merger and acquisitions, fusioni e/o acquisizioni).
A dispetto dell’ipotesi tornata a circolare sui mercati delle nozze tra UniCredit e Banco BPM, il ceo Castagna ha parlato chiaramente di una strategia stand-alone.
Le sue parole hanno fatto rientrare le scommesse di chi già pregustava un risiko bancario, con UniCredit e Banco BPM protagoniste.
Tra lo stesso Fabrizio Palenzona, ex vicepresidente di UniCredit, in occasione della sua nomina a presidente della Fondazione CRT , aveva rinvigorito le speculazioni su un M&A tra le due banche italiane.
“L’idea di Profumo (Alessandro Profumo, al momento ceo di Leonardo e in passato numero uno di UniCredit) era quella di rafforzare UniCredit in Lombardia, dove la banca faceva fronte a un gap, rispetto alle sue rivali. Venti anni più tardi, quel gap è ancora lì, il che significa che il valore strategico del deal permane”, ha detto Palenzona in una intervista rilasciata a La Repubblica.
L’agenzia Reuters ha ricordato a tal proposito che, nato dalla fusione tra BPM e l’ex banca di Verona Banco Popolare, Banco BPM controlla il 12% del mercato bancario della Lombardia, il doppio rispetto alla quota di UniCredit.
Va precisato comunque che lo stesso Palenzona ha puntualizzato che “detto questo conosco bene sia Andrea Orcel che Giuseppe Castagna, che sono due manager bravissimi e tocca a loro decidere le strategie di UniCredit e Bpm, non certo all’azionista”.
Vale la pena ricordare che la fondazione CRT detiene una quota dell’1,9% in UniCredit e un’altra dell’1,8% nel capitale di Banco BPM.
Certo, neanche UniCredit scalpita per una fusione con Banco BPM, come ha ribadito il suo numero uno Andrea Orcel che, da quando è al comando di Piazza Gae Aulenti, ha sempre tenuto a precisare che il perseguimento di una operazione di M&A con un’altra banca non è certo la sua priorità.
E ieri, nel suo intervento alla conferenza Bloomberg New Economy Gateway Europe, che si sta tenendo in Irlanda, vicino Dublino, il banchiere ha parlato piuttosto delle difficoltà di riuscire a concludere una fusione tranfrontaliera, a causa della frammentazione che continua a caratterizzare l’Unione europea, che di un ipotetico desiderio di convolare a nozze con una banca italiana.
E ieri, nel suo intervento alla conferenza Bloomberg New Economy Gateway Europe, che si sta tenendo in Irlanda, vicino Dublino, il banchiere ha parlato piuttosto delle difficoltà di riuscire a concludere una fusione tranfrontaliera, a causa della frammentazione che continua a caratterizzare l’Unione europea, che di un ipotetico desiderio di convolare a nozze con una banca italiana.
Ma se il no all’M&A da parte di Banco BPM avrà lasciato indifferente UniCredit, molto probabilmente non sarà piaciuto a Mps, che oggi in Borsa si conferma tra i titoli peggiori del Ftse Mib.
Nelle risposte alle domande degli azionisti riportate qualche giorno fa, in vista dell’assemblea prevista per il 20 aprile, la banca senese si diceva pronta a esplorare tutte le opzioni dfi M&A:
Monte dei Paschi “presenta una patrimonializzazione tra le più alte del sistema e, grazie alla riduzione dei costi di struttura ed al rafforzamento dell’organizzazione commerciale, è avviata verso il raggiungimento dell’obiettivo previsto dal Piano, di generare oltre 700 milioni di euro di utili nel 2024″, recita una delle risposte dell’istituto.
“Tale premessa – continuava la banca – consentirà a MPS di guardare a tutte le opportunità che si dovessero presentare in chiave di consolidamento del settore bancario italiano”.
Peccato che il risiko bancario sia presente per ora più nei mercati che nei piani dei banchieri che gestiscono gli istituti di credito più importanti in Italia.