Minibond: 2022 da incorniciare per l’Italia. Numeri record
L’Italia va controcorrente e a dispetto del mercato mondiale quello tricolore dei minibond corre veloce.
Mentre i fondi di private capital a livello mondiale ed europeo hanno visto un calo della raccolta, nel nostro Paese i collocamenti di titoli di debito per importi inferiori a 50 milioni di euro hanno prosperato, nonostante le tensioni geopolitiche e l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse.
Lo scorso anno si è registrato un nuovo record con 1,65 miliardi da 268 emissioni. Così emerge dall‘Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano.
Dall’analisi è emerso che sono state 190, sulle 254 emittenti del 2022 – in netta crescita rispetto alle 200 del 2021 – le imprese italiane non finanziarie che per la prima volta hanno raccolto capitale attraverso i minibond, facendo salire il totale a 1.016 società e a 1.461 le emissioni nel periodo compreso tra il 2013 e dicembre 2022, per un valore nominale complessivo di 8,61 miliardi, di cui 3,56 miliardi dalle sole PMI.
Il 2022 ha contribuito, come detto, con 1,65 miliardi.
Minibond: i dati dell’Osservatorio
In merito al settore di attività, il comparto manifatturiero è sempre in testa (34,6% del campione 2022), mentre si osserva un balzo delle costruzioni (16,5%).
Dal punto di vista geografico, la Lombardia è ancora prima per numero di emittenti (63), seguita da Veneto (50), Piemonte (28), Emilia-Romagna (24), Campania (19), Lazio (16), Toscana (12), Puglia (7).
Per quanto riguarda gli investitori che hanno sottoscritto i minibond, il 2022 ha confermato l’importante ruolo delle banche italiane (33% dei volumi) anche se in calo rispetto al 2021, seguite dai fondi di private debt (24%).
Fondi stranieri e banche estere contribuiscono con il 17%, in crescita sull’anno precedente. Guadagna ulteriore visibilità la Cassa Depositi e Prestiti (14%).
Pe quanto riguarda i minibond ESG, emessi per finanziare progetti con impatto positivo sugli indicatori di sostenibilità, praticamente inesistenti fino al 2018, dopo i 23 nel 2021, nel 2022 ne sono stati collocati ben 60 (di cui 29 green minibond e 31 sustainability-linked minibond), per un controvalore di 304,95 milioni di euro, una quota di mercato pari al 18,5% della raccolta annuale.
Solo una piccola parte dei titoli è stata quotata su un mercato borsistico; nel 2022 tale percentuale è scesa al minimo del 5% (il 4% su ExtraMOT PRO3 e l’1% su un listino estero).
“Sicuramente un ruolo importante nel 2022 è stato giocato dalle diverse iniziative di basket bond lanciate, tra gli altri, da Cassa Depositi e Prestiti, in cooperazione con alcune banche”, spiega Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservatorio, osservando che si tratta perlopiù di progetti che hanno contribuito a “ridurre il costo del capitale per le imprese” ed a “sostenere l’offerta di capitale di investitori che solitamente considerano poco ‘appealing’ prestare denaro alle PMI”.+
Tra i fattori che, secondo Giudici, hanno condizionato probabilmente il successo del collocamento dei minibond anche l’aumento dei tassi di interesse – che tra l’altro sarebbe destinato a continuare–, che potrebbe aver convinto alcune imprese a “diversificare le fonti di finanziamento”, in vista di “possibili restrizioni future nella disponibilità di credito (o nel suo costo)”.